La Finanziaria di Tremonti e le gravi ricadute per il Sud
Sono ormai sei anni consecutivi che il Mezzogiorno cresce meno del resto del Paese: lo scorso anno, il 2007, il PIL del sud è stato un punto percentuale in meno rispetto al centro-nord; il tasso di disoccupazione reale ha sfiorato nel sud il 30% (il 7% nel Centro-Nord), mentre loccupazione è completamente ferma nelle regioni meridionali.
Per quanto riguarda il corrente anno, il Rapporto Svimez fotografa un sud dall economia bloccata e con una società sempre più povera. Alcuni dati assumono contorni drammatici: oltre la metà delle famiglie monoreddito (51,6%) risulta esposto al rischio povertà (è il 28,6% nel Centro-Nord); nel Sud il 18% delle famiglie percepisce meno di 1.000 euro al mese (sono il 7% nel Centro-Nord); un ulteriore 20% circa guadagna tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese. In Calabria, se possibile, questi dati sono ancora più negativi?
E del tutto evidente che con questi redditi è praticamente impossibile mantenere una famiglia, soprattutto se si tiene ovviamente conto del fatto che le famiglie meridionali siano più numerose e, quindi, con più familiari a carico.
LA drammaticità della situazione delle famiglie del sud emerge chiaramente dalle rilevazioni sui consumi della popolazione: il 10% delle famiglie del Mezzogiorno non può permettersi un pasto adeguato almeno tre volte alla settimana. Il 21% delle famiglie del Mezzogiorno non riesce a riscaldare adeguatamente labitazione, (nel resto dItalia 5%. Nel Mezzogiorno, il 19,3% delle famiglie ha problemi perfino per lacquisto di medicinali , mentre circa il 30% delle famiglie dichiara di non poter acquistare i vestiti che necessitano. Anche in questo caso la situazione calabrese è ancora più grave delle altre del Sud!
Le previsioni ci dicono che i meridionali, davanti ad una crisi così grave, reagiscono difendendosi come possono: meno figli, maggiore emigrazione verso il nord e il resto dEuropa, pochissime spese importanti, gravi sacrifici per la crescita e lo sviluppo delle singole famiglie e dellintera società meridionale, costretta a privarsi di tante cose.
Tutto questo accentua il declino dellarea e al tempo stesso riducono le potenzialità di sviluppo del Mezzogiorno per i prossimi anni.
In un contesto europeo che riduce le disparità, spicca la mancata convergenza del Sud rispetto alle aree più sviluppate del Paese ma anche rispetto alle altre aree deboli dEuropa.
Il sud inoltre cresce molto meno delle zone deboli degli altri Paesi europei. Anche di quelli meno sviluppato rispetto allItalia:
Il DL 112 e
Davanti ad un quadro così nero, cosa fa il Governo nazionale per le regioni del Sud?La strategia del Governo per le aree sottoutilizzate emerge con evidenza sin dal Documento di Programmazione Economico-Finanziaria che
I tagli alla spesa per lo sviluppo e per gli investimenti
Gran parte della manovra realizzata con il DL 112 trova copertura nel taglio delle spese, in misura pari a tre quarti del totale.
Saveria Sechi ha elaborato una serie di dati interessanti che ci aiutano a capire limpatto sul Mezzogiorno di tali misure. Basta a questo proposito considerare che il Ministero dello Sviluppo Economico subisce una decurtazione delle risorse per complessivi 8.699 milioni di euro nel triennio. L89% del taglio è a carico della missione Sviluppo e riequilibrio territoriale che dispone le risorse per linfrastrutturazione del Mezzogiorno, per le politiche destinate al sostegno dei sistemi produttivi delle aree meridionali e per quelle finalizzate al miglioramento delle strutture istituzionali del mezzogiorno: in totale, il sud subisce un taglio di oltre 7.742 milioni di euro!
