Tavola rotonda ieri alla Provincia sul progetto
Da Il Quotidiano di mercoledì 14 dicembre 2005
E’ sottile il confine tra quella che è l’economia sommersa ed il lavoro sommerso. Quello per intendersi di quelle migliaia di persone che mandano avanti settori come quelli dell’agricoltura e dell’edilizia, senza in realtà rispondere a quelli che sono i canoni legislativi dei normali rapporti di lavoro dipendenti, senza che compaiano in nessuna anagrafe previdenziale o in nessun libro paga regolarmente tenuto. Ma esiste anche quell’esercito di lavoratori così detti flessibili, i cui rapporti sono regolati dalle nuove forme di assunzione come contratti a progetto e collaborazioni, che in realtà il più delle volte servono per celare paghe troppo basse rispetto agli orari e alle mansioni prestate. Un mondo che in realtà è sommerso solo sulla carta, percepito e per molti vissuto anche sulla propria pelle, se è vero com’è vero che nella sola città di Catanzaro tra il 57 ed il 65 per cento di intervistati è consapevole che il fenomeno del lavoro sommerso è una realtà, un mondo alla cui crescita si sta tentando di porre un argine in considerazione anche del fatto che i flussi migratori che spingono nel nostro Paese dalla parte più povera del mondo e che vanno ad incrementare il bacino di illegalità legato al mondo del lavoro irregolare. La ricerca di un lavoro regolare se diventa difficile in condizioni di normalità, diventa quasi impossibile per chi viene fuori da un percorso di riabilitazione delle proprie condizioni di vita. è stato questo l’argomento affrontato ieri durante la tavola rotonda tenutasi nella sala giunta della Provincia per la presentazione del progetto Crea, elaborato e portato avanti dalla cooperativa sociale “La Formica“, presieduta da Maria Teresa Marino. Il progetto, attraverso una serie di azioni integrate, intende formare orientare ed educare sulla presenza diffusa di un fenomeno conosciuto solo parzialmente e non valutato abbastanza, in particolare quando la condizione di svantaggio procura per alcuni soggetti condizioni di esclusione sociale, con relative difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro. «Non possiamo più tapparci gli occhi ha detto Filippo Capellupo davanti a gente che vediamo e che sappiamo perfettamente che non lavora nelle condizioni previste dalla legge. C’è bisogno di concertazione, programmazione ed intervento altrimenti, atteggiamenti condiscendenti verso tali fenomeni, creano situazioni di complicità con situazioni che non aiutano il nostro territorio a crescere». «Individuato il problema ha detto ancora Capellupo bisogna ricercarne la causa e dopo questo trovare le metodologie di intervento adeguate, che non sono solo quelle repressive, ma di animazione costruttiva di un percorso che aiuti datori di lavoro e lavoratori a scegliere la legalità». Tra i relatori anche il direttore della fondazione Field Tonino De Marco. «Fin quando in regione non ci sarà di nuovo un assessore che si occuperà di politiche del lavoro, il compito di noi “tecnici” è quello di raccogliere quante più informazioni possibili al fine di programmare interventi che partano dalle necessità per rispondere concretamente ai bisogni». «Un piano del lavoro ha concluso De Marco non può prescindere dalla risoluzione del problema del sommerso, che ovviamente coinvolge le fasce più deboli in quanto più esposte. Ecco perché la Fondazione Field di concerto con la provincia di Catanzaro e la commissione presieduta da Capellupo, continuerà a dare il suo sostegno a questo tipo di iniziative che partono dai bisogni reali per raggiungere obiettivi concreti e misurabili».