Chiunque vinca, il sud è unemergenza!
Carissimi Dario, Pierluigi, Ignazio
non so chi tra voi vincerà le primarie di oggi. Se Franceschini con il suo taglio da innovatore che io ho sostenuto con convinzione; o Bersani, che stimo davvero, con la sua idea di partito che a me pare un po arretrata; oppure lout-sider Marino che va oltre ogni possibile catalogazione. Chiunque vincerà le primarie sarà il segretario di un partito che avrà ancora molto da dire al Paese. Se trova la forza e la voglia di farlo.
Egli si troverà un partito da reinventare, ma comunque fuori dal tracollo grazie soprattutto a Franceschini che durante questi sei mesi di reggenza ha saputo ridargli coraggio e prospettiva. Tuttavia sin da domani, lunedì 26 ottobre, dimenticheremo queste primarie esageratamente lunghe, comunque belle e coinvolgenti, da migliorare certamente ma non da cancellare. Archiviate le primarie, il Pd avrà bisogno di trovare unanima condivisa, una missione comune, il desiderio e la forza di essere alternativi al devastante berlusconismo..
Chiunque vincerà le primarie, dovrà seriamente mettere mano al partito democratico del sud. Unaccozzaglia di uomini e di interessi, di gente senza scrupoli, di personaggi spregiudicati che mettono in ombra i tanti che lottano per un pd diverso, nuovo, trasparente.
In realtà nel sud il pd non è ancora nato, e semmai fosse nato, rischia di morire soffocato nella culla.
Nel sud il Pd governa gran parte delle regioni (Calabria, Campania, Puglie, Basilicata, ha perduto lAbruzzo e
Intanto
Il problema, secondo me, non è tanto vincere le prossime elezioni regionali nel sud; il problema per il pd (mentre il resto del centro-sinistra non si pone alcuna domanda e spera solo di conquistare qualche assessorato) è quello di rifondare il partito, rianimare la politica che è ormai morente, rinnovare la classe dirigente (da quasi un trentennio sempre la stessa a destra come a sinistra), allontanare con forza il malaffare, la corruzione e la criminalità che bussano alle porte del partito.
E talvolta le porte qualcuno le apre!
Il pd ha bisogno di cambiare radicalmente per poter risollevare le sorti del Mezzogiorno. Non voglio dire (né potrei per varie ragioni) che qui da noi è tutto marcio. Al contrario. Nel pd del sud cè anche una sana classe dirigente, giovane e competente, che però non trova spazio, che è tenuta ai margini, che talvolta si accontenta e non combatte nemmeno. Capita, infatti, di incontrare giovani rassegnati e stanchi che aspettano miseramente che il potente di turno assegni loro un ruolo e un compito. Poveri giovani che non hanno più la forza di gridare e la capacità di imporre idee nuove!
Per tutte queste ragioni, il pd deve ripartite daccapo. Deve trovare la forza di conservare nel cassetto i panni vecchi e consumati, per poi comprare i vestiti nuovi, anche quelli della festa. Deve guardare avanti, puntando al futuro e investendo in una classe dirigente fatta di giovani generazioni, di quegli uomini e quelle donne della società che finora sono rimasti a guardare.
Nel sud accade di tutto, succedono cose davvero impressionanti. I partiti, praticamente tutti, si muovono e agiscono solo per conquistare importanti fette di potere per destinarlo agli amici, ai clienti, ai parenti. Cè del marcio nella politica meridionale; ce nè tanto anche in quella calabrese. Ma si tratta soprattutto di un marcio culturale, cioè del prevalere di una certa idea di partito che non serve più la società, ma se ne serve, la utilizza, la sottomette. Nascono così i potentati che succhiano il sangue alle istituzioni e deprimono la democrazia. Chiunque vincerà queste primarie deve sapere che nel sud non cè più la politica. E morta e sepolta da tempo!
Ora che queste primarie, vissute come fossero una faida e degenerate spesso in rissa, si stanno concludendo, lauspicio di tutti è che si apra una fase nuova, una ripartenza del partito, una gestione coraggiosa. Soprattutto, per quanto ci riguarda, che Dario, Pierluigi e Ignazio vi ritroviate insieme nel mettere le mani a questo partito del mezzogiorno, ai mezzi e ai metodi che usa, a quanti lo sfruttano per i propri interessi, a quanti lo sottomettono come fosse un feudo personale.
O nel sud il partito cambia o sarà destinato a morire sotto i colpi dei ducetti di periferia, che ne faranno quello che vorranno, nel nome dellautonomia e dellindipendenza. Nessuno di loro farà nascere un partito diverso e nuovo, tutti coloro che oggi lo controllano vorranno solo tenerlo sottomesso, in modo che non possa mai muovere i primi passi in libertà, per continuare a utilizzarlo per bassi scopi e becero clientelismo.
In poco tempo, il partito nazionale dovranno rendersi conto che il Pd nel sud non cè.
E che ora cè bisogno di cambiare pagina veramente.
Franco laratta