La Calabria ai tempi della crisi
All’incontro hanno partecipato:
- Pietro MOLINARO presidente regionale Coldiretti
- Renato PASTORE presidente Confindustria Cosenza
- Mimmo BEVACQUA vicepresidente Provincia di Cosenza
- Antonio TIBERI Responsabile regionale Politiche Sociali delle Acli
- Giuseppe SPADAFORA docente Unical
RELAZIONE INTRODUTTIVA
Quello che sta accadendo da alcuni anni in Italia, quello che accade in modo ancora più accentuato in Calabria, conferma l’idea che politica in Italia sia entrata in una fase di profondissima crisi. Tanto che proprio un sondaggio di ieri di Repubblica, evidenzia in maniera netta e assai preoccupante che gli italiani si stanno convincendo che si può fare a meno dei partiti, che le istituzioni democratiche (parlamento, regioni, comuni) non sono essenziali per una democrazia.
Quello che davvero preoccupa è che si tratta di una crisi fatta dall’assenza di idee, di progetti, di prospettive. In una sola parola: dall’assenza della Politica, quella con la P maaiuscola.
E così, senza idee, senza partiti e senza Politica si assiste al caos che sfocia nell’anarchia. E da qui alla violenza, al sopraffazione, alla corruzione. Siamo, in molte realtà ad una guerra di tutti contro tutti, con partiti lacerati ed alleanze che somigliano a macedonie impazzite.
Stupisce sempre di più- ma questo dato si ripete da tanti anni- l’assenza delle migliori energie di una società civile e culturale che non è più interessata al governo e alle istituzioni. La ‘società civile’ arretra sempre più, mentre gli elementi più spregiudicati avanzano senza alcun ostacolo. In Calabria, come in molte regioni del Sud, nelle istituzioni e nei partiti (non in tutte le istituzioni e non i tutti i partiti allo stesso modo) si sono troppo spesso infiltrati elementi malavitosi, diretta o indiretta espressioni di clan e famiglie mafiose. -Giovedi la Camera dei deputati si pronuncia sulla richiesta di arresto dell’on Cosentino accusato da 5 pentiti di essere un referente della camorra. Nei mesi scorsi abbiamo votato l’arresto di altri membri del parlamento; -nella Regione Calabria si è iniziata la legislatura con consiglieri e assessori regionali indagati o addirittura arrestati; così come in diversi comuni calabresi.
Ma del resto, come si fa a coinvolgere i diversi settori della società civile nella competizione elettorale, nei partiti, nelle istituzioni se la politica si è trasformata in una guerra tra bande, in una lotta ai limiti della violenza? Come si fa a coinvolgere gli intellettuali, i professionisti, le associazioni, i giovani, le donne senza che ci sia un progetto ed un’idea per i quali spendersi e mettersi in discussione?
Spesso mi domando: ma qual’è il progetto, l’idea, che abbiamo noi classe dirigenti, politica e non solo politica, per la Calabria, per il suo futuro, le sue prospettive? Vale ancora puntare sul turismo, l’agricoltura, le imprese, l’ambiente, le nostre tradizioni?
Come possiamo parlare di rilancio della Calabria se la nostra Regione non muove un dito anche dopo l’approvazione all’unanimità alla Camera della Relazione sul ciclo dei rifiuti che ci dice che siamo destinati a fare la fine di Napoli se non si interviene con estrema urgenza e determinazione?- come si può parlare di turismo se noi ci accorgiamo che i depuratori non funzionano a luglio, quando i turisti arrivano sulle nostre spiagge? E come si può fare impresa in Calabria se la banche praticano il tasso di interesse più alto d’ Italia (e questo da almeno 20 anni) e se la Regione, gli enti locali, le Asp pagano i propri debiti verso le imprese e le aziende dopo minimo 2-3 anni? :ma non c’era una direttiva europea che imponeva il pagamento dei debiti per le forniture e i servizi al massimo entro sei mesi?
In politica serve un radicale cambiamento, un svolta epocale , se vuole sopravvivere. Perchè non è possibile che in Calabria siano rimasti in campo soggetti che molto spesso sono impresentabili, mentre il confronto delle idee è scomparso completamente.
