La devastante corruzione che affonda la Calabria! La dinastia dei Gentile e la vicenda Scopelliti!
Il sen. Antonio Gentile, sottosegretario di Stato per sette giorni, sta pagando duramente la vicenda della devastante censura che ha impedito l’uscita di un numero del quotidiano calabrese L’Ora della Calabria. Era proprio il numero che conteneva la notizia di un coinvolgimento di suo figlio Andrea, in una indagine che riguarda la gestione dell’ Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, storico possedimento della famiglia Gentile che negli anni ne ha fatto una riserva di caccia, di clientela e di voti.
Il fatto ha avuto un grande risalto nazionale. La grande stampa ha chiamato in causa il presidente del consiglio affinchè revocasse la freschissima nomina del sen. Gentile a sottosegretario di Stato alle Infrastrutture. Gentile ha resistito per giorni. Nel frattempo è venuta alla luce la storia trentennale della famiglia Gentile, un casato che ha messo mano su quasi tutte le istituzioni calabresi, dalla Regione, ai comuni, alle Asp, al sindacato, fino ad interessi diretti o indiretti in molti settori.
La vicenda Gentile ha trascinato con sé anche la storia dello stampatore De Rose, che avrebbe fermato (lui dice che si siano rotte!) le rotative che dovevano stampare, come tutte le notti, L’Ora della Calabria. Impedendo l’uscita proprio di quel numero che riportava in prima pagina quella notizia assai imbarazzante per il sen. Gentile, mentre stava per essere nominato sottosegretario.
E così esce fuori che Fincalabra aveva assoldato sempre lo stesso figlio del sen. Gentile, affidandogli nel 2011, un incarico che gli avrebbe fruttato 50mila euro tonde tonde!!
La stessa Fincalabra, presieduta dallo stampatore Umberto De Rose, che non riesce a utilizzare i 170 milioni di euro destinatei al credito e alla innovazione delle imprese e ai giovani disoccupati calabresi. Ma è puntualissima nell’ assegnare una ricca consulenza , senza alcun bando pubblico, ad Andrea Gentile per redigere un codice comportamentale.
Ed è venuto anche fuori come la famiglia Gentile sembra essere di casa nella Fincalabra di De Rose. Dellincarico da 52mila euro in due anni, conferito ad un altro membro della famiglia, Lory Gentile, già si sapeva. E così nel 2011 lavvocato Andrea Gentile, fratello di Lory, aveva ottenuto 50mila per redigere il modello organizzativo della società in house della Regione. Un incarico assegnato senza alcun bando ad evidenza pubblica, nonostante il codice degli appalti fissi in 40mila euro il tetto massimo di retribuzione per gli incarichi fiduciari.
E ovviamente i riflettori si sono finalmente accesi sull’Asp di Cosenza, Ente già sotto l’attenzione della Procura della Repubblica di Cosenza, dove gli elenchi dei beneficiati è lunghissimo, gli incarichi professionali premiano i bravi, i meno bravi e tanti figli, mogli e fratelli. Oltre ad una gestione del personale degli ospedali e degli uffici, a dir poco scandalosa.
Ma quello che più colpisce, è che oggi tutti facciano gli scandalizzati. Come se nessuno sapesse. Come se non si conoscesse la forza inarrestabile esercitata sulla sanità cosentina dai fratelli Gentile. Le denunce politiche che sono state fatte negli anni, sono cadute rapidamente nel dimenticatoio. Così come alcune coraggiose denunce della stampa. Ad un certo punto è arrivata anche una Commissione di accesso agli atti dell’Asp di Cosenza. Ma si è andati avanti con la più oscura delle regolarità: tutto doveva continuare come se nulla fosse.
Complicità e connivenze? Tante. I silenzi politici, giornalistici e di chi doveva vigilare e intervenire? Lunghissimi.
La storia della corruzione politica in Calabria si perde nella notte dei tempi. Ma negli ultimi 20 anni è divenuta una vera e propria palla al piede per le istituzioni calabresi. Il costo è altissimo i termini di spreco di risorse pubbliche. Ma è ancora più devastante in termini di credibilità, la corruzione di gran parte della classe politica calabrese.
Con pochissime eccezioni.
Nel frattempo il cerchio si stringe attorno al popolarissimo governatore calabrese, Peppe Scopelliti, già pupillo di Fini, poi amatissimo da Berlusconi, ora protetto di Alfano. A lui era destinato un ruolo di primissimo piano nella politica nazionale. Ma i processi a suo carico, sebbene rallentati molto, si fanno pericolosi per lui. Alcune sentenze sono in arrivo. Cinque anni: è la pena che rischia il presidente della Regione Calabria, coinvolto nel processo relativo al “Caso Fallara”, dal nome della dirigente del Settore Finanze di Palazzo San Giorgio, morta suicida alla fine del 2010 a causa dellingestione di acido muriatico. Secondo il pm Sara Ombra: «tutto quello che ha detto Scopelliti in questo processo è falso, lui sapeva quello che stava accadendo ed era consapevole del disastro del buco in bilancio».
Ma alla rischiesta della pena di 5 anni, si aggiunge per Scopelliti anche l’interdizione dai pubblici uffici.
E questo cambierebbe enormemente il corso delle cose!