Foderauto: Laratta si rivolge a Montezemolo
Si ricordi il presidente Montezemolo che la Fiat, nei momenti di crisi, ha sempre brandito larma dei licenziamenti ottenendo puntualmente in cambio lauti finanziamenti statali per migliaia di miliardi lanno. È quanto sostiene, in una dichiarazione, il deputato del Pd Franco Laratta in merito al licenziamento dei 25 dipendenti della Foderauto, azienda tessile del gruppo industriale torinese. Si tratta – aggiunge Laratta – di denaro pubblico pagato anche dai calabresi che è servito non a consolidare loccupazione nel più grande gruppo industriale italiano, ma a trovare formule vantaggiose per delocalizzare altrove al fine di ricavare maggiori profitti, utilizzando manodopera a bassissimo costo. Mi dispiace dirlo senza tuttavia negare i benefici che il gruppo ha prodotto allItalia, ma la finalità delle erogazioni statali non era certo questa. In una realtà drammatica come quella calabrese, la notizia dei licenziamenti getta ancora più ombre sul futuro non solo delle famiglie interessate, ma di una intera regione alla quale sono emotivamente affezionati molti imprenditori, compreso Montezemolo, il quale, quando viene in Calabria, non risparmia elogi per le sue potenzialità, oltreché per le sue bellezze paesaggistiche e naturali. Auspico – afferma ancora Laratta – che lazienda faccia un passo indietro nel rispetto dei lavoratori che da anni sono impegnati in un settore critico come il tessile. Sappiamo che la competizione con i paesi asiatici in materia di tessile è impari, ma non spetta ai lavoratori pagare il prezzo di scelte e strategie errate o avventate. Posto che si tratta di persone e non di merce, invece di licenziare sarebbe stato opportuno che Fiat auto offrisse ai lavoratori unalternativa concreta di lavoro sempre nellambito del proprio gruppo, magari riconvertendo lazienda di Belvedere e formando le maestranze. Confido, in ogni caso – conclude Laratta – nel buon senso e nella responsabilità dei vertici Fiat che potranno trovare, come nel passato, equilibri di mediazione utili al reintegro delle lavoratrici e dei lavoratori che vivono momenti di disperazione. Così come auspico che prosegua proficuo il dialogo coi sindacati. Ma bisogna affrettarsi a concludere perché 250 famiglie equivalgono a 1.500 persone. Se questa gente resta per strada sarebbe un dramma sociale assai serio, difficile da sopportare da una regione fragile come la nostra.