Della Calabria. E delle sue bellezze.
Caro collega Bossi,
Tra una pausa e laltra di questo forsennato avvio di legislatura, le scrivo questa mia dalla splendida terra di Calabria, terra lontana da veline e luci della ribalta, luogo dove il mare incontra la montagna in un paesaggio suggestivo, luogo di incroci di culture, spazio dove si coltiva il racconto quotidiano di lotte e speranze.
Nella mia Calabria ancora ci si sente italiani! Lei giudicherà questa affermazione, come uningenua debolezza, una pia romanticheria o roba daltri tempi che nellera della globalizzazione non ha più ragion dessere. Ma cosa vuol farci, la mia coscienza di calabrese mi impone questo sentimento, una morale che vive tutto il popolo calabrese, con discrezione e passione.
Oggi, il nostro Paese oltre alla crisi economica, vive un disagio più profondo, sta cancellando la propria memoria, smarrisce la simbologia quotidiana; un popolo senza memoria è destinato al vero declino. La sociologia ci dice che la società si de-struttura, le identità si riscrivono in un contesto più ampio, ma noi stiamo smarrendo i nostri nomi, la nostra storia comune; io avverto un certo malessere, ma credo, nonostante tutto, ancora in questo Paese. E lo sa chi me lo ha insegnato On. Bossi? Gli uomini della sua terra come Manzoni che ha speso il proprio talento letterario affinché lItalia diventasse un popolo unito. Adesso tutto questo non va bene, è antiquato e superato dagli eventi.
Lei dice che è una burla colossale, una panzana, l Italia unita. Esiste solo la padania ( spero che non si offenda se scrivo con la minuscola), che adesso è diventata una terra invasa dai meridionali, etnia di un popolo lontano, che farebbero bene a tornarsene nella propria terra, perché rubano il lavoro ai padani. Lei vuole che gli insegnanti siano padani: strana concezione ha delle istituzione scolastiche. La scuola è il massimo luogo dove ai ragazzi viene insegnato la verità storica sul Risorgimento, sulla fierezza eroica di quegli uomini che credevano nel valore dellunità nazionale. La storia insegna anche come gli emigranti calabresi abbiano trovato accoglienza nella sua terra, come abbiano anche fatto grande le regioni del nord Italia, e molte altre regioni d
Europa e dAmerica. Fra mille, indicibili, sofferenze.
Adesso, certa politica e alcuni mass-media, faziosamente mettono alla berlina i mali di questa terra, anzi identificano
Questa impostazione fa comodo ai furbi di turno.
On. Bossi, vorrei invitarla a visitare la mia terra che soffre disagi e malesseri enormi. Con una peculiarità: la dignità dei calabresi di lottare con orgoglio e determinazione, senza mai urlare!
È facile lo stereotipo calabrese uguale mafioso, ma questa è una letteratura di superficie; questa regione è la terra di Gioacchino da Fiore, di Tommaso Campanella, coscienze che hanno dato allumanità il senso della speranza, la concezione della storia come cammino e progresso, elementi che hanno ispirato i più grandi movimenti politici dellumanità.
La storia come cammino inclusivo nella società globale, è la straordinaria attualità di questi profeti; è lo spirito di libertà che vive ogni calabrese ogni giorno, nella rabbia e nella pacifica lotta per un destino diverso. Quello calabrese è un popolo che vive con naturalezza laccoglienza e lospitalità del diverso; noi non badiamo al colore della pelle, per noi il clandestino è principalmente un essere umano; tra i nostri vicoli è facile trovare la gente che si intrattiene con gli stranieri, il nostro è uno spirito che vive lamicizia con disinteresse. Siamo fatti così.
Rèpaci e Alvaro, che sono due dei maggiori scrittori della nostra terra, hanno sottolineato come i calabresi sinnamorano dellidee grandi e universali: luguaglianza, la condivisione e la libertà; ogni gesto ordinario diventa poesia, la straordinarietà di trasformare langoscia quotidiana della vita in unavventura fascinosa. Da qui la passione in un saluto e in un sorriso, piccoli gesti carichi dumanità.
On. Bossi noi viviamo una fede laica e religiosa, costruiamo legami, ci sentiamo uniti anche con voi, coltiviamo lo spirito di libertà nella cornice fascinosa dei nostri mari e nel mistero delle nostre montagne, viviamo la cittadinanza con i nostri colori vivaci. Ci sentiamo italiani, con le nostre università di eccellenza, con le nostre piccole imprese e con la voglia di vivere e di lottare dei nostri ragazzi costretti ad emigrare.
Caro collega on.Bossi, venga da noi: i calabresi le regaleranno , comunque, un sorriso ricco dumanità e di speranza. Per unItalia sempre unità e accogliente.
Franco Laratta
deputato