Il “Trattato italo-cinese”. 500miliardi e la Cina compra l’Italia
Il Financial times di ieri annunciava che l’Italia si era rivolta alla Cina per essere aiutata ad uscire dalla terribile crisi finanziaria. Abbiamo così appreso che il nostro paese avrebbe chiesto a Pechino l’acquisto “significativo” di titoli di stato e investimenti in società strategiche. Lincontro, ci viene detto, avviene tra Lou Jiwei, presidente della China Investment e il ministro delleconomia italiano, Giulio Tremonti. Berlusconi non è potuto andare (era latitante a Bruxelles!) o forse non è stato invitato a partecipare. Mah, valli a capire questi cinesi!
Limprovviso vertice italo-cinese è avvenuto nel bel mezzo della discussione parlamentare sulla nuova manovra, e pure mentre le borse crollavano ancora una volta rovinosamente!
Secondo alcune fonti, i cinesi oltre a comprare un bel po di Buoni del Tesoro italiano, come chiesto da Tremonti, intenderebbero comprare qualcosa di più concreto! Hanno un bel po di gente da piazzare i cinesi, anche perché da quelle parti le città sono troppo affollate e le campagne si stanno svuotando. Per cui devono trovare una soluzione allestero.
La lista della spesa lhanno consegnata a Giulietto, il quale pare sia letteralmente sbiancato nel leggerla!, ma non ne hanno voluto sapere di recedere nemmeno di un millimetro.
Accanto ai beni che intendono comprare, cè anche il prezzo che loro intendono pagare.
- il Colosseo. 100 miliardi
- Piazza di Spagna, con annessa Trinità dei Monti, 30 miliardi
- Il duomo di Milano (che intendono trasformare nel museo dellArte sacra cinese), 150 miliardi
- Banca dItalia, Poste italiane, Anas, Enel, le Frecce Rosse: 350 miliardi.
Una bella cifra, ha subito pensato Tremonti, utile a risolvere per qualche anno il problema del deficit del bilancio, senza tagliare le pensioni, senza toccare le province e le regioni.
Ma mentre il vertice era ancora in corso, Tremonti riceve la telefonata di un infuriato Berlusconi, il quale dopo un lungo sfogo, chiede a Giulio di far comprare ai cinesi almeno questi altri beni:
- lautostrada Salerno-Reggio Calabria (non ancora ultimata, ma è solo roba di un decennio ancora);
- il Ponte sullo Stretto (ai cinesi suggerisce Silvio di far vedere il plastico e di dire che i lavori sono già iniziati);
- gli ospedali italiani (nascondendo al presidente Lou Jiwei il deficit di 50 miliardi che si portano in dote);
- La Lega nord Padania (da spiegare che si tratta di un affare. E poi cè la Trota da poter inserire nella Partico Comunista Cinese!)
- La Protezione civile (quella di Bertolaso)
- Rete quattro con il Tg4 e pure Emilio Fede (Silvio non ha mai perdonato ad Emilio quella famigerata cresta sul prestito a Lele Mora)
- I ministeri trasferiti al nord (facendo vedere le foto dellinaugurazione).
Secondo Silvio, con 500 miliardi i cinesi fanno un affare!
Ora non è che Lou Jiwei si proprio un fesso, perché in quanti ad affari, e sole come dicono i romani, loro sono campioni. Così offrono al massimo 100 miliardi prendere o lasciare! E in più chiedono:
- la nomina di un ministro cinese nel governo italiano (e che non facciano latroce battuta di Furg-on-cin ai Trasporti, perché questa cosa circola anche in Cina dagli anni 60);
- la nomina di un papa cinese subito dopo Benedetto XVI (pare che abbiano chiesto che comunque la nomina si concretizzi entro il 2013. Cosa vuol dire comunque?, ha urlato Silvio);
- la nomina di un manager cinese al vertice della catena della grande distribuzione italiana (in sostanza vogliono tutti i centri commerciali per trasformarli in catena di distribuzione dei prodotti cinesi)
- infine chiedono di gestire la Cgil-Cisl-Ugl (la Uil non la vogliono e nessuna ha capito il motivo!). Mentre allamico Silvio chiedono un piccolo regalo personale, cioè qualcosa che è in suo possesso: Palazzo Grazioli, tutto compreso! Anche perché pare che in Cina girino strane voci su quello che acccade in questo palazzo romano!
Silvio sviene al telefono, e per ore non si riprende. Giulietto Tremonti sarebbe tentato a cedere, ma a condizione che i cinesi si prendano pure il ministro Brunetta, il Pdl, Vittorio Feltri, la Guardia di Finanza e La Santachè (quella che voleva spacchettare il ministero dell Economia).
Alla fine laffare si chiude con un compromesso.
I cinesi sono disponibili a investire in Italia 900 miliardi di euro (in dieci comode rate!!), non pretendendo nulla (ma Tremonti insiste, e ottiene, che si portino via almeno Brunetta, mezzo Pdl e la Guardia di Finanza). Ma cè una sola condizione: che il parlamento ratifichi immediatamente un Trattato di amicizia con la Cina, grazie al quale il presidente Lou Jiwei si impegna a riconoscere lItalia come protettorato cinese, la moneta cinese come moneta italiana, la religione cattolica patriottica cinese come Religione di Stato per lItalia (Vaticano compreso, ma questo non apparirà subito nel trattato, ma in un secondo allegato da approvare successivamente, anche per non innervosire quelli di Oltretevere!).
I cinesi sono disponibili a riconoscere allamico Silvio un salvacondotto (per cui nessuna procura potrà mai più perseguitarlo) e a nominarlo nuovo Dalai Lama bambino, con lobbligo di permanenza eterna nel Tibet.
Tremonti firma. LItalia si salva. Già unora dopo la Borsa segnava un +25% e il parlamento votava allunanimità il Trattato di Amicizia italo-cinese (contro solo quei rompiscatole del Partito Radicale).
In serata anche Grecia, Spagna e Portogallo chiedono anche loro un Trattato di amicizia con la Cina! La Francia ci starebbe pensando sù.