Il Ponte e l’Alta Velocità servono davvero alla Calabria?
Il Ponte sullo Stretto. L’Alta velocità ferroviaria. Discussioni cicliche, argomenti laceranti.
Ma servono veramente alla Calabria?
E a quale costo economico e a quale impatto ambientale, in una regione fragilissima come la nostra?
Il Ponte è la più inutile, dannosa, pericolosa, costosissima opera che si possa immaginare in Italia. Della sua inutilità parla nel suo libro il prof Domenico Marino, “L’insostenibile leggerezza del Ponte”. Libro che ho avuto modo di presentare a Roma con l’autore. Fortunatamente il presidente Renzi si è affrettato a chiarire in questi ultimi giorni, che l’opera non è prioritaria, che ben altre sono le opere necessarie prima che si parli del Ponte sullo Stretto.
Ma il dibattito sull’Alta Velocità ferroviaria in calabria, che dovrebbe consentire di raggiungere Reggio Calabria in 4 ore e mezzo da e per Roma, è di particolare interesse. Risparmiando un’oretta rispetto all’attuale collegamento Frecciargento, che comunque è già in regime di alta velocità rispetto agli altri collegamenti.
Di recente, esattamente lo scorso mese di giugno, il Ministro Delrio ha ricevuto un dossier dalla regione con un piano per abbattere i tempi di percorrenza di almeno 40 minuti sulla direttrice Reggio Calabria-Roma con un semplice cambio di percorso. Il collegamento tra lo Stretto e la Capitale avverrebbe così in sole quattro ore, e sarebbe garantito «a tempo zero e costo zero».
Precedentemente lo stesso Delrio aveva escluso la realizzazione dell’Alta velocità ferroviaria, un’opera costosa quanto devastante per l’impatto ambientale in un’area molto fragile e ad alto rischio. L’attuale tracciato ferroviario insiste in un’area interessata ad una notevole erosione delle coste, a valle di uno ”sfasciume pendolo sul mare”. Attraversa villaggi turistici e centri residenziali, arrivando anche a ridosso delle spiagge! Immaginate l’impatto della costruzione della nuova rete ad Alta Velocità con i suoi quattro binari!
La possibilità di abbattere i tempi di percorrenza da Reggio Calabria Roma si può immediatamente attuare evitando la lunga fermata a Napoli ed intervenendo su alcuni punti della rete, migliorandone e accorciandone altri. Costi limitatissimi, risultati concreti per Frecciargento che già adesso sfreccia a velocità sostenute.
Il confronto non è di poco conto: alta velocità, con 4 binari , un costo di diversi miliardi, un impatto ambientale disastroso, con treni a 300 chilometri l’ora.
Non sono un ‘benaltrista’, ma prima dell’alta velocità ferroviaria servirebbe completare la Salerno-Reggio Calabria, oggi all’80% ultimata, divenuta una bella e comoda autostrada. Ma rimangono alcune decine di chilometri da realizzare, in particolar modo tra Cosenza e l’area del Savuto, dove sono tutti ponti, viadotti e gallerie. Non bastano 5 miliardi per realizzare un nuovo tracciato! Assolutamente necessario. Non è forse questo una priorità?
La Calabria registra un forte squilibrio infrastrutturale, ma non ha bisogno di opere ad alto impatto ambientale.
Ha la necessità di migliorare i collegamenti interni e tra le città della Regione. Ha bisogno di rilanciare i collegamenti stradali e ferroviari lungo la fascia jonica, oggi in più punti a livello di terzo mondo, mentre in altri punti ci sono importanti interventi dell’Anas.
Ma è il concetto stesso di Alta Velocità che oggi va ripensato. È veramente indispensabile in una terra come la nostra, dove occorrerebbero molti miliardi di euro per accorciare la percorrenza ferroviaria al massimo di un’oretta tra Reggio e Roma?
La Calabria ha bisogno di mille piccoli interventi, di tantissima manutenzione, di molto ammodernamento per togliere dal profondo isolamento quelle centinaia di piccoli comuni che oggi stanno vivendo una condizione drammatica. Non sono forse una priorità i centri storici che stanno letteralmente cadendo a pezzi?
Vogliamo affermare l’idea di una Calabria che valorizzi il suo immenso patrimonio naturale, storico, paesaggistico, oggi abbandonato al suo destino. Dobbiamo far valere l’idea di una Calabria ‘verde’, agricola, turistica.
Tutto deve girare attorno ad un concetto di bellezza naturale, di tempo che scorre lento, di eccellenze agroalimentari, di cultura della storia.
Quel Ponte è un pugno nello stomaco, una sfida e una provocazione insensata.
E a nulla serve un treno rosso che sfreccia come un fulmine lungo le rive dei nostri spettacolari mari.
Ne vale veramente la pena per per qualche decina di minuti in meno?
Pubblicato sul “Quotidiano del Sud” del 10 ottobre 2016.