Il Pd calabrese non faccia lo struzzo
In Calabria, come nel resto d’Italia, la corruzione e l’illegalità sono ormai a livello di guardia. Ma attenzione, distinguiamo tra indagini degli inquirenti e risultati dei processi. Molto spesso gli indagati, benché preventivamente arrestati, finiscono per essere prosciolti in giudizio, perché estranei ai fatti. Voglio sperare che anche in questa vicenda di Rende finisca così. Però facciamo lavorare i magistrati senza trarre giudizi preventivi.
Stamane un amico mi ha inviato una mail: “L’operazione di stamattina a Rende, a prescindere dalle responsabilità che dovranno essere accertate, ti dà il metro di giudizio della classe dirigente calabrese. Una classe dirigente per buona parte collusa o quanto meno immischiata in affari personali che non riguardano mai o quasi mai il bene della nostra terra. Fare generalizzazioni è facile in questo momento, tuttavia l’immagine che all’esterno esce fuori cristallizza una situazione devastante. Sono tutti o quasi tutti indagati, chi arrestato, chi condannato, chi in attesa di giudizio. Su questo siamo anche egualitari in Calabria: politici di destra e sinistra, centro, imprenditori. Prima di parlare di Renziani, Bersaniani, Berlusconiani, mi appello al tuo buon senso. Siete rimasti in pochi oramai, che hanno possibilità di cambiare una terra che merita un pó di ordine e meritocrazia”.
Fin qui il mio giovane amico.
È chiaro che c’è ormai un forte clima di smarrimento e di amarezza che regna sovrano, soprattutto in Calabria. Intanto penso che il PD calabrese non possa tenere la testa sotto la sabbia: non è uno struzzo. Anche se ci somiglia molto! Deve avere il coraggio e la forza di avviare una profonda azione di rottura. Deve ripartire dalla legalità, dal rispetto delle regole ( che qui da noi è una chimera!), da un profondissimo rinnovamento. Ma c’è la necessità che qualcuno dalla società, ci metta la faccia, si impegni direttamente, aiutando il partito a cambiare veramente. C’è bisogno di nuovo personale politico, di nuova linfa, di nuove energie, di tanta trasparenza. Ma prima di tutto è necessario il ritorno della politica, quella vera, non quella finta che vediamo oggi. Serve poco la convegnite acuta e la sindrome degli annunci.
Quando vedo e leggo le reazioni di tanti ragazzi, mi rendo conto che se non si cambia davvero, si muore. E forse stiamo già morendo. E viene in mente Corrado Alvaro: “La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile. E questa disperazione avvolge il mio paese da molto tempo”.
La stessa disperazione che sta affondando la Calabria.