Interpellanza urgente concernente l’esposizione della fotografia del Presidente della Repubblica
(Iniziative per il rispetto della normativa relativa all’esposizione della fotografia del Presidente della Repubblica negli uffici pubblici – n. 2-00154)
PRESIDENTE. L’onorevole Laratta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00154, concernente iniziative per il rispetto della normativa relativa all’esposizione della fotografia del Presidente della Repubblica negli uffici pubblici (Vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti).
FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, illustro, seppur brevemente, l’interpellanza anche per far capire di che cosa Pag. 65stiamo parlando. Vi sono disposizioni di legge che rendono obbligatorio esporre, nei pubblici uffici e nelle istituzioni, la fotografia del Presidente della Repubblica. Si tratta di un simbolo dello Stato che si riconosce nel suo Presidente quale emblema dell’unità nazionale, anche se non sempre viene esposto come prevede la legge e come prevedono altresì alcune circolari ministeriali che si sono succedute nel corso degli anni.
Vengo all’oggetto di questa interpellanza urgente, firmata da me e da altri trenta colleghi. Da notizie in possesso agli scriventi, risulterebbe che il Ministro della semplificazione normativa, il senatore Roberto Calderoli avrebbe appeso, nei suoi uffici ministeriali, la foto del Ministro per le riforme e leader del movimento politico della Lega Nord, onorevole Umberto Bossi anziché, come d’obbligo, la foto del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Se la notizia fosse fondata, se essa fosse vera, sarebbe senz’altro un fatto grave che squalifica le nostre istituzioni. È una provocazione, d’accordo; sarebbe una provocazione un po’ alla stregua di quelle di Bossi quando si rivolge con il dito medio al tricolore o come accade spesso in alcune folcloristiche rappresentazioni che fanno i colleghi della Lega.
Tuttavia, posto che nella fattispecie non si tratta di questioni legate né a costi della politica né a questioni ideologiche, appare evidente, invece, che si tratta di atteggiamento (se fosse confermato) di disprezzo nei confronti dell’apparato istituzionale italiano, per giunta compiuto da un Ministro. Atti di disprezzo verso il Paese, la sua unità territoriale, culturale, civile e democratica sono da considerare anche gli insulti alla bandiera, all’inno nazionale, alle istituzioni democratiche e alla stessa Costituzione, tanto che il compianto Leopoldo Elia, di recente, ha parlato proprio di una Costituzione aggredita, anche se nella fattispecie da altri punti di vista.
Atti di disprezzo verso l’unità del Paese sono anche le frasi contro gli insegnanti meridionali al nord, un tempo identificati in maniera sprezzante come «terroni», che abbiamo sentito di recente, così come altri atti, tra cui le norme e le disposizione di legge che privilegiano, ad esempio, l’appartenenza territoriale quale criterio preferenziale nei concorsi pubblici. Anche questo è un altro aspetto di disprezzo, in fondo, dell’unità del Paese.
Detto tutto ciò, signor Presidente, chiediamo al Governo – qui è presente il sottosegretario e ho visto, qualche secondo fa, anche il Ministro dell’interno – se non ritenga opportuno verificare la fondatezza delle insistenti quanto attendibili indiscrezioni, da cui risulta che il Ministro per la semplificazione normativa, Calderoli, avrebbe esposto la foto del suo leader, Bossi, al posto di quella del Presidente della Repubblica e quali iniziative intenda assumere affinché siano ripristinate le regole. Chiediamo, inoltre, se il Governo non ritenga opportuno avviare un’ampia verifica per monitorare se nei luoghi pubblici sono esposti i segni e i simboli dell’unità del Paese.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.
GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, in riferimento all’atto di sindacato ispettivo in oggetto, presentato dall’onorevole interpellante, si premette che nella sede del Ministro Calderoli viene garantito il rispetto della disciplina contenuta nell’articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 121 del 2000, sia per quanto riguarda l’esposizione delle bandiere sia per l’immagine del Capo dello Stato. Quest’ultima è, infatti, ben visibile nello studio del Ministro, il quale conosce perfettamente le disposizioni che regolano la materia, indipendentemente dalle quali, tiene in alta considerazione il ruolo e la persona del Capo dello Stato.
Per quanto riguarda il rispetto della normativa sull’uso dei simboli del Paese nelle scuole e nelle università, si fa presente che il Governo è costantemente impegnato nella testimonianza attiva del rispetto delle istituzioni dello Stato. Già in Pag. 66passato numerosi sono stati i progetti e le iniziative attivate dalle scuole in tema di cittadinanza, con percorsi di educazione alla legalità nell’ambito delle attività curricolari ed extracurricolari.
Nella convinzione che compito centrale della scuola sia quello di formare cittadini informati, consapevoli e responsabili, con il decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, sono state introdotte disposizioni volte a favorire l’acquisizione, da parte degli allievi di tutti gli ordini e gradi, delle conoscenze e competenze in materia di cittadinanza e Costituzione, sia attraverso iniziative di sperimentazione, sia attraverso iniziative di sensibilizzazione da assumere nell’ambito degli insegnamenti dell’area storico-geografica e dell’area storico-sociale. È prevista, inoltre, la formazione dei docenti, da utilizzare con carattere di prevalenza, per la realizzazione delle suddette iniziative.
