La Calabria non sa comunicare!
La brutta vicenda dell’assessore regionale Federica Roccisano con l’intervista a Report, la dice lunga sulla totale incapacità della politica calabrese e perfino delle istituzioni, di comunicare con i cittadini.
Premetto che secondo me il linciaggio che ha subito la Roccisano dopo quella sua intervista, è stato veramente eccessivo: lei chiaramente impreparata, ha sottovalutato la necessità di affrontare il mezzo televisivo con molta cura e grande attenzione.
Prima di rilasciare un’intervista devi studiare, approfondire, poi parli!
Ma il linciaggio mediatico è stato di una violenza impressionante! Purtroppo la rete non perdona, spietata e incontrollabile com’è.
Detto questo bisogna prendere atto che la Calabria non sa vendere quello che fa e nemmeno quello che è! Si fanno tante cose buone, ma poi si balbetta nel promuoverle, affidandosi a messaggi banali, se non del tutto inutili!
Lo abbiamo visto nel 2015 con EXPO (meglio stendere un velo pietoso)!
Lo abbiamo visto con un’orribile foto di uno dei posti più belli del mondo: l’Arcomagno di San Nicola Arcella, apparso su una brochure, in uno scatto idiota che ha sfregiato una bellezza naturale che ha pochi eguali al mondo! Ci si domanda come sia potuto accadere. Un po’ come fotografare La Pietà di Michelangelo e farne uscire un’evidente bruttura: praticamente impossibile!
Nella scorsa legislatura si è riusciti a ridicolizzare perfino i meravigliosi Bronzi di Riace, apparsi in un video istituzionale della regione.
Ma perfino il grande fotografo Oliviero Toscani non è riuscito a fare una bella promozione della Calabria. Quella sua campagna promozionale, con quelle sue foto, era davvero molto brutta!
No, non ci riusciamo proprio a promuovere le nostre bellezze, perché finiamo sempre per forzare, quasi ‘violentare’, la sconcertante bellezza naturale della nostra terra.
Che invece parla da sola la lingua della semplicità, della naturalezza!
Mi si perdoni l’auto citazione.
Da un paio di anni mi diverto a pubblicare in rete le foto più belle della nostra meravigliosa terra, con l’aggiunta solo di una frase: “Non venite in Calabria”! Queste foto, con questa frase, hanno fatto il giro del mondo! Eppure non è stato aggiunto nulla, tutto come ‘Natura crea’. Nè più nè meno.
La comunicazione politica calabrese è dunque un disastro: girano ancora, quotidianamente, lunghissimi comunicati stampa, che ormai nessuno legge più. Nell’epoca dei Tweet di 140 battute, un testo di 60 righe e più, è un delirio. Inaccettabile.
Come sono del tutto inutili i classici e frequentissimi convegni che in Calabria marciano al ritmo di una cinquantina al giorno. Per di più organizzati come 30-40 anni fa: i saluti, l’introduzione, 5 interventi, le conclusioni che di solito si fanno davanti a 12 persone, ormai esauste! Ma il pubblico che interviene è costretto, quasi deportato, a partecipare ai lavori. E non c’è mai una persona, che sia una, che partecipi spontaneamente.
In rete, soprattutto su Facebook, la comunicazione politica è ancora più brutta e inefficace: lunga, noiosa, vecchia. Come se la rete non richiedesse un linguaggio fresco, asciutto, immediato.
Il problema sta tutto qui: noi politici, noi istituzioni, parliamo una lingua datata, noiosa, incomprensibile. Che nessuno capisce più. Che non suscita emozioni.
Capita ancora di assistere ai convegni politici, con interventi di 50 minutu. Una follia.
Oltretutto viene utilizzato quel fastidioso tono comiziale, spesso urlato, che rimanda alla preistoria della politica.
I grillini hanno innovato molto in questo campo. Con l’arte delle bufale mietono successi virali nei social, luoghi frequentati da una varia e talvolta avariata umanità!
Per come aveva nettamente capito il grande Umberto Eco.
Da ignoranti a ignoranti il successo è garantito.