La crisi della politica; il fallimento dei partiti negli Enti Locali.
Sta accadendo qualcosa nei comuni della Calabria (ma la cosa si ripete in gran parte delle Regioni meridionali). Più specificatamente sta accadendo qualcosa di negativo in molti comuni della nostra provincia; comuni in cui la politica è stata messa in un angolo per far posto alla sbrigativa gestione del potere da parte di gruppi che non avvertono alcun rossore.
Un tempo nei comuni si formavano le classi dirigenti dei partiti; dagli enti locali il passo era obbligato verso la Regione ed il Parlamento nazionale. I migliori uomini politici calabresi si sono formati nei comuni, garantendo a tanti piccoli e grandi centri del cosentino di progredire e di svilupparsi. Don Luigi Nicoletti si formò nelle battaglie politiche dei primi decenni del secolo scorso a San Giovanni in Fiore nel primo Partito Popolare Italiano. Venne poi eletto consigliere provinciale, nominato assessore, quindi segretario provinciale della Dc nel dopoguerra. Mancini amò così tanto la sua Cosenza da lavorare sempre per il suo decollo e per poi finire la sua straordinaria carriera politica, e la sua stessa esistenza, da sindaco della città capoluogo. I Principe sono legati strettamente alla storia moderna di Rende e sono stati gli artefici del suo decollo sociale ed economico che li ha poi consacrati a massimi vertici regionali e quindi al Governo del Paese. Pierino Buffone ha vissuto per Rogliano e da qui, con grande umiltà, ha attraversato la storia della Dc e ha raggiunto diversi incarichi ministeriali. Altri uomini politici (che qui non posso citare per ragioni di spazio) hanno dato ai loro comuni dorigine tutto il loro impegno personale e politico e da questi hanno ricevuto grandi consensi elettorali.
Negli ultimi anni i comuni hanno smesso di formare i leaders politici di domani, mentre nel resto dItalia i sindaci sono divenuti figure di primissimo piano ( Rutelli e Bassolino su tutti). Reggio Calabria ha scoperto di avere un grande uomo come Falcomotà quale sindaco. Cosenza ha riscoperto Mancini per la sua rinascita.
Da qualche tempo gli Enti locali hanno fatto registrare grande confusione nella gestione ordinaria e, nonostante lelezione diretta dei sindaci che ha rappresentato la più importante riforma elettorale, una sostanziale instabilità politica che spesso è sfociata in crisi profonde e perfino nello scioglimento dei consigli comunali.
Se per un attimo si fotografa la situazione attuale nella provincia di Cosenza si scopre che in questo momento sono circa trenta i comuni è in piena crisi o in una situazione di totale paralisi amministrativa. Citiamo gli esempi più eclatanti: la città di Paola è uno straordinario esempio di caos e confusione, mentre Cassano Jonio è alla terza giunta nel giro di un paio d anni, Castrolibero attende il commissario prefettizio ad un solo anno dalle ultime elezioni. Forse solo per un puro caso gran parte dei comuni in crisi sono amministrati dal centro-destra. Probabilmente perché la Casa delle Libertà ha un leader nazionale forte e una classe dirigente più o meno accettabile mentre a livello locale non ha ancora dirigenti e amministratori con un minimo di cultura politica.
In Calabria la crisi dei comuni è aggravata dallassoluta latitanza della Regione che vive in pieno degrado politico e non è in grado di impegnare le ingenti risorse finanziare comunitarie che da sole potrebbe assicurare alle comunità maggiore sviluppo e alle imprese di crescere e assumere.
Linvenzione delle Comunità Montane non ha aiutato la formazione di una nuova classe dirigente che, fattasi sul campo, si elevasse a un livello superiore. Se si eccettuano un paio di casi, il resto delle Comunità Montane del cosentino sono da anni in crisi di identità, di alcune sono stati sciolti gli organismi statutari, altre sono senza un governo da molti mesi. Basti pensare alla Comunità Montana del Savuto che è allo sbando da oltre un anno, a quella di Verbicaro che è gestita da un Commissario, a quella Silana dove il centro-sinistra caccia la Margherita e tira avanti senza grandi risultati, a quelle in cui si annunciano da tempo il ricambio del presidente e il rinnovo della giunta. In molti casi le giunte si alternano ogni sei mesi per garantire un posto di potere a turno a tutti i consiglieri! Da qui la convinzione del fallimento di questi enti che, nati per favorire lo sviluppo delle aree interne hanno finito per promuovere le sagre dellangurie sulle spiagge. Fatte salve un paio di Comunità Montane ben gestite, tutte le altre registrano un clamoroso fallimento. Il problema, comunque, non è solo calabrese.
In questo contesto di confusione e di crisi politico- amministrativa a livello territoriale, emerge la stabilità e il buon risultato della Provincia di Cosenza. Qui il centro-sinistra riesce da due legislature a fare quello che non sa fare altrove: andare daccordo per governare con impegno e serietà. Sarà anche per la disponibilità dei gruppi consiliari, ma questo si ottiene soprattutto per lautorevolezza e la stima di cui gode unanimemente il Presidente Acri che tiene insieme unalleanza formata da tanti partiti, permettendo all Ente di raggiungere risultati notevoli. Ne è la prova il buon gradimento elettorale certificato da Eurispes che in unindagine recente assegna alla Provincia di Cosenza quasi il 60% di soddisfazione fra gli intervistati ( la Provincia supera anche il comune capoluogo, stacca di molto lo Stato centrale e la Regione Calabria che è lultima per gradimento e fiducia nei cittadini).
Non me ne voglia lo stimato collega Ladaga: quello che è accaduto al comune di Cosenza prima, durante e dopo le elezioni amministrative rappresenta il fallimento del centro-sinistra in città: in questo caso riesce a perdere anche quando vince con un ottimo risultato elettorale! Rimane valido il consiglio di un conclave a settembre con tutti i protagonisti di questo mediocre balletto allo scopo di trovare una soluzione unitaria che consenta il governo della città nel rispetto del risultato elettorale. Il coinvolgimento dei partiti del centro-sinistra nel governo della città capoluogo rimane un punto fermo se si vuole costruire unalleanza forte e credibile in vista delle prossime scadenze elettorali.
La crisi degli enti locali porterà senza dubbio al progressivo scioglimento dei partiti che si trasformeranno velocemente in semplici cartelli elettorali. IL centro-destra stravince a livello nazionale trascinato da un leader che è poi il padre-padrone dellalleanza, perde però nei comuni dove non è in grado di tenere insieme la propria maggioranza; il centro-sinistra che pure è molto ben radicato sul territorio, non riesce a gestire a livello locale i quadri dei partiti che appaiono sempre più disancorati dai vertici provinciali e regionali.
In questa confusione politica generale diventa difficile far emergere dal basso una nuova e ben determinata classe dirigente che prenda in mano gli organismi decisionali dei vari partiti e che si proietti quindi ai livelli più alti delle istituzioni. Il rischio è notevole: senza un ricambio rapido e convincente i vertici dei partiti e gli uomini che sono da anni nelle istituzioni si convinceranno di non avere eredi validi e capaci. Da qui la convinzione di essere insostituibili diventa certezza. In queste condizioni, visto anche il disinteresse della cosiddetta società civile, il rinnovamento sarà più difficile e la crisi dei partiti si farà ancora più acuta. Il fossato tra la classe politica e la società reale rischia di allargarsi irrimediabilmente.