Il presidente della Repubblica
Non potendolo riconfermare per la terza volta (dopo averlo fatto per disperazione la seconda, lui stesso contrario!), il presidente della Repubblica Napolitano esce di scena dopo anni difficilissimi e complicatissimi che egli ha gestito con grandissima autorevolezza.
Ora il successore. Che non può essere uno dei soliti (la nuova carica dei 101 si sta già scaldando!) e non abbiamo più ‘grandi vecchi’ e ‘padri della Patria’ disposizione. Quelli che hanno già dato, lasciamoli lì, proviamo invece a mandare un segnale al Paese, ai cittadini che non votano più, a quelli che vedono la politica e le istituzioni come fumo negli occhi. Pensiamo ad un nome forte, di ‘rottura’, che ha saputo negli anni combattere belle battaglie, che sa parlare alle nuove generazioni e può rappresentare e garantire il Paese in momenti tanto difficili. Un ‘non politico’, non di apparato, non di tutela per un partito o una maggioranza.
Dipendesse da me, proporrei per il Quirinale un uomo come Luigi Ciotti, per tutto quello che è stata ed è ancora la sua storia, il suo impegno, le sue battaglie per una democrazia pulita, per le istituzioni più vicine alla gente, agli ultimi.
Don Luigi Ciotti , molto attivo nel sociale, ispiratore e fondatore dapprima del Gruppo Abele, come aiuto ai tossicodipendenti e altre varie dipendenze, quindi dell’Associazione Libera contro i soprusi delle mafie in tutta Italia.
A partire dal 1979 si dedica alla cooperazione internazionale, con un primo progetto in Vietnam, poi in Sud America e Costa dAvorio. Nel 1982 contribuisce alla nascita del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, presiedendolo per dieci anni, e nel 1986 partecipa alla fondazione della Lega italiana per la lotta contro l’AIDS per la difesa dei diritti delle persone sieropositive.
Negli anni novanta limpegno di don Ciotti si allarga al contrasto alla criminalità organizzata. Dopo le stragi di Capaci e via dAmelio del 1992, fonda e dirige il mensile Narcomafie e nel 1995 il coordinamento di Libera. Associazioni contro le mafie, oggi punto di riferimento per oltre 1.600 gruppi nel mondo. Nel 1996 con Libera raccoglie oltre un milione di firme per lapprovazione della legge sulluso sociale dei beni confiscati. Nel 2010 avvia una grande campagna nazionale contro la corruzione, con l’obiettivo di alimentare quel cambiamento etico, sociale, culturale necessario per spezzare alla radice i fenomeni mafiosi e ogni forma dingiustizia, illegalità e malaffare.
La scuola e la formazione sono un obiettivo per don Luigi Ciotti. Cosi dà vita ai percorsi educativi in collaborazione con 4.500 scuole e numerose facoltà universitarie.
E poi c’è l’impegno sociale: dà vita a numerose cooperative sociali sui beni confiscati, attive in molte parti d’Italia. E pensa anche al sostegno concreto ai familiari delle vittime, organizzando ogni 21 marzo una mobilitazione nazionale.
Nel marzo 1991 don Ciotti è nominato Garante alla Conferenza mondiale sullAIDS di Firenze, e nel marzo 1995 presiede la IV Conferenza mondiale sulle politiche di riduzione del danno in materia di droga. Negli anni è invitato a tenere conferenze sul tema delle dipendenze in vari Paesi (Gran Bretagna, USA, Giappone, Svizzera, Spagna, Grecia, ex Jugoslavia). In tempi più recenti, è chiamato a parlare due volte in Messico.
Don Luigi ha ricevuto premi e riconoscimento in Italia e nel mondo per la sua indefessa opera nei confronti dei più emarginati, degli ultimi della società, per il recupero degli esclusi e per il lavoro di coscientizzazione della società nei confronti del fenomeno mafioso e dei suoi meccanismi!.
Nel 2013, Totò Riina, intercettato, disse: “Ciotti, Ciotti, putissimo pure ammazzarlo (possiamo pure ammazzarlo), è come don Puglisi!”
Contro le mafie, contro la corruzione, contro il malaffare. Una vita per la democrazia sana, pulita, trasparente, chiedendo per questo l’impegno di tutti, nessuno escluso.
Qualche mese fa, era il 3 maggio 2014, don Luigi Ciotti venne a Petilia Policastro, paese del crotonese dove visse la povera Lea Garofala, massacrata e bruciata a Milano. Una storia sconvolgente che toccò il Paese e che don Ciotti visse in qualche modo da vicino, per avere conosciuto e incontrato Lea.
Ero presente, quel giorno, nell’affollatissima piazza di Petilia che ricordava Lea Garofalo. Ed ho sentito l’urlo di don Luigi Ciotti dal palco: Lea Garofalo è viva è qui! E poi ancora: “Siate orgogliosi di essere calabresi. Calabria è il nome di un popolo, non di un clan!
La ferita che vive la Calabria è una ferita che deve conoscere tutta l’Italia!
Io Lea l’ho conosciuta. E quel volto non l’ho mai dimenticato!
Ho trovato un cuore ardente e una coscienza inquieta.
Lea non è morta, Lea è viva, c’è lei in questa piazza di Petilia.
Meno parole, meno polemiche ma fatti, fatti …. Da parte di tutti. Da parte di tutti!!”