Il triste suicidio del Pd calabrese
Vogliamo continuare a far finta di niente? Vogliamo chiudere gli occhi, tappare le orecchie e mettere la testa sotto la sabbia? Se i dirigenti del Pd calabrese hanno deciso di suicidarsi (come da quattro anni a questa parte), sappiano che ci stanno riuscendo benissimo. Noi lo stiamo dicendo da tantissimo tempo, con interventi, articoli e interviste facilmente reperibili. Ma il massimo risultato che si è potuto ottenere è qualche espressione di sufficienza e di arroganza nello stesso tempo: “ma è il solito Laratta, una voce stonata!” Già una voce stonata, come tante che non ce la fanno a farsi sentire, come le tantissime voci di sindaci, amministratori, dirigenti, giovani, sempre più soli, sempre più emarginati da un partito che non c’è più. E non c’è più perché lo avete ucciso, lo avete ucciso voi con la vostra arroganza, il vostro far finta di nulla, la vostra totale incapacità a capire che tutto stava franando. Lo avete ucciso voi che vi siete rinchiusi nelle stanze della vostra superbia, voi che ‘tanto abbiamo la maggioranza’, voi che davanti alle mille sconfitte nei comuni avete fatto finta di nulla, voi con le vostre tessere fasulle, le primarie gonfiate, gli organismi finti, le segreterie, gli incarichi e il … nulla! Avete fatto terra bruciata attorno a voi, ed ora c’è la cenere che ancora brucia e cancella ogni speranza! Abbiamo visto all’opera in questi giorni i parlamentari calabresi del Pd: bravi come l’intero gruppo in una opposizione durissima al Governo. Bravi, ma la gente non coglie, senza un partito organizzato non serve a nulla, tutto si blocca. Abbiamo un consiglio regionale in Calabria che è allo sbando, la maggioranza non c’è più da mesi, alcuni sono già transitati altrove, ma il gruppo di potere che ha in mano le sorti della Calabria fa finta di nulla. Tanto non esiste un partito che possa chiederne conto. A tutti sta bene che il segretario regionale Magorno sia scaduto dalla carica da circa un anno. Fa comodo una ‘sede vacante’, così ognuno può fare quello che crede. E così è tutto un caos, manca da sempre una seria e severissima analisi politica di quello che sta accadendo, della solitudine di Oliverio prima, durante e addirittura in questo drammatico momento, mentre tutto rimane fermo, paralizzato, come se si aspettasse solo un colpo di grazia per chiudere la partita. Dove siete finiti voi che avete accesso diretto ai vertici del partito nazionale, più ieri e l’altro ieri che non oggi che il partito si sta di fatto balcanizzando e forse sciogliendo. Cosa pensate di fare al congresso regionale: eleggere qualcuno che vi tuteli e faccia finta di nulla? Ma perché avete paura di confrontarvi con la base del partito, perché non date ascolto alle periferie, a chi crede ancora nella Politica con la p maiuscola. Vogliamo liquidare la fase congressuale con una conta di voti e di tessere? Ma veramente volete chiudere così ingloriosamente la storia dei democratici calabresi! Nessuno di noi è innocente, ma certamente chi gestisce da anni, qualcuno da decenni, le sorti della politica calabrese è più colpevole di chiunque altro, perché cieco e sordo davanti ad una situazione assai grave. Veramente affronteremo le prossime regionali in queste condizioni? Ma veramente? Mi piace, per concludere questo sfogo di capodanno, scomodare De Andrè con alcuni suoi efficaci e straordinariamente attuali versi:
“E se credete ora
che tutto sia come prima…
…convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti”.