La disabilità, il coraggio, la poesia in Rosario Rito
“Esistono solo due termini che possono definire in modo chiaro questa “condizione” dell’essere umano: ‘Handicappato’ e ‘Incosciente del proprio sé’. Ma il peggior handicap risiede nell’incoscienza di Sé”
Rosario Rito, ha 63 anni ed è di Vibo Valentia. La disabilità piega il corpo di una persona, ma non impedisce alla mente, ai pensieri, di essere liberi, come se vivessero al di fuori di un corpo. Rosario è un uomo coraggioso, forte, dotato di un notevole senso dell’ironia grazie al quale affronta e racconta la sua vita. La solitudine, le amarezze, il buio che spesso prova ad avanzare e sopraffare la sua gioia, non fermano la voglia di vivere di Rosario. “Io sono entrato in istituto all’età di sei anni e sono rientrato per sempre a casa a venti. Io incominciai a capire e toccare con mano la mia diversità proprio nel restare a casa. Crescere in istituti con bambini o ragazzi come te, non ti dà l’idea di come ti considera la società. Non voglio dire che non sentivamo di essere chiamati ammalati o handicappati in istituto, ma per renderti conto della considerazione nella società hai bisogno del sapere, dell’esperienza”.
Quello che Rosario dice è sempre molto profondo, di grande valore: “Se riflettessimo per un attimo sul perché siamo nati, viviamo e su quali possano essere i veri motivi del nostro sentirci soli e insoddisfatti, forse ci renderemmo conto che tutto questo è scaturito da come ci accettiamo, o più grossolanamente, da come ci accettano gli altri”
Nel pensiero di Rosario, autore di diversi libri, per ognuno di noi vi è un Progetto, un’ Associazione e un Fine: “Il Progetto fa parte dell’amore dal quale siamo nati, tramite i nostri genitori, l’Associazione è la Convivenza con gli altri, il Fine è il valore che noi abbiamo sia per noi stessi sia per gli altri.
La vita dell’uomo è basata su queste tre essenziali verità, e non è vero che il prossimo sussistere sia in corrispondenza alle proprie capacità e forze emotive”.
Per Rosario: “L’uomo che cammina con le proprie gambe non è come colui che si muove in carrozzella, ma entrambi sono simili in quel Cammin di vita nel quale, tramite il sentimento, sanno riconoscere d’essere vivi e virtuali per coloro che li circondano”.
Conclude Rosario: “ Educarsi alla Disabilità non è altro che accogliere l’uomo per ciò che è e non per ciò che rappresenta, poiché anch’egli può rischiare di appassire come un fiore, se la propria sete di vita, che rappresenta la voglia d’amare e dell’essere amato, non è placata, e se il fiore deve aspettare la primavera per fiorire e la pioggia dal cielo per non appassire, l’uomo deve attendere l’accettazione e l’amore del prossimo, per poter rinascere da quel suo soffrire, che non si basa solo sulla sua realtà fisica o emotiva, ma anche sulla necessità di sentirsi libero di apparire e rappresentarsi esclusivamente come un semplice se stesso”.
Rosario Rito, poeta e scrittore, ha pubblicato dal 1981 ad oggi le raccolte di sue poesie: “Fratelli, “Momenti”, la commedia “Sete di uguaglianza”, “Ciao Amico”.
Per Pellegrini editore ha scritto “Educarsi alla Disabilità”, “Gesù il pescatore”.
L’ultimo suo lavoro è: “Labirinti” nel quale si trovano momenti della sua vita dura e intensa.