Caro Renzi, in Calabria la ‘notte è fatta’!
La venuta del Presidente del consiglio in Calabria rappresenta certamente un evento storico, una cosa che accade assai raramente. Per cui Renzi, pur non pronunciando quasi mai la parola ‘sud’, ha dato una prova concreta di quanto intenda interessarsi col suo governo della Calabria e dei suoi drammatici problemi. La visita a Scalea è stato un segnale di attenzione verso la lotta alla ndrangheta, una lotta che purtroppo in Calabria si fa più a chiacchiere che non con esempi e fatti concreti, e verso i problemi di questa terra, sempre più isolata dal resto d’Italia e ormai fuori dall’ Europa!
Al netto del consueto cahier di doléance (molte lamentele sulle nostre disperate condizioni sarebbe stato meglio farle in privato al Presidente del Consiglio), la visita è stata un successo. Peccato solo per l’assenza del Presidente della Regione, di tanti sindaci di destra (di grandi comuni e di città capoluogo) che non hanno capito la portata dell’evento. Anche perchè si è trattato di una visita di Stato, cioè Renzi è venuto come Presidente del Consiglio, non altro.
Al Presidente avrei letto una sola cosa: quel fantastico poema di Leonida Repaci, ‘Quando fu il giorno della Calabria’. Poema che contiene tutto sulla straordinaria bellezza della Calabria (notata da Renzi mentre atterrava in elicottero sulla costa dell’ Alto Tirreno cosentino), che il Creatore volle più bella della California e delle Hawaii. Ma poi il diavolo, approfittando di un breve riposo dell’Onnipotente, portò alla Calabria le calamità, le dominazioni, il terremoto, la malaria, il latifondo, le alluvioni, la siccità, lanalfabetismo, il punto donore, lOnorata Società, la vendetta, lomertà, la violenza, la miseria, lemigrazione.
Ma Repaci ci dice che nonostante tutto, la Calabria ce la farà: Utta a fa journu…., perchè i calabresi hanno la forza per farcela (Renzi ieri ci ha detto che dobbiamo imparare anche a fare la nostra parte, a combattere con più coraggio e determinazione contro i mali di questa terra).
Questi mali- conclude Repaci facendo parlare Dio- e questi bisogni sono ormai scatenati e debbono seguire la loro parabola. Ma essi non impediranno alla Calabria di essere come io lho voluta. La sua felicità sarà raggiunta con più sudore, ecco tutto. Utta a fa juornu ca notti è fatta. Una notte che già contiene lalbore del giorno.
Certo che a Renzi, la Calabria deve pur dimostrare come intende uscire dalla sua drammatica crisi: ieri qualcuno ha lungamente elencato al Presidente del Consiglio le condizioni di una terra sommersa dai rifiuti, senza una sanità degna di questo nome, colpita duramente dal crimine, dalla corruzione, dal malaffare, dalla violenza, dalla povetà, da una nuova emigrazione.
Abbiamo forse dimenticato di dire che c’è una grandissima responsabilità della classe dirigente, intesa come politica prima di tutto ma non solo, dei partiti che hanno fallito in tutto, della società civile, della chiesa, della scuola, del sindacato, dell’impresa, della stampa…! La Calabria ha fallito tutti i suoi obiettivi, e negli ultimi 20 anni si è prima fermata, poi lentamente ma inesorabilmente ha cominciato ad arretrare, a scivolare verso il baratro della miseria economica e culturale, incapace del tutto di programmare il suo futuro e di avviarne il percorso.
Negli ultimi 5 anni è accaduto il peggio che si potesse immaginare, da tutti i punti di vista!
A Renzi e la suo Governo, dobbiamo ora dimostrare che è arrivato il momento di cambiare radicalmente, di mettere in campo una nuova, competente, forte e determinata classe dirigente, di rifare la Calabria dalle sue fondamenta.
Un ‘Piano per la Calabria’ dobbiamo pur averlo, per poi andare dal Presidente del Consiglio e dire: caro Presidente, ecco quello che vogliamo fare per salvare la Calabria e riportarla in Italia e in Europa. Per poi pretendere dal Governo un sostegno vero e concreto. E lo deve fare prima di tutto il pd, partito al quale verrà probabilmente offerta una nuova possibilità di governare questa terra, senza paura, senza chiudersi nei suoi errori decennali, ma con un coraggio da leone, puntando al meglio, rompendo drasticamente con i fallimenti del passato! Avendo una chiara visione di cosa fare della Calabria.
Se non facciamo questo, la storica visita del Presidente del Consiglio alla Calabria, sarà un’altra occasione perduta!
