Il parlamento tra scandali e grandi scelte In queste ore il Parlamento chiude per la pausa estiva
Poco più di un anno di Governo e di vita parlamentare di questa XV tormentata legislatura. L’ho visti trascorrere lentamente questi 14 mesi, fra notevoli polemiche e quasi sempre in un clima avvelenato. Un parlamento che pure ha avuto notevoli sussulti: le liberalizzazioni di Bersani (medicine nei supermercati, più taxi, accesso più facile alle professioni, meno burocrazia…..), la lotta all’evasione, il tesoretto, la ripresa economica, la riforma della giustizia e quella della scuola, il rientro dei militari dall’Iraq, la legge sulla sicurezza nei posti di lavoro, prime riforme della Sanita. Ma notevoli anche le cadute di ‘stile’ e di comportamento: Sircana che’sbircia’ un trans dalla sua auto, Luxuria che litiga con una ‘collega’ per il bagno giusto, i pastorelli gay posti da due deputati radicali al presepe della Camera, Caruso che annuncia di coltivare marjuana nei giardini di Montecitorio, Gustavo Selva che finge di star male per farsi accompagnare da un’ambulanza ad una tv di Roma, il deputato di quel cartello ‘papista’ che rivendica la ‘famiglia, una, santa, apostolica’ e poi si fa beccare in un albergo con due squillo e un bel pò di cocaina, il gruppo dell’Udc che effettua, nel frattempo, un test antidroga ai deputati con tanto di preavviso, e poi i costi e gli sprechi della politica, la ‘casta’, Montezemolo e la ‘guerra’ dei poteri forti contro la politica debole.C’è stato di tutto e di più in questo primo anno di vita parlamentare della nuova legislatura.
Doveva essere l’anno della svolta dopo il quinquennio berlusconiano che tanti danni ha fatto al Paese e alle sue Istituzioni. Eppure il Paese ha dimostrato di non capire e di non voler più credere a nulla. Poco importa se al grido ‘elezioni trucccate, voto anticipato’ Berlusconi ha quasi convinto gli italiani che lui al potere, di fatto, non c’è mai stato. Nonostante i disastri in economia della precedente legislatura (Pil attorno allo zero, conti pubblici allo sbando, parlamento nel caos) e la linea filo Bush in politica estera che ha portato il nostro Paese in una guerra folle in Iraq. Tutto quello che è accaduto nei cinque anni precedenti ci ha restituito un Paese debole, spaventato, più povero. Mentre gli italiani già nei primi mesi del governo Prodi volevano tutto e subito. Prodi, incapace di comunicare e di farsi capire da amici e alleati, figurarsi poi dagli italiani, ha voluto prima di tutto risanare la finanza pubblica (ed ha fatto bene) per poi passare alla fase dello sviluppo e del rilancio dell’economia. Ma riesce a farsi ricordare per l’ampiezza del suo governo (record di ministri e sottosegretari) piuttosto che per il recupero di parte dell’enorme evasione fiscale, per i conti a posto, per il rinnovo dei contratti con gli statali.
Problemi ogni giorno in Parlamento. Mentre il centro destra in questo primo anno si è fatto si è sbriciolato , il centro-sinistra fa di peggio. Mastella litiga con Di Pietro, Rutelli con la sinistra radicale, i piccoli dell’ Unione ricattano ogni giorno, Prodi media e decide poco. Tutto questo mentre si approva la prima importante riforma delle pensioni, si vara un Documento economico di notevole portata, vengono aumentate le pensioni minime, si mette mano agli sprechi in parlamento (Deputati in pensione a 65 anni e non più come ora in giovane età). Eppure, il rischio vero è che di questo governo e di questo parlamento si ricordino le risposte cretine dei parlamentari alle jene, qualche storia di sesso nottetempo, le continue divisioni, le risse e la confusione.
Bilancio negativo, quindi, se si guarda da un certo punto di vista. Eppure i risultati non mancano. In un Paese in cui appena uno-due anni fa crollavano le grandi imprese private (Parmalat su tutte, la Fiat in caduta libera) e quelle pubbliche: le Ferrovie dello Stato andavano in malora, Alitalia già in rovina, l’Anas incapace di agire; in questo Paese gli indicatori economici oggi sono tornati tutto nel segno positivo: il Pil viaggia attorno al 2%, la produzione industriale cresce notevolmente, così le esportazioni, le entrate fiscali continuano da un anno a crescere oltre ogni previsione, la disoccupazione scende sotto il 7% (record degli ultimi 25 anni). Il Paese ricomincia a crescere, dunque, nonostante l’instabilità politica, ma anche grazie alla politica economica del Governo e ad una migliore congiuntura internazionale.
Un Paese in contraddizione con se stesso, ma che, nonostante tutto, va.Nonostante un sistema istituzionale ormai datato, la crisi dei partiti, l’assenza di grandi leader, la casta, le nuove brigate rosse, i servizi deviati, le intercettazioni, i furbetti del quartierino e quant’altro, il Paese va. In attesa del Partito Democratico.
Franco Laratta