Gioacchino, un segno dei tempi
L’Abate da Fiore è stato un segno del tempo. Un segno dei tempi.
E così ancora oggi, nel pieno del relax di mezzo agosto, un folto gruppo di studiosi e appassionati del pensiero gioachimita, ha ripercorso un tratto del “Cammino di Gioacchino” per concluderlo in località Jure Vetere, dove sorgeva il Protomonastero, la prima fondazione dell’Ordine Florense, a pochi chilometri da San Giovanni in Fiore.
A guidare il Cammino di mezzo agosto il vescovo calabrese di Noto, in Sicilia, monsignor Antonio Staglianò, che di primo mattino ha celebrato la messa nell’Abbazia di San Giovanni in Fiore.
Circa trecento i partecipanti al “Cammino di Gioacchino”, fra cui il presidente del Centro studi gioachimiti, Riccardo Succurro e il suo predecessore Salvatore Oliverio, i membri del Centro internazionale di Studi Gioachimiti, l’architetto Pasquale Lopetrone, studioso e autore di molti lavori su Gioacchino e il monachesimo in Calabria, molti giovani e studiosi.
La non casualità delle fondazioni forensi delle origini, scoperta di recente dall’architetto Lopetrone, ha determinato la definizione del progetto religioso che Gioacchino attuò tra il 1189 e il 1202, costruendo le sue Domus religiose tutte sulla strada di attraversamento della Calabria, da mare a mare, da Fiumefreddo a Crotone passando per Cosenza e dalla Sila.
Gioacchino uscì dalla clausura di Corazzo per portare la Parola di Dio sulle strade, tra le genti. Emulando la chiesa, Gioacchino riproposte alla comunità dei cristiani la pratica della chiesa spirituale diffusa, aperta, annullando i chiostri e creando gli oratori dove i cristiani potevano vivere da cristiani secondo i dettami di Cristo.
In 13 anni Gioacchino istituì 22 fondazioni collegate l’una alle altre. E ciò ha ispirato il “Cammino di Gioacchino