La folla, i folli e Pilato le mani si lavò.
«Cos’è questo chiasso?! Altomare, alla lavagna!»
«Ma… prof…»
«Niente ma!»
«Se non hai studiato peggio per te, sarà un bel due per la felicità della tua media! Oggi mi parlerai di Shakespearee delle sue opere.»
«Quali?»
«A tuo piacere!»
«William Shakespeare nacque a Stratford-upon-Avon in aprile, nel 1564 e morì a Stratford-upon-Avon il 23 aprile 1616 è stato un drammaturgo e poeta inglese, considerato come il più importante scrittore in lingua inglese e generalmente ritenuto il più eminente drammaturgo della cultura occidentale…»
«Si, bene, bene, ma dimmi delle sue opere, quali sono le frasi che ti hanno colpito maggiormente e quali, tra queste ritieni contemporanee, adattabili alla nostra situazione sociale attuale?»
«Beh, sicuramente Enrico V.»
«E quale frase per l’esattezza?»
«In tempo di pace nulla si adatta meglio alluomo che un contegno umile e dimesso. Ma quando lo squillo della battaglia risuona allorecchio si prenda a modello il contegno della tigre. Fate appello al vostro sangue freddo, mutate la benevolenza in
furore, sbarrate locchio, che incuta spavento.»
«Come mai dici che questa frase è adatta alla nostra attuale situazione sociale?»
«Perché nonostante tutto, stiamo vivendo un tempo di pace, risvegliato da pseudo leader, spacciatori d’illusioni, urlatori di false realtà.»
«Cos’è per te un leader? E soprattutto, chi è per te un buon leader?»
«Per me un leader è una persona che non ha bisogno di urlare alle folle, ma folle è il suo grande coraggio.»
«Ne conosci qualcuno?»
«Mio padre, i genitori dei miei compagni qui presenti, loro sì che hanno coraggio.»
«Perché? Cosa li distingue dai nostri leader politici?»
«Svegliarsi tutti i giorni con il coraggio di vivere una vita normale. Ogni individuo è speciale in quanto persona pensante, purtroppo ahimè, quasi sempre facilmente plagiabile. Sicuramente non ci sarebbero leader e generali senza un popolo pronto a belare.»
«E delle guerre cosa mi dici?»
«Non date ascolto a chi dietro la parola pace è pronto a trafiggere con lama ardente, le guerre dovrebbero combatterle i coglioni che ne danno origine…»
Non appena un certo numero di esseri viventi sono riuniti, si tratti d’un branco di animali o di una folla d’uomini, si mettono istintivamente sotto l’autorità di un capo, cioè di una guida. Nelle folle umane, il caporione ha una parte notevole. La sua volontà è il nodo intorno a cui si formano e si identificano le opinioni. La folla è un gregge che non potrebbe far a meno di un padrone. Il condottiero quasi sempre è stato prima un fanatico ipnotizzato dall’idea di cui in seguito s’é fatto apostolo. Quest’idea ha talmente invaso che tutto sparisce all’infuori di essa e tutte le opinioni contrarie gli sembrano errori e superstizioni. Così Robespierre, ipnotizzato dalle sue chimere che idee, che adoperò i procedimenti dell’Inquisizione per propagarle.
Mi ha sempre fatto paura Gustave Le Bon nel suo grande lavoro ‘Psicologia delle folle’, un testo che andrebbe studiato nelle scuole e che invece risulta ai più sconosciuto. Nelle folle, le idee, i sentimenti, le emozioni, le credenze possiedono un potere contagioso, intenso quanto quello dei microbi. Questo fenomeno si osserva negli stessi animali non appena essi costituiscano una folla. Il tic di un cavallo in una scuderia è in breve tempo imitato dagli altri cavalli della medesima scuderia. Una paura, un movimento disordinato di qualche pecora, si propagano in breve a tutto il gregge. Il contagio delle emozioni spiega la subitaneità del panico. I disordini cerebrali, come la pazzia, si propagano anche per contagio.
Confesso di temere molto le folle, perché le avverto come una massa senza limiti, senza un orizzonte, libera di esplodere, di implodere, di affondare e di…distruggere! Davanti ad un gregge inferocito, non c’è forza che possa bloccarlo. Ma più che le folle, a far paura è sempre il ‘condottiero’: di solito è sempre un folle, un esaltato!
I trascinatori di folle, il più delle volte, non sono intellettuali, ma uomini d’azione. Sono poco chiaroveggenti e non potrebbero esserlo, poiché la chiaroveggenza porta generalmente al dubbio e all’inazione, appartengono specialmente ai nevrotici, agli eccitati, ai semi-alienati che rasentano la pazzia: Per quanto assurda sia l’idea che difendono o lo scopo che vogliono raggiungere, tutti i ragionamenti si smussano contro la loro convinzione; Il disprezzo e le persecuzioni non fanno che eccitarli maggiormente.
Tutto é sacrificato, interesse personale e famiglia. Perfino l’istinto di conservazione viene distrutto in essi, a tal punto che, spesso, la sola ricompensa che essi ambiscono é il martirio. L’intensità della fede dà alle loro parole un grande potere suggestivo. La moltitudine ascolta sempre l’uomo dotato di volontà forte. Gli individui riuniti in folla, perdendo ogni volontà, si volgono istintivamente verso chi ne possiede una.
Diventato un grand’uomo, Napoleone con il suo prestigio, si accrebbe di tutta la sua gloria e uguagliò quello che ha una divinità sui suoi devoti. Nel 1815, il generale Vandamme, un triviale rivoluzionario anche più brutale e più energico di Augereau, un giorno che salivano assieme lo scalone delle Tuileries, diceva di lui al Maresciallo d’Ornano, « Caro mio, questo diavolo d’uomo esercita su di me un fascino di cui non posso rendermi conto. Io che non temo né dio né il diavolo, quando lo avvicino, son lì lì per tremare come un fanciullo: per lui passerei per la cruna di un ago e mi getterei nel fuoco.».
Napoleone esercitò lo stesso fascino su tutti quelli che lo avvicinarono. La folla è sempre dominata dall’incosciente. Scomparsa della vita cerebrale e predominio della vita nervosa. Abbassamento dell’intelligenza e trasformazione completa dei sentimenti. I sentimenti trasformati possono essere migliori o peggiori di quelli degli individui di cui la folla è composta. La folla è facilmente eroica quanto criminale. Quando leggo Le Bon, penso al comunismo, al nazismo, al fascismo… Alle tante tragedie nascoste, alle grandi guerre e alle follie dei dittatori che divennero perfino cannibali. E di tutti coloro che ancora in epoca moderna, armano le mani di povera gente, convinta che perfino il vicino di casa, il proprio fratello, sia un nemico. Un pericoloso nemico da abbattere.
Quando leggo Le Bon, mi viene da pensare alle greggi che si formano ancora oggi nel mondo! Nel nostro mondo.
Franco Laratta
Luca Altomare