L’importante è vincere (non già partecipare e dare un contributo), conta essere eletti, conquistare un seggio, un poltrona, a qualsiasi costo. Non importa quindi come e con quali metodi. Conta essere eletti, magari utilizzando ingenti risorse, facendo uso di metodi e strumenti spregiudicati, ai limiti della legalità e della corruzione.
Le elezioni locali e regionali sono ormai diventate uno scontro senza esclusioni di colpi, una sorta di tutti contro tutti, una sfida che somiglia ad un duello, ad una corrida, ad una lotta senza esclusione di colpi.
A perdere sono i cittadini, che partecipano alle elezioni senza più alcuna passione o voglia, votando spesso il cugino, il nipote, il vicino di casa senza se e senza ma. I cittadini elettori sembrano quasi subire le elezioni, come fossero una cosa inutile e scontata.
Il risultato è che ad arretrare è sempre più la democrazia, e soprattutto la qualità dell’attività politico- amministrativa. Mentre avanzano corruzione e criminalità
A parte qualche raro esempio di buona amministrazione e di rappresentanti istituzionali preparati e coraggiosi, ci troviamo davanti ad amministrazioni che somigliano sempre più a veri e propri comitati di affari! Conta poco l’interesse generale, conta molto l’interesse di una parte, di un gruppo, di un clan. E cresce sempre di più l’interesse della malavita organizzata per le elezioni amministrative, provinciali e regionali. Le diverse mafie controllano sempre più le istituzioni, si occupano di gestione dei lavori pubblici, di rifiuti, di sanità, di energia, di tutto quello che sono affari e interessi cari ai clan. La politica, o quello che di essa è rimasto, arretra inesorabilmente: i partiti stanno morendo o si sono trasformati in cartelli elettorali, nessuno seleziona la classe dirigente, le liste le fanno in pochi e senza alcun controllo. I codici e leggi sono sempre più optional!
E i bilanci degli Enti locali calabresi (ma non solo) sono per lo più in profondo rosso, tanto che il fantasma del dissesto finanziario si affaccia sempre di più su molti comuni, province e la stessa regione. E saranno dolori per tutti-
Tutto va avanti così da anni, almeno da 20 anni a questa parte, da quando le ideologie sono tramontate definitivamente, e le idee latitano.
Se non usciamo dalla logica che quello che conta è vincere le elezioni, noi non salveremo il Paese, la Calabria in primo luogo, da una crisi devastante che mina la stessa democrazia dalle sue basi.
Abbiamo in più occasioni lanciato alcune proposte per tentare di avviare un percorso e mettere in piedi un progetto.
Penso all’idea di mettere in campo nel Mezzogiorno le migliori energie, professionali, culturali, per recupare l’eccessivo divario tra le nostre regioni e quelle del nord.
-Fare ad esempio della Calabria e di altre aree del sud una vera ed estesa zona franca, al fine di attrarre investimenti produttivi;
-Chiudere la fase dello spreco delle risorse pubbliche, regionali, nazionali ed europee, in inutili finanziamenti a pioggia. Puntando su alcuni grandi progetti che facciano da traino all’intera economia calabrese e merdionale;
-dare alla Calabria le infrastrutture necessarie e indispensabili al suo rilancio; rilanciare con determinazione i nostri fondamentali settori come Agricoltura e turismo, ed oggi Energie rinnovabili, larga banda, innovazione tecnologica.
Su questi punti, può la politica, d’intesa con le forze economico-produttive-sociali ritrovarsi per condividere un percorso? E’ possibile un tavolo regionale per lo sviluppo della Calabria, proprio nel bel mezzo di una crisi internazionale gravissima che alla fine rischia di travolgere proprio i più deboli e i più piccoli?
Noi possiamo- e dobbiamo in qualche caso- dividerci su temi che non possono vederci tutti allo stesso tavolo perchè troppo distanti sono le sensibilità.
Ma sui temi dello sviluppo della regione, della difesa dell’ambiente, della lotta alle povertà che stanno uccidendo una famiglia su 4, sul contrasto alla criminalità e alle sue infiltrazioni devastanti,
DOBBIAMO E POSSIAMO CONDIVIDERE UN PROGETTO.
QUESTO POSSIAMO FARE NELLA CALABRIA DEL 2012