Franco Laratta
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QUANDO FU IL GIORNO DELLA CALABRIA
di LEONIDA REPACI
Quando fu il giorno della Calabria Dio si trovò in pugno 15000 km. quadrati di argilla verde con riflessi viola. Pensò che con quella creta si potesse modellare un paese di due milioni di abitanti al massimo. Era teso in un maschio vigore creativo il Signore, e promise a se stesso di fare un capolavoro. Si mise allopera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi. Diede alla Sila il pino, allAspromonte lulivo, a Reggio il bergamotto, allo Stretto il pescespada, a Scilla le sirene, a Chianalea le palafitte, a Bagnara i pergolati, a Palmi il fico, alla Pietrosa la rondine marina, a Gioia lolio, a Cirò il vino, a Rosarno larancio, a Nicotera il fico dIndia, a Pizzo il tonno, a Vibo il fiore, a Tiriolo le belle donne, al Mesima la quercia, al Busento la tomba del re barbaro, allAmendolea le cicale, al Crati lacqua lunga, allo scoglio il lichene, alla roccia loleastro, alle montagne il canto del pastore errante da uno stazzo allaltro, al greppo la ginestra, alle piane la vigna, alle spiagge la solitudine, allonda il riflesso del sole. Diede a Cosenza lAccademia, a Tropea il vescovo, a San Giovanni in Fiore il telaio a mano, a Catanzaro il damasco, ad Antonimina il fango medicante, ad Agnana la lignite, a Bivongi le acque sante, a Pazzano la pirite, a Galatro il solfato, a Villa San Giovanni la seta greggia, a Belmonte il marmo verde. Assegnò Pitagora a Crotone, Orfeo pure a Crotone, Democede pure a Crotone, Almeone pure a Crotone, Aristeo pure a Crotone, Filolao pure a Crotone, Zaleuco a Locri, Ibico a Reggio, Clearco pure a Reggio, Cassiodoro a Squillace, San Nilo a Rossano, Gioacchino da Fiore a Celico, Fra Barlaam a Seminara, San Francesco a Paola, Telesio a Cosenza, il Parrasio pure a Cosenza, il Gravina a Roggiano, Campanella a Stilo, Mattia Preti a Taverna, Galluppi a Tropea, Gemelli-Careri a Taurianova, Guerrisi a Cittanova, Manfroce a Palmi, Cilèa pure a Palmi, Alvaro a San Luca, Calogero a Melicuccà, Rito a Dinami. Donò a Stilo la Cattolica, a Rossano il Patirion, ancora a Rossano lEvangeliario Purpureo, a San Marco Argentano la Torre Normanna, a Locri i Pinakes, ancora a Locri il Santuario di Persefone, a Santa Severina il Battistero a Rotonda, a Squillace il Tempio della Roccelletta, a Cosenza la Cattedrale, a Gerace pure la Cattedrale, a Crotone il Tempio di Hera Lacinia, a Mileto la zecca, pure a Mileto la Basilica della Trinità, a Santa Eufemia Lametia lAbbaziale, a Tropea il Duomo, a San Giovanni in Fiore la Badia Florense, a Vibo la Chiesa di San Michele, aNicotera il Castello, a Reggio il Tempio di Artemide Facellide, a Spezzano Albanese la necropoli della prima età del ferro. Poi distribuì i mesi e le stagioni alla Calabria. Per linverno concesse il sole, per la primavera il sole, per lestate il sole, per lautunno il sole. A gennaio diede la castagna, a febbraio la pignolata, a marzo la ricotta, ad aprile la focaccia con luovo, a maggio il pescespada, a giugno la ciliegia, a luglio il fico melanzano, ad agosto lo zibibbo, a settembre il fico dIndia, a ottobre la mostarda, a novembre la noce, a dicembre larancia. Volle che le madri fossero tenere, le mogli coraggiose, le figlie contegnose, i figli immaginosi, gli uomini autorevoli, i vecchi rispettati, i mendicanti protetti, glinfelici aiutati, le persone fiere leali socievoli e ospitali, le bestie amate. Volle il mare sempre viola, la rosa sbocciante a dicembre, il cielo terso, le campagne fertili, le messi pingui, lacqua abbondante, il clima mite, il profumo delle erbe inebriante. Operate tutte queste cose nel presente e nel futuro il Signore fu preso da una dolce sonnolenza, in cui entrava il compiacimento del creatore verso il capolavoro raggiunto. Del breve sonno divino approfittò il diavolo per assegnare alla Calabria le calamità: le dominazioni, il terremoto, la malaria, il latifondo, le fiumare, le alluvioni, la peronospora, la siccità, la mosca olearia, lanalfabetismo, il punto donore, la gelosia, lOnorata Società, la vendetta, lomertà, la violenza, la falsa testimonianza, la miseria, lemigrazione. Dopo le calamità, le necessità: la casa, la scuola, la strada, lacqua, la luce, lospedale, il cimitero. Ad esse aggiunse il bisogno della giustizia, il bisogno della libertà, il bisogno della grandezza, il bisogno del nuovo, il bisogno del meglio. E, a questo punto, il diavolo si ritenne soddisfatto del suo lavoro, toccò a lui prender sonno mentre si svegliava il Signore. Quando, aperti gli occhi, potè abbracciare in tutta la sua vastità la rovina recata alla creatura prediletta , Dio scaraventò con un gesto di collera il Maligno nei profondi abissi del cielo. Poi, lentamente rasserenandosi, disse: – Questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e debbono seguire la loro parabola. Ma essi non impediranno alla Calabria di essere come io lho voluta. La sua felicità sarà raggiunta con più sudore, ecco tutto.
Utta a fa juornu ca notti è fatta -. Una notte che già contiene lalbore del giorno.