Il mondo ha paura! LItalia fa finta di nulla.
Forse non tutti sanno che tra 30 o al massimo 50 anni il mondo dovrà affrontare una delle più grandi crisi che si ricordi: la fine del petrolio e , di conseguenze, la fine del mondo industrializzato, almeno così come lo abbiamo conosciuto finora. Difficilmente lOccidente e i i Paesi maggiormente industrializzati arriveranno a quella data con una alternativa valida al petrolio. Valida nel senso di compatibile con laltro grande dramma che si appresta a vivere il mondo evoluto: le devastazioni naturali dovute allinquinamento dellatmosfera. Da un protocollo di Kioto allaltro, lOccidente non riesce a tagliare decisamente le emissioni di gas inquinanti, fermando necessariamente una parte di industrie, aerei e automobili che causano i disastri ambientali che ben conosciamo. Sappiamo benissimo che la massima causa del surriscaldamento della Terra arriva senza dubbio dallaumento di anidride carbonica (CO2) prodotta dalla combustione dei combustibili fossili e dalla diminuzione delle foreste. Il surriscaldamento atmosferico provocato dalla densa cappa dei gas rilasciati, genera un alterazione climatica notevole che si manifesta poi sottoforma di alluvioni, uragani, disgelo, siccità e così via.
Nel 1988, lONU istituì lIPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) comitato intergovernativo sul cambiamento climatico. I gruppi scientifici istituiti per i lavori, espressero in quell occasione una forte preoccupazione dovuta allurgenza di un immediata risoluzione.
Infatti, alcuni studi affermano che prima di una totale dissolvenza dei gas serra saranno necessari alcune centinaia di anni, vale a dire che se da oggi partissero gli impianti a energia pulita, pagheremmo per molto tempo ancora i guasti provocati dallattuale sistema energetico.
Non vogliamo essere catastrofisti, ma se il sistema economico-energetico dovesse restare come quello attuale, fra circa cento anni le temperature globali salirebbero di 3-
Ma allora: perché non è stata attuata ancora una politica di decontaminazione e di alternativa al problema effetto serra? Perché tutti gli accordi internazionali sono stati disattesi? Perché i governi dei Paesi ricchi e sviluppati non sono intervenuti con la rapidità imposta dalla gravità del problema?
Andando avanti di questo passo, è ovvio che non ce la faremo a dare vita a nuove fonti energetiche ecologiche e alternative: il sole, il vento, i biocarburanti non potranno sostituire rapidamente il petrolio quale primaria fonte energetica per le industrie e i mezzi di trasporti, per produrre elettricità, riscaldare e raffreddare le civili abitazioni.. Rimane lopzione nucleare: ma questo ci porterebbe ad un discorso completamente diverso. E carico di paure planetarie. Comunque di lontana realizzazione e con lirrisolto problema delle scorie nucleari che nessuno a tuttora sa come e dove smaltire!
Entro i prossimi 50 anni si registreranno catastrofi naturali senza precedenti; entro 100 la temperatura sulla terra salirà notevolmente, i ghiacciai eterni si saranno notevolmente ridotti, molte città e paesi costieri saranno sommersi dalle acque, interi continenti saranno devastati dalla siccità, assisteremo ad emigrazioni di milioni di persone disperate.
Mentre tutto questo accadrà fra qualche decennio, oggi il mondo maggiormente industrializzato, i Paesi abituati ad uno sviluppo costante e quelli che in pochi anni e con una aggressività impressionante (Cina,. India) hanno conquistato il mercato mondiale, devono fare i conti con una crisi finanziaria devastante che, partita dagli Stati Uniti dAmerica, sta investendo lEuropa e gli altri Paesi maggiormente sviluppati. Si tratta della crisi finanziaria più forte degli ultimi 30 anni. Crisi finanziaria che brucia ingenti risorse prodotte dalle economie più o meno forti e stabili, frena la crescita dei Pil, fa crollare le Borse del mondo intero. In sostanza leconomia reale si ferma, anzi arretra, la disoccupazione cresce, linflazione torna a fare paura, si bloccano i consumi delle famiglie, il dollaro è in caduta libera, il prezzo del petrolio viaggia stabilmente oltre i 100 dollari al barile (contro i 60 di un anno fa!). Una miscela esplosiva che porta le economie di tutto il mondo in una fase di recessione.
Proprio nei giorni scorsi, Repubblica titolava così:
Calano gli occupati, Wall Street cede. Negli Usa lincubo recessione.
Informandoci che a febbraio si sono persi 63 mila posti di lavoro. Aumentano i rischi crescita negativa. Mentre Bush ammette: “La nostra economia ha rallentato, il momento è difficile” .
Questo quadro così nero, così drammatico, fa certamente paura. Perché il crollo dei mercati, produce povertà, spoglia il mondo ricco di tutte le sue certezze, alimenta le paure delle famiglie.
Ma sono tutti negativi gli effetti di questa crisi? Probabilmente no. Nasce, infatti, la consapevolezza che il mondo deve cambiare, che luomo non può guardare soltanto al Pil senza pensare al futuro, senza costruire valide alternative al modello di sviluppo conosciuto finora. Questa crisi costringerà i governi ad adottare misure drastiche, a risparmiare in consumo di energia, ad accelerare le ricerche sullo sfruttamento delle energie alternative. Le stesse famiglie saranno costrette ( e convinte) a dare maggiore valore ad ogni cosa, a risparmiare e a meglio spendere i capitali disponibili, a dare maggiore peso ai beni e ai prodotti che avranno a disposizione. Si useranno sempre di meno le automobili, si avrà maggiore rispetto della natura e dei suoi immensi patrimoni, torneranno i valori e i principi dimenticati, ci saranno meno consumi, si darà vita ad una società che correrà di meno, inseguirà di meno i traguardi economici, sarà forse più austera ma certamente meno irresponsabile. Sarà la fine del capitalismo e del consumismo? Non lo possiamo dire. Ma molte cose cambieranno.
Quanto sono presenti questi temi nella campagna elettorale che si sta svolgendo negli USA come in Italia? Nonostante lallarme di Al Gore sul futuro del pianeta, poco si parla in America di come salvare la terra. Sapendo che questo comporterà gravi sacrifici per tutti, e che non porta voti ai candidati. Si parla invece della gravissima crisi finanziaria che proprio dagli Usa ha preso il via. Ma nessuno dei due maggiori candidati ha una ricetta valida per salvare leconomia americana, il suo incessante sviluppo, i posti di lavoro che da sempre ha prodotto. Non se nè parlato nemmeno nella recente campagna presidenziale in Francia, tutta improntata su temi futili come se