Per quanto concerne il rispetto del decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2000, n. 121, regolamento recante la disciplina dell’uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell’Unione europea, si forniscono assicurazioni che tali norme vengono rispettate sia presso gli edifici sedi degli uffici dell’amministrazione sia nelle sedi di istituzioni scolastiche.
L’esposizione, poi, del ritratto del Capo dello Stato all’interno degli uffici pubblici, cui fa riferimento l’articolo 6 del suddetto regolamento, è prevista negli stessi luoghi indicati dalla norma per l’esposizione della bandiera della Repubblica e di quella dell’Unione Europea. Tra questi luoghi non sono comprese le aule scolastiche e universitarie. È, comunque, prassi ricorrente che la foto sia esposta negli uffici degli organi di vertice dell’amministrazione e dei dirigenti delle istituzioni scolastiche, né risultano segnalazioni in senso contrario a tale prassi, ormai consolidata nelle nostre istituzioni.
L’ipotesi di estendere tale prassi a tutte le stanze degli uffici amministrativi e a tutte le aule scolastiche e universitarie appare gravosa, soprattutto sotto il profilo economico e organizzativo, in un momento in cui si chiede all’amministrazione, nella sua generalità e soprattutto a quella scolastica, il massimo rigore e impegno nel realizzare economie di risorse.
Infine, da una verifica effettuata presso le sedi in uso alla Presidenza del Consiglio dei ministri si fa presente che le foto del Presidente della Repubblica sono regolarmente esposte negli uffici, così come previsto dalle vigenti disposizioni.
PRESIDENTE. L’onorevole Laratta ha facoltà di replicare.
FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, mi dichiaro profondamente insoddisfatto. Noi siamo rispettosi delle istituzioni, comunque do credito al sottosegretario quando dice che la foto c’è, ma noi abbiamo fonti dirette che, nel corso di una riunione, ci dicono non vi fosse. Il problema, tuttavia, signor sottosegretario, non è solo questo.
Lei ha fornito una dettagliata e burocratica risposta qui in aula rispetto al fatto che vi sono le bandiere ed i simboli del Paese negli uffici pubblici. Lo sappiamo questo, ci risulta, e per fortuna ci sono. Tuttavia, vorrei dirle che non si tratta solo di una questione relativa ad una foto. C’è, e ne prendiamo atto. La foto del Presidente della Repubblica in un ufficio pubblico è un simbolo e di questo vorrei oggi parlare brevemente; simbolo del Paese unito che si riconosce nel Capo dello Stato. Ecco perché fa bene il Governo ad insistere che la sua foto sia esposta in tutti gli uffici pubblici qualunque sia il costo, ma l’importante è che ci sia e dove non vi fosse bisognerebbe insistere. È il simbolo del Paese unito che si riconosce, quindi, nel Capo dello Stato (insisto a dire del Paese unito) e prima ancora nella sua Costituzione, nella bandiera, nell’inno nazionale; tutti simboli, oggetti, vessilli e documenti che affermano l’unità del Paese. Tutti ci riconosciamo in questi simboli e in quello che essi rappresentano, quindi nelle istituzioni democratiche: inno, bandiera, foto del Presidente, Costituzione, Forze armate. Tutto questo rende l’Italia unita e indivisibile.
Eppure vorremmo capire meglio cosa la destra e la Lega pensano di tutto questo. Pag. 67Soltanto ieri, per fare un esempio dei continui spregi alle istituzioni, qui in aula, il collega D’Antoni – che è un uomo delle istituzioni, ha servito tanto il Paese e continua a servirlo, prima nel mondo del lavoro, nel sindacato, poi nel Governo e nel Parlamento – è stato insultato da un collega leghista in una maniera così volgare da suscitare anche il richiamo formale del Presidente.
Si tratta di fatti che ci dicono tanto, così come quando ad esempio il Presidente del Consiglio non partecipa alle cerimonie del 25 aprile – non vi ha mai partecipato, chissà perché? – ed è una grande festa nazionale. La bandiera, l’inno, la Costituzione, l’uguaglianza dei cittadini, gli stranieri, i diversi, i docenti del sud nelle scuole del nord, sono tutti temi forti oggi, compresi quelli che riguardano l’immigrazione e i bambini rom.
Tutto questo accade in un momento in cui sentiamo forte, invece, il venir meno del senso dell’unità del Paese, l’irriverenza verso i simboli dell’unità nazionale in forze presenti in questo Parlamento. Sono notevoli i riti delle ampolle sul Po, i fucili pronti a sparare, la Padania che sfama gli infingardi, Roma ladrona, tutto diventa tollerabile nel nome, per l’appunto, della tolleranza del dibattito e del confronto, ma spesso si va oltre, molto oltre.
