Gli industriali hanno ragione:La Calabria oggi è allo sbando, senza un programma, senza un progetto, senza una classe dirigente capace
Il Grido di allarme degli industriali calabresi non può essere né minimizzato né sottaciuto: siamo di fronte ad una crisi terribile nei rapporti fra il mondo politico e lapparato economico e produttivo della Calabria. La dichiarazione di Filippo Callipo, presidente degli industriali calabresi, che segue quella del Presidente della Despar Tonino Gatto, è una chiara e netta denuncia del fallimento del centro-destra che governa da 10 anni la nostra regione e più complessivamente di unintera classe politica regionale. Ci troviamo di fronte ad una Calabria paralizzata, in piena crisi economica e sociale, aggredita da una criminalità spavalda e arrogante, con i maggiori indicatori economici in negativo, senza nemmeno una vera prospettiva di svolta. Dieci anni di giunte di centro-destra hanno cancellato il sogno di una Regione che avrebbe potuto e dovuto spendere i fondi comunitari per segnare una stagione di crescita e di sviluppo. La Calabria oggi è allo sbando, senza un programma, senza un progetto, senza una classe dirigente capace. Purtroppo cadono tutti nel vuoto gli appelli di Callipo, Gatto, Puija; quelli del sindacato calabrese che con Sbarra, Pignataro e Castagna gridano da tempo nel deserto; ma cade nel vuoto il grido di dolore della Chiesa calabrese, le denunce del Metropolita di Cosenza, mons. Giuseppe Agostino, le preoccupazioni degli amministratori locali spaventati e lasciati da soli. Tutto tace in una Calabria sempre più povera ed emarginata, governata da una classe dirigente mediocre e distratta, con una classe politica debole che non riesce ad interpretare i bisogni di tanti calabresi che si sentono abbandonati e di tantissimi giovani in fuga verso altri orizzonti. Davanti al clamoroso fallimento del centro-destra, ci troviamo di fronte ad un centro-sinistra che appare a tuttoggi incapace di proporsi come una vera alternativa allattuale sistema politico. Il centro-sinistra, tutto preoccupato a definire gli equilibri interni, non riesce a darsi una strategia, un progetto ed un programma per il futuro della Calabria. Non riesce nemmeno a darsi il candidato presidente che rappresenti lintera coalizione e le speranze dei calabresi. Ma dove si parla di questo? Chi lo sta facendo? Con quali risultati? Il rischio è che il centro-sinistra non attragga più la società civile, il mondo economico-produttivo, gli intellettuali e i giovani della Calabria. Abbiamo bisogno al più presto, al massimo entro settembre, di definire il progetto politico, un programma di governo, la nuova classe dirigente. Questultima non può essere quella di sempre che si ripropone, sempre più stanca e lontana dalle esigenze dei calabresi: cè bisogno di aprire i partiti, anzi di scioglierli nella società, nel mondo che lavora, nella classi sociali capaci di dare un contributo importante. Chiudiamo i nostri partiti e apriamo le porte ai calabresi, agli imprenditori, al mondo delle professioni, ai giovani . Insieme per progettare il nostro futuro, insieme per governare la Calabria di domani. Anche La Margherita, nata per essere una novità nello stanco mondo politico, ha bisogno di tornare allo spirito delle origini: essere cioè riferimento di quanti intendono guardare alla politica per cambiare il destino di questa terra. Ma di quella Margherita oggi cè una traccia sempre più debole: abbiamo bisogno davvero di un partito-nuovo, di proposta e di programma, che non si preoccupi soltanto di occupare posti e poltrone, che non ripeta gli errori dei partiti di una volta tutti ripiegati su se stessi e nelle loro guerriglie interne.
Il grido di allarme di Callipo è un segnale forte: la Calabria è stanca, quasi sconfitta. Ma ha voglia di non mollare, di reagire. Ha però bisogno di interlocutori veri, di attori e non di comparse, di un progetto politico e non di carta straccia, di una classe dirigente forte e competente e non di uomini mediocri e incapaci. Saprà il centro-sinistra dare risposte in tal senso?