Il rito (vuoto) dei funerali di Stato
Funerali di Stato!
Un rito ormai vuoto, lungo e privo di umanità. Un calvario per le famiglie delle vittime. Una (forse anche involontaria) passerella di uomini delle Istituzioni, di esponenti politici, sociali, culturali, della chiesa e delle forze armate!
Tutti doverosamente in prima fila, davanti all’altare, visibili a tutti. E ci sono quelli che prima passano dal parrucchiere!
I funerali di Stato delle vittime del crollo del ponte Morandi di Genova, saranno questa volta una sofferenza ancora più forte. Molte le famiglie che hanno deciso di celebrare i funerali dei loro congiunti in privato. Rifiutando i funerali di Stato.
Hanno scelto funerali in privato, nel paese d’origine, davanti alle sole famiglie.
Funerali in privato perché c’è un forte bisogno di intimità, di stare lontani dalle decine di telecamere, dalle centinaia di giornalisti e curiosi, dal caos e dalla calca.
Funerali in privato perché il dolore per una tragedia così enorme e così inaccettabile, non può essere esibito al pubblico televisivo. Non c’è bisogno di milioni di telespettatori per rendere ancora più grande e straziante il dolore e la rabbia.
La rabbia. Quanta rabbia. Soprattutto per lo spettacolo indecoroso delle decine di macchiette della politica e delle istituzioni che ne hanno approfittato per mettere in evidenza, come se ce ne fosse bisogno, la loro totale inadeguatezza e le totale incapacità a capire quando è il momento di stare zitti e quando è il momento di parlare.
Da qui va fatta una riflessione profonda: servono ancora i funerali di Stato? Serve ancora rendere pubblico, televisivo, illuminato da cento riflettori, il pianto di mamme, mogli, mariti, figli?
Fermiamoci qua. E se funerali di Stato per i morti di Genova si devono celebrare, che sia presente il solo Capo dello Stato, simbolo dell’unità del paese. E in questo caso uomo di rare e pregiate parole, uno che il sangue e la morte li ha abbracciati quel giorno di tanti anni fa, in una macchina, nella sua Sicilia.