La vicenda della copertura del taglio dellIci è emblematica e ha fatto breccia nella distratta opinione pubblica italiana: il sud ha pagato buone parte del taglio Ici con il furto delle risorse che il precedente governo aveva destinano a strade ed autostrade di Sicilia e Calabria.
Si consolida, così, sempre più il divario tra le due aree del Paese in termini di confronto infrastrutturale: secondo i dati di Saveria Sechi, lo stato di avanzamento del Programma della Legge Obiettivo, quale risulta dalle delibere Cipe, segnala che gran parte degli impegni finanziari riguarda opere localizzate nel Nord (il 61%, per un ammontare di 54 miliardi e 821 milioni); il valore della spesa per le altre due aree del Paese risulta, invece, al di sotto dei 18 miliardi (il 19,4% per il Mezzogiorno e il 18,3% per il Centro).
La scelta di tagliare le risorse per infrastrutture del mezzogiorno (già pesantemente decurtate con il decreto ICI, per circa 1,4 miliardi di euro) ha implicazioni rilevanti sulle politiche di sviluppo della macroarea meridionale e dellintero Paese .
Come rileva opportunamente
I tagli alla scuola
Tra i numerosi tagli di spesa del DL 112, approvato in questi giorni in via definitiva dalla Camera, alcuni avranno ricadute molto pesanti per le regioni del Mezzogiorno. Tra questi appare di particolare rilievo quello che colpisce la scuola.
E stato avviato con il decreto 112 un piano draconiano di taglio di cattedre e di personale tecnico nella scuola che porterà ad una decurtazione di 87.245 insegnanti e di 42.500 unità di personale tecnico. Nellintento dichiarato di elevare il rapporto alunni/docenti e di conseguire un risparmio, a regime, di 3,189 miliardi di euro.
La stretta sulla scuola, manco a dirlo, colpirà in misura più elevata proprio il mezzogiorno: tra le dieci province che subiranno i tagli maggiori, sette sono nel Mezzogiorno.
Drammatica la situazione delle Università. Tra le più colpite dai tagli quelle meridionali, e tra queste lUnical che pure è tra le università più quotate del Paese.
Il DL
Larticolo 6-quater dispone la revoca delle risorse attribuite ai Ministeri dal CIPE per il periodo 2000-2006, con le delibere adottate fino al 31 dicembre 2006.
Un altro articolo del decreto 112 (il 6-sexies) interviene sempre sullimpianto programmatico del Quadro strategico nazionale 2007-2013 per autorizzare
Scopo della ricognizione sembra essere lindividuazione delle risorse non ancora impegnate per destinarle, con priorità, ad interventi di potenziamento della rete infrastrutturale nazionale e regionale.
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Dopo una valanga incontrollata di tagli, il Governo ha disposto listituzione di Banca del Mezzogiorno S.p.A. che dovrebbe assicurare nelle regioni meridionali la presenza di un istituto bancario in grado di sostenere lo sviluppo economico del mezzogiorno e di favorirne la crescita.
Ora, di fronte ad un mare di problemi nel campo del credito, del costo del denaro e dello stesso accesso al credito nel sud Italia , la risposta adeguata non è certamente la costituzione, per legge, di una banca di emanazione pubblica, che rischia di non vedere mai la luce (come il Ponte sullo Stretto), o di trasformarsi rapidamente nellennesimo carrozzone, simile a quelli che negli anni 80 hanno macinato perdite paurose, per una gestione sbagliata, se non clientelare, del credito nel sud Italia. Necessitava al sud, semmai, lapertura dei mercati finanziari del mezzogiorno al vento della concorrenza degli operatori esteri, che metterebbe fuori gioco proprio gli operatori meno efficienti.
Per favorire luniformazione dei tassi d’interesse praticati dalle aziende di credito al nord e al sud del paese, un significativo contributo può arrivare dalla progressiva evoluzione del sistema dei Consorzi di Garanzia Collettiva Fidi (Confidi), sostenendo la trasformazione di tali strutture in intermediari finanziari veri e propri con requisiti dimensionali e patrimoniali adeguati.
Franco Laratta