Non si tratta più di tollerare e di ritenere questo folcloristico, perché qui invece c’è chiaro il fastidio verso un Paese unito che in sessant’anni ha segnato tappe straordinarie di crescita e di sviluppo democratico, sessant’anni in piena e crescente libertà dopo il tragico ventennio fascista. Abbiamo festeggiato i sessant’anni della Costituzione, signor Presidente, e proprio l’altro giorno il Presidente Fini ha ricordato i novanta anni di questa sede, la Camera, che si riunisce da 90 anni esatti qui a Montecitorio.
C’è stato l’applauso di tutti, ma abbiamo visto che non c’è stato l’applauso della Lega. Dopo avere inventato la Padania nazione, che non sta né in cielo, né in terra come entità politica e geografica, si prosegue nella costruzione di un’entità che non esiste, che sta in un contesto fatto di illusione, furbizia, calcolo elettorale e leggenda. È, soprattutto, un disegno che danneggia l’Italia, la sua unità e gli italiani, che si sono scoperti più egoisti, forse anche più soli, davanti ai problemi di un mondo che si complica sempre di più e che avrebbe bisogno di forti sentimenti dell’unità italiana.
Il Capo del Governo finge di non sapere, di non vedere e di non capire; del resto temi così banali credo gli interessino poco, impegnato com’è a governare in questa legislatura alla fine della quale saranno celebrati i vent’anni di Governo berlusconiano in Italia.
La foto, la bandiera, l’inno, la Costituzione e il Parlamento (sempre più offeso e, in qualche modo, umiliato ed espropriato delle sue funzioni): che cosa è questo se non un’aggressione alla Costituzione, un voler mettere in discussione le istituzioni di questo Paese? Non a caso insisto e vi consiglio di leggere Leopoldo Elia quando parlava di «Costituzione aggredita».
Signor sottosegretario, le ricordo un episodio che forse non le sarà sfuggito. Qualche giorno fa, davanti la proposta fatta qui alla Camera, di distribuire una copia della Costituzione in tutte le scuole d’Italia. Mi pare una cosa ovvia e scontata, che avrebbe al massimo richiesto un minuto di discussione e, invece, vi è stato un lungo dibattito in Assemblea, che si è concluso con il voto favorevole di tutte le forze politiche e con l’astensione della Lega Nord Padania. Stiamo parlando della distribuzione della Costituzione nelle scuole italiane. Sono o no questi segnali di un disprezzo verso le istituzioni, il Paese unito e la democrazia parlamentare? Vorrà pur dire qualcosa questo voto o no? O tutto deve passare sotto silenzio? Ma quante cose bisogna spiegare di quanto accade in Italia in questi periodi in cui vediamo, per esempio, il sud maltrattato da questo Governo!
Vediamo come i fondi per le aree sottosviluppate vengono destinati dal sud e dalle aree più povere verso il nord ed altre aree. Dovremmo spiegarci anche tante altre cose sull’ICI, ma tutti questi – come la foto – sono segni di una distanza sempre Pag. 68maggiore versi il concetto di unità della Nazione e dei segni di questa unità. Non potendo contare sulla diversità etnica dei meridionali, ad esempio, si vanno poi a trovare rappresentazioni volgari anche per accentuare le differenze che ci sono tra una parte e l’altra del Paese.
Non aggiungo altro, vorrei soltanto dire che non serve a nessuno che il Paese sia diviso, non serve a nessuno continuare a lacerarlo, non serve a nessuno continuare ad offendere le istituzioni, ad aggredirle, a mortificarle. Qui c’è una Costituzione vigente da sessant’anni, per cui sono morti tantissimi italiani per i quali il nostro Paese ha fatto tante battaglie. Tante persone, dicevo, sono morte: noi dobbiamo difenderla, non possiamo accettare che il Paese venga lentamente disgregato, disunito, diviso e che nascano sentimenti di egoismo, di rivolta all’interno delle aree di questo Paese.
Attenzione anche con il federalismo: aveva ragione il Presidente Fini quando parlava della necessità di un discorso amplissimo, anche di una bicamerale per approfondire i temi del bicameralismo che potrebbero portare ulteriori lacerazioni nel Paese, una parte della quale – quella meridionale – soffre tantissimo. Abbiamo bisogno di tutto in questo momento, tranne che di un Paese diviso. Invece, il Paese deve essere forte, democratico, al nord come al sud, perché dobbiamo evitare che il Paese soffra non solo della crisi economica, ma anche di una crisi sociale, anche della paura che soffrono gli italiani nel non capire più quello che sta accadendo e nel vedere le istituzioni mortificate. Ecco perché anche la foto, signor Presidente, signor sottosegretario, che poteva sembrare una questione banale è un pretesto per ragionare insieme della necessità di avere una Repubblica unita, dove i simboli vengono rispettati: il Capo dello Stato, la bandiera, il Parlamento, le istituzioni, la Costituzione, l’inno: simboli che a voi – come a noi – debbono essere sempre più cari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).