Il razzismo che “spara” alla nostra dignità
Spara al negro, spara spara!
Che vuoi che sia. Spara! Non vedi com’è nero? Non vedi come puzza? Non vedi com’è sporco?
Un po’ com’erano e come siamo stati per decenni noi calabresi: brutti, sporchi, neri e negri dentro.
Spara, spara. Ora si può fare, spara tranquillamente, il paese è nostro, ora tutti gli altri se ne devono andare.
I negri se ne devono andare per primi.
Spara, spara… Sparaaa!
Spara al negro. E se è un negro bambino? Spara al negro anche se bambino, non importa. I negri sono tutti uguali, loro sono tutti sporchi, loro ci rubano il lavoro, loro ci violentano le mogli, loro ce li uccidono. Spara, spara.
Loro sono come siamo stati i calabresi: “non si affitta a calabresi”! Succede ancora, come nella Torino degli anni ‘60, succede nel bolognese:
“Affittasi da subito posto letto in ampia stanza doppia, in un grande appartamento. Cerchiamo ragazzo o ragazza per condividere la stanza con uno studente di 24 anni, simpatico e socievole. No punkabbestia, no calabresi (non siamo leghisti, anzi, ma abbiamo avuto troppe brutte esperienze), matricole solo se sveglie e autosufficienti”.
Annuncio apparso su Facebook non più di 3-4 anni fa.
Spara, spara. Spara alla dignità e alla storia di quell’Italia civile che ha saputo superare razzismi e lacerazioni, che è stata vittima del razzismo americano, svizzero, belga. Che ha sofferto, ha lasciato i suoi migliori figli all’estero, travolti nelle miniere, travolti dal dolore e dalla disperazione di tante ingiustizie vissute sulla loro pelle.
Spara al negro, poi spara allo zingaro, poi spara al disabile, al malato.
Spara, spara per primo al negro.
E poi incendiamo quei campi di zingari, bruciamo tutto, bruciamoli tutti.
Cacciamo i negri da Rosarno, dalle campagne pugliesi, cacciamoli dai campi di pomodori, vogliamo raccogliere noi le angurie d’estate, cacciamoli dalle nostre campagne, cacciamoli tutti dai nostri campi, perché il lavoro lo vogliamo noi, tutto il lavoro lo vogliamo noi. Mandiamoli a casa loro a lavorare.
Spara, spara a chiunque non sia bianco, non sia italiano, non sia cristiano.
Perché i cristiani siamo noi, noi che abbiamo il crocifisso in camera da letto, noi bianchi, figli di un figlio di Dio palestinese. Noi, il vangelo in mano, ed un pulpito dal quale incitare all’odio.
Spara, spara al negro. Ora si può.