Francesco e la storica scomunica della mafia!
Le parole di Papa Francesco a Cassano Jonio vanno ben oltre quelle durissime che Giovanni Paolo II pronunciò 20 anni fa ad Agrigento. Ieri Wojtyla duro e coraggioso, oggi Bergoglio che pronuncia una sentenza inappellabile, una sorta di ‘ergastolo spirituale’: la scomunica!
La Chiesa deve dire di no alla ndrangheta. I mafiosi sono scomunicati.
Così Francesco davanti ad oltre 200 mila persone, presenti nella Piana di Sibari. Quelle parole sono state pronunciate durante la celebrazione della Messa, aggiunte a braccio, scandite con chiarezza. Un vero e proprio anatema contro i mafiosi, una condanna durissima, senza precedenti.
Chi conosce la storia della chiesa e del papato, conoscerà senz’altro il valore e la forza di una scomunica papale. Temutissima dai re e dai potenti di un tempo, è una sentenza senza appello che cancella dalla vita spirituale chi ne è colpito.
Francesco quindi, da Sibari pronuncia una condanna inequivocabile, una totale cancellazione dalla vita della chiesa e da qualsiasi forma di vita spirituale. Un atto che costringe le chiese locali, le associazioni cattoliche e tutte le altre aggregazioni che ruotano attorno alla chiesa, ad escludere categoricamente, ad espellere chiunque sia coinvolto con la criminalità organizzata, chiunque frequenti o faccia parte di clan mafiosi.
Nessuno può far finta di non capire o di non sapere, nessuno può più ignorare che la chiesa, con il papa in prima persona, ha deciso una rottura senza precedenti, netta e inequivocabile, verso chi ‘adora il male’, predica e pratica l’odio e la violenza.
In passato la chiesa non è mai stata così forte e decisa: in troppe zone del sud vi è stata indifferenza, giustificazione, complicità. Magari per paura, magari per ignoranza. Ma da oggi in poi non potrà mai più accadere.
Nessun Papa lo aveva mai fatto finora.
Quando venne beatificato don Pino Puglisi, nel maggio 2013, Papa Francesco riprese la dura condanna di Giovanni Paolo II ad Agrigento: Mafiosi convertitevi!.
Qualche mese fa, il papa partecipando alla veglia di ‘Libera’ per le vittime innocenti della mafia, aveva chiesto in ginocchio ai mafiosi di convertirsi per non finire allinferno.
Ma nella Piana di Sibari Papa Francesco è andato ben oltre.
Il luogo ha un suo valore altamente simbolico: proprio lì, le cosche locali sparano e poi bruciano il piccolo Cocò Campolongo, di appena 3 anni. Ucciso e bruciato insieme al nonno: un orrore senza fine. Qualche settimana dopo, il parroco di Sibari, padre Lazzaro Longobardi, viene ucciso a mazzate da un giovane rumeno. Lo scorso anno, a pochi chilometri da Cassano, viene uccisa brutalmente la 16enne Fabiana Luzzi, massacrata dal ragazzo anch’egli 16enne, che poi la brucia ancora viva!
Il Papa, nel carcere di Castrovillari, ha incontrato i famigliari del piccolo Cocò. E subito dopo il giovane rumeno accusato dellomicidio di don Lazzaro. Per loro parole di pace, di preghiera. Mai di odio o di vendetta.
Il papa è stato chiarissimo nei suoi interventi in Calabria. Soprattutto nella sua riflessione-appello ai calabresi: La ndrangheta è adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato. Bisogna dirgli di no. La Chiesa, che so tanto impegnata nelleducare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare.
E poi ai giovani calabresi: Non lasciatevi rubare la speranza! Opponetevi al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello!
Il Papa ha lasciato la Calabria a tarda sera. Questo 21 giugno 2014 passerà alla storia come il giorno in cui il Papa di Roma ha chiuso le porte definitivamente a chi pratica l’odio mafioso. Non più un appello, non più un invito a convertirsi, non più e non solo la condanna all’inferno. Di più, di più: è la scomunica! La cancellazione definitiva e inequivocabile. Una pietra tombale contro ogni forma di criminalità mafiosa.