I tagli allUniversità. La Calabria ai tempi dei briganti!
Quanti passi indietro farà la Calabria? Mentre tutti pensavamo fosse necessario, e indispensabile, avvicinare sempre più la nostra regione alle altre regioni italiane; mentre ci preoccupavamo di arrestare la fuga dei giovani, di frenare la caduta dell’occupazione, di far crescere il PIL (che è un terzo rispetto al Pil delle regioni del Nord), di agevolare le imprese con le Zone Franche Urbane da far finalmente partire e aumentare in numero… Mentre pensavamo di ottenere questo e altro per portare la Calabria in Italia e quindi in Europa, abbiamo fatto i conti concretamente con la scure di Tremonti.
La nostra Università, quella di Arcavacata, i cui risultati sono apprezzati unanimemente, che in un decennio è sempre più cresciuta in quantità e qualità, si vedrà tagliare le proprie risorse del 19% nel 2011! Il 19 per cento, che significa ben 20 milioni di euro in meno.
Una mazzata violenta e immotivata. Direi volgare e insensata.
Ora, è vero che i tagli sono necessari, che il Paese rischia il crollo (ma questa non era ‘una crisi psicologica”?), che si spende e si spande troppo, ma quando un governo taglia con violenza le risorse all’Università della Calabria, utilizzando una gigantesca ascia, senza rendersi conto del gravissimo danno che si fa al futuro di questa regione, ai nostri figli e nipoti che così dovranno rinunciare agli studi universitari, allora questo vuol dire che il Paese è diventato davvero più cattivo, un patrigno senza cuore!
La Calabria ha bisogno di scuole, cultura, formazione, ricerca, studio. Più del pane. Perchè questa terra si salva se i giovani hanno possibilità di studiare, apprendere, conoscere. I giovani hanno bisogno di affrontare la società, le sfide del mondo, i rischi del prossimo futuro, con maggiore conoscenza, con studi severi e approfonditi. La conoscenza, la cultura, salveranno la Calabria.
Senza una vera università e senza un valido ed efficiente sistema di scuole pubbliche, la Calabria è destinata ad arretrare ulteriormente, e drammaticamente.
Scivolare giù, rapidamente, di decennio in decennio, significa costringere i giovani ad uno stadio di perfetta ignoranza, lontani mille anni luce dagli altri giovani dell’Europa e del resto d’Italia. Rischiamo di tornare alla miseria culturale, alle lauree destinate solo ai figli di famiglie benestanti, che possono permettersi gli studi lontani da casa, in altre regioni, forse anche all’estero. I figli delle famiglie medie, e ovviamente di quelle povere, saranno sempre di più costretti a fermarsi al diploma, e forse anche questo sarà un sogno per molti.
La Calabria ai tempi dei briganti. Questa terra si avvicina sempre più alla emarginazione culturale, sociale, economica. Il gap con le altre regioni cresce sempre di più. Le risorse finanziarie saranno sempre di meno.
Dopo l’Università toccherà agli ospedali, alle strutture di pubblica utilità, ai servizi pubblici. Nel frattempo lo spopolamento dei comuni medio-piccoli va avanti incessantemente. Nel giro di 20-30 anni la Calabria perderà altre decine di migliaia di residenti, avrà meno scuole, meno uffici, meno servizi al cittadino. Sarà una regione stanca, vecchia, senza forze vive. Lunica regione dItalia destinata a morire di stenti, di fame, di ignoranza.
E tutto questo parte dall’indebolimento del sistema culturale. Meno scuole e meno università significa più povertà. Da qui il declino sarà ancora più forte e più veloce.
Non vogliono finire buttandola in politica: ma questo Governo si assume la grave responsabilità di cancellare la Calabria dalla civiltà!
Franco Laratta