La base del Pd calabrese in rivolta
Leggo su Facebook la giovanissima Rosita Leonetti: «Sto vivendo anch’io un disagio. Il Partito è la mia casa, ci sono entrata a 13 anni, oggi leggere le dichiarazioni dei miei compagni di Partito Francesco Pezzi, Andrea Petta che decidono di lasciare la loro casa mi deprime e mi fa incazzare».
Poche ore prima la “bomba” dei fratelli Pezzi, anima critica e impegnata di Pedace e dei Casali del Manco. Francesco e Mattia Pezzi mi avevano anticipato qualche ora prima la loro sofferta decisione: «È finita Franco, ce ne andiamo. Non possiamo più rimanere in un partito ridotto così». La sofferenza dei due ragazzi era iniziata già diverso tempo fa. Ma nessuno li ha voluti ascoltare. Funziona così, freddezza e indifferenza: «Tanto dove vogliono andare?!».
Mi ha colpito molto quello che sta accadendo nel cuore e nella base dei democratici calabresi. In tantissime realtà in cui il partito è stato cancellato, i riferimenti con i vertici sono inesistenti, gli organi statutari, a tutti i livelli, sono letteralmente chiusi, cancellati, mortificati.
Avessi vicino in questo momento i dirigenti del Pd calabrese ai massimi livelli li prenderei a schiaffi! Ma veramente.
Il malessere è profondissimo, i nostri sindaci sono stati del tutto abbandonati, i dirigenti locali ignorati. Ma come possibile che nessuno ha reagito? Che nessuno ha provato ad ascoltare? Ma che razza di dirigenti siete?
Nemmeno le violente sconfitte di Cosenza e Catanzaro, e prima ancora di Lamezia e Vibo e di decine di altri Comuni hanno provocato una minima reazione. Ma com’è possibile?
Tutto ingoiato e digerito nella più totale e meschina indifferenza.
Detto tutto questo, voglio però dire a tutti quei ragazzi in sofferenza (ho ricevuto decine di messaggi toccanti che annunciano l’abbandono), agli amministratori, ai dirigenti e ai semplici iscritti ed elettori: ragazzi, fermiamoci un attimo, qui ci stiamo giocando il futuro del Paese, il vostro futuro. Qui può accadere un dramma vero, cioè il Paese in mano a neofascisti e pericolosi populisti. Oltre il Pd c’è il baratro, c’è un salto nel buio. C’è un’avventura molto pericolosa.
Lo so cosa pensate, lo penso anch’io, ed è forte la voglia di tirare un calcio nel sedere a tanti incompetenti e arroganti che da Roma a Catanzaro hanno provocato la distruzione del partito. Ma questa rabbia che urla dentro ognuno di noi spegniamola almeno fino al 4 marzo. Tappiamoci le orecchie e tappiamoci anche il naso come propose Montanelli che votò Dc per evitare la destabilizzazione del Paese.
Il rospo da ingoiare è grosso veramente, ma subito dopo andiamo a mettere fuoco alle sedi del partito dove sono abbarbicati i peggiori dirigenti che si siano mai visti.
Ma ora c’è letteralmente da salvare il Paese. E tutti ci siamo resi conto dei rischi che corrono le istituzioni democratiche, mai così deboli e incapaci di reagire.
Nelle liste del Pd calabrese c’è un po’ di tutto. Anche buoni candidati, qualche parlamentare uscente che ha meritato la riconferma, alcuni candidati inutili, altri fuori dal mondo. E c’è tanto scoordinamento con i territori. Occorreva molto molto più coraggio.
E poi ti sorprende una candidatura come quella di Mariapia Funaro – pasionaria sempre impegnata nella difesa dei diritti – che racconta come il Pd potrebbe fare molto di più, se solo avesse dirigenti adeguati, per cambiare in meglio la società e per portare fuori dalla palude la politica e i partiti.