L’ ok di Fini: Saviano sarà ricevuto alla Camera
pubblicato su Repubblica del 24 ottobre 2008 pagina 31 sezione: CRONACA
ROMA – In 200mila per dire che «la libertà nella sicurezza di Saviano riguarda tutti noi, come cittadini». La solidarietà per l’ autore di “Gomorra” continua, le firme all’ appello dei Nobel si moltiplicano, si aggiungono nomi dall’ Italia e dall’ estero sul sito di Repubblica che raccoglie le adesioni. Ieri il quotidiano panarabo al-Hayat, pubblicato a Londra, ha dedicato al caso Saviano l’ apertura della prima pagina, ha ripercorso la vicenda dello scrittore minacciato dalla camorra, scrivendo «la sua vita è minacciata dal successo che ha ottenuto col suo libro, ma riceve la solidarietà dei più famosi premi Nobel». Il quotidiano svedese Expressen sta ospitando un dibattito tra i membri dell’ Accademia di Svezia spaccati sul “caso Saviano”, mentre la deputata Cecilia Wikstrom ha iniziato una raccolta di firme a sostegno dell’ autore di “Gomorra”. E Saviano potrebbe presto essere ricevuto alla Camera: il presidente Fini ha detto di sì alla proposta del deputato del Pd Franco Laratta, sottoscritta da oltre 100 deputati, di invitare lo scrittore a Montecitorio. Intanto le iniziative di solidarietà per Saviano continuano. «Lo Stato deve fare ogni sforzo per proteggerlo e per sconfiggere la camorra», dice l’ appello lanciato da Dario Fo, dallo scrittore tedesco Gunter Grass e dal turco Orhan Pamuk, da Michail Gorbaciov, dall’ arcivescovo sudafricano Desmond Tutu e da Rita Levi Montalcini. Tanti altri Nobel hanno firmato l’ appello: José Saramago, Elfriede Jelinek, Betty Williams, Wislawa Szymborska, Lech Walesa, Shirin Ebadi, Pérez Esquivel, Renato Dulbecco, Medici senza frontiere e Elie Wiesel. Accanto a Saviano si sono schierati tanti altri scrittori, come Paul Auster, Ian McEwan e Javier Marias, ieri hanno firmato anche Antonio Tabucchi e Valeria Parrella. Molti registi, italiani e stranieri, e personalità come Stefano Rodotà, Inge e Carlo Feltrinelli, l’ oncologo Umberto Veronesi e i filosofi Fernando Savater e Jurgen Habermas. – PAOLA COPPOLA