Il senso del ridicolo nellItalia di Berlusconi
Saranno tanti i danni che Berlusconi, alla fine del suo impegno politico, avrà fatto allItalia. Danni economici e sociali, danni alle istituzioni, al rapporto fra i partiti. Al sistema-Paese nel suo complesso che uscirà profondamente lacerato dalle scelte che Berlusconi e c. avranno fatto in questi anni. Quello che-comunque- sarà difficile da perdonare a Berlusconi è il senso del ridicolo in cui ha fatto scivolare le istituzioni e la vita politica nazionale. Dalle gaffe fatte sul palcoscenico mondiale nella sua veste di Ministro degli Esteri, a quelle da Primo Ministro che davanti al Capo di un Governo straniero racconta la presunta storia del tradimento della propria moglie con il filosofo del centro-sinistra Massimo Cacciari. Ciliegina sulla torta, si è spinto a proporre la nomina di senatore a vita del re del quiz Mike Bongiorno, suggerendo così a un senatore calabrese in vena di notorietà a basso costo di proporre per il nostro Capo del Governo il premio Nobel per la Pace! Berlusconi esprime il peggio di una Italietta sguaiata e senza alcuna cultura, carica di danari guadagnati senza troppi fronzoli e senza alcun rispetto della legge che viene considerata come qualcosa di fastidioso da scavalcare o ignorare. Berlusconi altro non è che la faccia presentabile del Bossi in canottiera: spregiudicato e arrogante il primo, volgare e tracotante il secondo. Se Bossi le spara grosse su immigrati,vescovi e secessione, Berlusconi garantisce che il padano non è da prendere sul serio. Un gioco delle parti per esprimere insieme un Paese che non si offende più e ha perso il conto delle volgarità quotidiane che dai Palazzi del Potere vengono continuamente rovesciate su un Paese in crisi di identità. Il mondo di Berlusconi è un po quello di Ok! il prezzo è giusto, un mondo in cui tutto ha un prezzo e tutto è finzione. E la storia delle sue televisioni a bassa qualità, delle veline che si mostrano in continuazione, dei miliardi guadagnati e spesi senza ritegno. Il Cavaliere è il simbolo di un ceto mediocre di vanitosi che punta tutto sullostentazione della propria ricchezza accumulata durante il far west economico degli anni 80, epoca in cui tutto era possibile e le regole non valevano più nulla. Le istituzioni di un Paese abituato ad altra severità istituzionale escono ferite dal passaggio di un uomo senza limiti qual è Berlusconi. E quali sono i vari Previti, Dell Utri, Miccichè, incapaci di accettare che lo Stato ha le sue regole, che le Istituzioni vanno difese e rispettate, che il Governo del Paese non un casinò. Il Cavaliere, invece, sa che può ridere e scherzare di tutto e di tutti, non si preoccupa del cattivo gusto delle sue barzellette e non teme la mancanza di stile e galateo dei suoi atteggiamenti pubblici. Palazzo Chigi è come il Bar dello Sport alla domenica sera: fumo, birre e risate sguaiate. Ancor più grave della mancanza di stile e di galateo sono la bugia e la menzogna elevate al rango di comunicazione di Stato. Ne è la prova il salotto di Bruno Vespa alla vigilia di quelle elezioni che consacrarano Berlusconi quale nuovo leader del Paese. Il famoso Patto con gli Italiani , quello delle autostrade a destra e manca, delle ferrovie, dei porti e degli aeroporti in ogni angolo del Paese, non è altro che il più riuscito dei trucchi del Cavaliere per convincere i telespettatori, un po come fa un buon piazzista davanti alla piccola folla della fiera di paese. Seguirono poi le finanziarie bugiarde di Tremonti, i famosi primi 100 giorni di governo, il falso in bilancio, le rogatorie internazionali, il rientro dei capitali allestero, la Legge Cirami presentati come strumenti per accrescere la democrazia del Paese, ma altro non sono che la logica conseguenza della politica degli inganni inaugurata con il Patto per lItalia. Cosè dunque lItalia sognata, voluta e imposta da Berlusconi e soci? Un Italia provincialotta, egoista e menefreghista, che ostenta ricchezza e volgarità, che non sopporta le regole, detesta lo Stato, ignora le Istituzioni. La Democrazia cristiana ha gestito, con decisione e anche con diversi errori, gli ultimi 50 anni del Paese. Lo ha fatto con lo stile freddo e distaccato di statisti del calibro di De Gasperi, Moro, Fanfani, insieme a laici illuminati come Einaudi, La Malfa, Nenni, Spadaloni, Ciampi, che si misuravano con esponenti politici del calibro di Amendola, Berlinguer, Jotti. Il Paese ha potuto rinascere grazie allimpegno di uomini comunque e sempre severi, riservati, rigorosi, responsabili, adeguati al ruolo. Tutto quello che hanno dato al Paese questi personaggi, il patrimonio politico e culturale che hanno lasciato a noi moderni in eredità, è stato cancellato in pochi anni da uomini mediocri e arroganti della milanesità arruffona e grassa che ha preso il potere sotto le insegne di Forza Italia e della Lega. Uomini per molti versi inadeguati, maldestri, soprattutto ridicoli. Un ultimo esempio nelle cronache di questi giorni. Andreotti viene condannato, in secondo grado, a 24 anni di carcere. Lex leader dc commenta: Ho ancora fiducia nella giustizia, anche se .; il Capo dello Stato si dice Turbato; Il Capo del Governo invece la spara grossa: La giustizia è impazzita. Sta tutta in queste espressioni la differenza di stile e di porsi davanti alle istituzioni fra i leader di ieri e quelli di oggi. Senza voler fare un confronto, assolutamente improponibile, fra una generazione ormai finita fatta di grandi uomini delle istituzioni e quella dei capetti di periferia che oggi recita nel teatrino della banalità politica. LItalia odierna diventa sempre più come gli uomini che la governano: provincialotta e senza principi. E senza colpevoli. La grande e furba operazione che sta compiendo la destra di Berlusconi è quella di far passare la tesi che nessuno è più colpevole. Se non lo è Andreotti, non lo sarà nemmeno DellUtri, né tantomeno Previti. E alla fine nemmeno Berlusconi. Tutti innocenti, tutti assolti, anche quando i tribunali dovessero dimostrare il contrario. Perché non si può processare la storia! E questa magistratura ce ne mette di suo per non farsi rispettare, come insegna la vicenda degli arresti dei no-global e la condanna di Andreotti. Lalternativa a tanti guasti? Il centro-sinistra non lha ancora trovata.