«La Calabria è ingovernabile»
Il messaggio a Loiero: «Rinunci alla politica degli annunci»
da il Quotidiano della Calabria del 7 settembre 2006. L’intervista. Franco Laratta (Dl) riflette sui mali endemici della regione
«Uno che lavora e crede in quello che fa, fa sempre un po’ di rumore». Ne è convinto il deputato della Margherita Franco Laratta, che si interroga nel contempo sulle ricette da applicare a una Calabria in affanno.
Perché in politica le proposte più semplici diventano molte volte proposte indecenti?
«Perché la politica è complessa e difficile e spesso quello che è semplice diventa difficile. Qualche volta, però, è anche il contrario».
La gente l’ha votata, perché da Franco Laratta vuole…
«Credo che la gente voglia un segnale di cambiamento, di serietà e di impegno. Ed io sto cercando di sforzarmi in questo senso».
E’ così difficile governare questa regione?
«Pur essendo un imbattibile ottimista, a questo punto lo credo anch’io, soprattutto perché i calabresi sono storicamente ingovernabili: amano la lacerazione, la divisione e poi perché c’è una classe dirigente, siamo una classe dirigente inadeguata».
Non si sta forse sprecando un’occasione unica, con un consenso molto vasto e con un Governo amico?
«Girerei questa domanda al Presidente Loiero».
Che cosa mormora alla gente che dice che ormai siete tutti uguali?
«E’ la cosa più brutta. Quando non si distingue la destra dalla sinistra, il bello dal brutto, il buono dal cattivo. Il rischio è questo: di fronte a tanta fiducia che ci ha dato la gente, noi non siamo in grado di essere all’altezza».
Qual è il vero nodo della politica calabrese?
«Il vero nodo è quello di non essere capace di raccogliere la sfida del tempo, raccogliere la domanda di cambiamento, e di dare risposte almeno tentare di dare risposte. Sono troppi anni che i calabresi attendono, è arrivato il momento di dire che insieme alla speranza c’è bisogno di qualche risposta».
Cosa risponde a chi dice che in un anno di governo di centrosinistra alla Regione si è prodotto pochissimo?
«Credo che Loiero sia stata una grande scommessa, perché era la persona più capace e adeguata e più preparata per governare la Calabria. Sinceramente posso dire che ci credo ancora, solo che finora si è mosso in maniera sbagliata, preferendo la politica dell’annuncio, piuttosto che governare nel segno del cambiamento».
Si è sbandierato ai quattro venti sbandierato ai quattro venti che la Calabria era la figlia prediletta del governo, ma quali sono i risultati concreti?
«Noi siamo al governo da soli tre mesi, in cui si inizia a delineare un quadro d’insieme e siamo convinti ancora ora che quello che ha detto Prodi si realizzerà e che la Calabria rimane la figlia prediletta. Vi sono già una serie di proposte in tal senso: io stesso ho presentato diverse proposte di legge a favore dei piccoli comuni, leggi per rompere l’abbraccio mortale fra politica e criminalità, a sostegno delle fasce deboli della popolazione. Con questa Finanziaria vedremo veramente se siamo stati in grado di dare risposte alla Calabria».
A San Giovanni in Fiore vi sono circa 5 mila giovani che partono ogni anno in cerca di lavoro. L’unica soluzione al lavoro è partire?
«No. Il dramma dell’emigrazione, che è ripresa, riguarda la Calabria. Indubbiamente è un dramma, senza dubbio, perché non è un’emigrazione voluta, ma imposta e di necessità. Questa è la più grande sfida che deve vincere la Regione, i governi locale e quello nazionale: portare il lavoro là dove c’è bisogno, non costringere i giovani meridionali ad emigrare».
Altro problema sangiovannese è l’ospedale. Come stanno veramente le cose?
«Io credo che non si possa sopprimere un ospedale come quello di San Giovanni in Fiore. Credo che non si può fare pagare i grandi costi della Sanità ai piccoli comuni. Anzi credo che i piccoli ospedali sono necessari perché le comunità si sentano garantite, perché la salute è un diritto garantito dalla Costituzione. Gli ospedali piccoli vanno riqualificati, ma non potranno mai essere chiusi».
Vi è un alibi per dire che qui è tutto più difficile, che qui la normalità è già un’impresa?
«Qui è tutto più difficile veramente, perché è complessa la Calabria, siamo difficili noi Calabresi, ma insieme a questo la Calabria resta una terra straordinariamente ricca di potenzialità, di futuro, per cui io credo che alla fine ce la potremo fare. La Calabria si salva se tutti noi ci convinciamo di dover fare il nostro dovere e di impegnarci per salvare questa terra».