Emergenza rifiuti il silenzio di Scopelliti
La settimana scorsa la Camera ha approvato la relazione della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti. La relazione era interamente dedicata ai rifiuti in Calabria. Dopo oltre due anni e mezzo di lavori, la Commissione ha prodotto un documento importante, ma soprattutto particolarmente grave per la Calabria. Regione ad altissimo rischio, candidata a finire in un baratro, sul modello Napoli, con tutto quello che questo significa per una terra debole ed emarginata com’è la Calabria. Il sistema rifiuti della Calabria è commissariato da circa 14 anni. Durante questa fase emergenziale è stata impegnata e spesa- senza alcun controllo, verifica o revisione- una valanga di soldi, pari a ben un miliardo di euro (qualcuno provi a ricordare a quanto corrisponda in vecchie lire!!), senza che nemmeno uno degli obiettivi previsti sia stato raggiunto. In 14 anni di gestione emergenziale, oltre a quello scandaloso miliardo di euro buttato al vento, si sono segnalati consulenze a dire basta, corruzione, collusione, politici e tecnici corrotti, manager del tutto incapaci di produrre alcunché, chiara contaminazione della ‘ndrangheta, fiumi di denari finiti ad alimentare ambienti grigi e altamente inquinati. Per capire la condizione in cui si è operato in 14 anni, basta guardare Reggio Calabria, città indicata quale ‘modello’ di buon governo: solo 12 imprese su 170 attive nel settore dei rifiuti sono in possesso del certificato antimafia, 115 sono del tutto sconosciute al sistema. Il 23 giugno u.s. la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha votato all’unanimità la relazione conclusiva: un documento di duecento pagine che descrive con molta cura per i particolari, il modo in cui è stata condotta per circa 14 anni la gestione commissariale dei rifiuti in Calabria. Il documento è poi passato all’ Aula di Monte Citorio dove si è sviluppato un serio e allarmato dibattito, al quale abbiamo partecipato tutti, meno la deputazione calabrese del Pdl. Assente ovviamente tutta la Lega. Oltre a quanto scrive la relazione della Commissione, è utile leggere quanto ha detto la Corte dei Conti di Catanzaro. Ha definito il sistema di gestione del ciclo dei rifiuti in Calabria fallimentare. Un’esperienza che invece di produrre scelte rapide e definitive, ha introdotto conflitti istituzionali devastanti e incomprensibili, tanto più che si è riscontrata la totale assenza di pubblicità, correttezza e trasparenza nell’attribuzione degli incarichi esterni. E’ appena il caso di dire che in 14 anni non è stato nemmeno individuato nemmeno un sito su cui realizzare una discarica. Per cui la Calabria deve far fronte a una imminente crisi del sistema, ma non ha una sola soluzione a cui ricorrere. Presidenti di Regione, commissari, tecnici, Guardia di Finanza al vertice dell’Emergenza, in 14 anni non è stato raggiunto alcun virtuoso ciclo integrato dei rifiuti. I due milioni di abitanti calabresi producono ogni anno oltre 900 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani, che percorrono in lungo e in largo il territorio per raggiungere quelle poche discariche di servizio, quasi sempre collocate in zone molto lontane dagli impianti di trattamento. I mezzi che trasportano i rifiuti inquinano l’ambiente, intralciano il traffico veicolare, percorrono centinaia di chilometri al giorno, dissanguano le casse dei comuni e delle Società del ramo. Su come vengono trattati quei rifiuti e su come vengono smaltiti, ci sarebbe da scrivere un libro, tanto è scandaloso il fatto! Ma allora, a cosa è servito il Commissariamento del settore rifiuti? Soprattutto a pagare il personale amministrativo (assunto chissà come, chissà quando, chissà su segnalazione di chi!) e i tantissimi compensi per collaborazioni e consulenze (vedi sopra!) Per i compensi al personale amministrativo: speso 1 milione e mezzo di euro dal 2000 in poi, ma nel 2007 erano già 3,44 milioni; mentre per i compensi per collaborazioni: nel 2007 si è toccata la somma di 979 mila euro, nel 2008 717 mila. Su questo punto la relazione della Commissione parlamentare è chiarissima: _In via generale, si tratta di costi molto elevati, che non trovano alcun riscontro nel servizio reso e in particolare, la voce «compensi per collaborazioni» appare del tutto ingiustificata. Rilevanti sono, poi, le spese «per la gestione di discariche, impianti e stazioni» che, nel decennio, sono state complessivamente pari a euro 249,1 milioni con un crescendo costante. In sostanza la Gestione commissariale dei rifiuti in Calabria non ha prodotto nulla, non ha realizzato una sola discarica, soprattutto non ha promosso la raccolta differenziata, non ha raggiunto un solo obiettivo per cui era nata. «L’unica evidente finalità di tale gestione sembra essere quella di garantire posti di lavoro, piuttosto che un servizio ai cittadini e di dare cittadinanza anche nel settore della gestione dei rifiuti a gruppi con evidenti connotazioni mafiose, così come è accaduto per la società Leonia di Reggio Calabria, preposta alla raccolta differenziata, per la Appennino Paolano operante nel Medio Tirreno Cosentino e, con differenti livelli di intensità criminosa, per l’altra società mista Alto Tirreno Cosentino. Sono le parole del presidente della Commissione, Pecorella, pronunciate in parlamento, nella totale indifferenza politica e istituzionale della Calabria. Non abbiamo sentito una sola parola dal governatore in carica. Non una dalla giunta. Negli ultimi anni, la giunta regionale si era mossa, qualche risultato si intravvedeva, oggi si sono perse le tracce di quei timidi passi avanti. Nell’ultimo anno il sistema è finito a un passo dal collasso, con gravissime responsabilità degli attori che si sono occupati (o non lo hanno fatto per nulla) del gestione del ciclo dei rifiuti. Ma ora che la gestione commissariale dovrebbe cessare, quasi certamente il 31 dicembre 2011, la politica e le istituzioni calabresi, in primo luogo il presidente della Regione, vogliono o no capire che da qui al baratro il passo è breve? E che a sprofondare sarù l’intera Calabria? Il silenzio, l’indifferenza, in una regione come la nostra, capita possa fare più danni della stessa ‘ndrangheta!