Fantapolitica e non solo. Così non va, Veronica…!
Cara Veronica,
gli ispirati versi che lamico Bondi ti ha dedicato, sono la degna apertura a questa lettera, che ti scrivo sfidando le turbolenze dellaereo e dellanimo, vincendo la riservatezza, la sobrietà, che hanno contraddistinto il mio modo di essere in questi ventisette anni, trascorsi pazientemente accanto ad unex attrice, casalinga oramai a tempo pieno, ostaggio delle sue tute felpate, dei calzettoni di spugna a righe, dei ciabattoni ingombranti e dei bigodini trapiantati. A questa donna, comprensibilmente disperata per aver accanto un così invidiato uomo pubblico, imprenditore, politico, leader mondiale, voglio affettuosamente rivolgermi per restituirle la serenità che nelle ultime ore è stata oggetto di attacchi meschini, di chiaro stampo comunista. Attacchi che l’hanno spinta all’insano gesto di abbandonare il tetto coniugale.
Mi trovavo a Varsavia ad inaugurare una fabbrica italiana di collant e calzature, e a dare ai titolari due dritte sulla distribuzione. Avevo cominciato a guardare un paio di polacchine graziose, col tacco, da mettere ai miei piedi come gratificazione per lennesimo figurone al congresso del Ppe, quando mi hanno riferito il tuo scomposto disappunto sulla formazione troppo allegra delle liste Pdl alle europee e su altre questioni altrettanto infondate, Che colpa ne ho se lagenda mi segnala di raggiungere il seminario a pochi metri dalla nostra sede in Via dellUmiltà e al posto di preti in tonaca trovo ragazze in gonnella, entusiaste di seguire il corso full immersion organizzato dal partito?
Come posso difendermi da chi tesse con malafede equivoci, dipingendomi come il pomicione che con letizia si è intrattenuto in una festa privata a Napoli quando loggetto del desiderio era un Pomicino? Nessuna soubrette, stellina, Ma-stella, lunico presente al mio tavolo durante la cena. Mia cara, ti confesso la mia delusione per esser ricaduta nell infida trappola comunista. Hai la pessima abitudine di leggere i giornali. Non lho mai fatto e guarda dove sono arrivato. Di giornale tuttal più ne basta uno. Sei ancora ingenua ad ascoltare i politici che occupano il Parlamento. Non lho mai fatto e non credo di passarmela malaccio. Del Parlamento si può fare a meno. I tuoi fomentatori mi contestano una misoginia mascherata dietro atti di gallismo? Ignorano, ma non mi sorprende, limminente decreto a tutela del gentil sesso, per effetto del quale saranno trasferiti sui territori tanti soldati quante sono le belle ragazze.
Se tutto questo non aiuta a riconquistare la tua stima, mi vedo costretto a rivelarti la malattia di cui ho sempre sofferto sin dai tempi del servizio militare e che volutamente ti ho taciuto per non accrescere il tuo carico di preoccupazioni: linfluenza supina.
La contraggo periodicamente, specie se a contatto prolungato con gli uomini, e appena si manifesta ho subito necessità di stendermi. E vitale che sia circondato da persone che curino molto la loro igiene. Non gente maleodorante come quella che circola nelle Camere, che mi guardo bene dal frequentare in attesa di una disinfestazione risolutiva, ma ragazze belle, profumate, con le quali il rischio di contagio si riduce al minimo. Visi e corpi acqua e sapone che intervengano in modo adeguato durante le crisi, sostino al mio capezzale fin quando non è scongiurato lo shock anafilattico, fin quando non riacquisto le forze sufficienti per rimettermi in piedi.
Ecco svelato il tanto vituperato criterio per le candidature: sostituire i vecchi scarponi, che sollevano pure polvere, con limpudico ciarpame. Così apostrofi, ingenerosamente, quelle giovani che sono invece il mio salvavita.
Avrei potuto speculare su questo aspetto, sfruttare una DEusanio qualunque per impietosire te, il pubblico, raccontando quanto è triste in quei momenti accorgersi di non saper andare in bicicletta, avere le ruote sgonfie, e di quanto il fanale abbagliante, il campanello squillante, i freni recisi, sono specchietti per le allodole che riflettono allinterno uno stato danimo diverso, cupo. Ma io non mi presto alla tv del dolore, ho la mia onorabilità. Piuttosto, porterò avanti caparbiamente la ricerca di validi (anti)corpi, indispensabili alla mia salute. Confidando nella tua comprensione, pregandoti di ripensarci, di tornare da me, anche se non lo vuoi fare in ginocchio, ma torna, torna piccina mia. Ma soprattutto, cara Veronica, non fidarti dei comunisti, non guardare agli avvoltoi del Pd. Resta con me, resta per sempre.
Tuo fedele Silvio.