Carceri: a Cosenza un ragazzo vince l’inferno. Si laurea in legge! Una storia commovente
CARCERI. UNA LUCE DAL CARCERE DI COSENZA.
Come lo scorso anno, anche questo week-end di ferragosto in carce! Il Programma Ferragosto in carcere non è un gioco né una passeggiata: con i problemi dei carcerati non si fanno voti! Ed è forse per questo che i governi del Paese non puntano mai sul superamento delle gravissimi condizioni in cui si vive nelle carceri italiane: solo questanno siamo a 40 suicidi! Che fine ha fatto il Piano carcerci del ministro Alfano? E la legge per far scontare a domicilio lultimo anno di pena? E quando si mette mano alle pene alternative al carcere? E più in generale al caos giustizia in Italia che con i suoi processi lentissimi rappresenta un vero e proprio scandalo? Ferragosto nelle carceri impegna parlamentari ed istituzioni a rendersi conto di quel girone infernale che è il carcere, di quanto sia brutale la permanenza in questo girone, di quanta violenza e miseria umana si consumino nelle celle. E un altro pianeta, che prende in prestito per qualche tempo quei cittadini del pianeta terra che si sono macchiati di gravi reati. Per poi restituirli alla società. Ma le domande che mi faccio sono due (sarebbero molte di più): 1) La società ha tutto linteresse a riavere, al termine della pena, cittadini rinati, non delinquenti incarogniti! Lo ha capito la società che non gli servono carcerati violentati dalle condizioni disumane del carcere ( in aperta violazione dei principi costituzionali e del buon senso)? 2) Perché si trova in carcere un numero enorme di cittadini in attesa di giudizio? Lo sanno gli italiani che il 40% della popolazione carceraria non è lì perché condannata a seguito di regolare e giusto processo? Detenuti senza processo, attendono in cella per mesi, di potersi difendere dalle accuse. E nel frattempo entrano in quel girone infernale che li segnerà per tutta la vita, lasciando ferite gravissime che non guariranno mai. Molti di loro risulteranno innocenti al processo, o comunque non saranno mai condannati per diverse ragioni. Nel carcere di Cosenza, colpito da sovraffollamento, carenze di mezzi e risorse, con poco personale, pochissimi servizi, si potrebbe fare molto di più. Lo consentirebbero le condizioni del carcere, la, alcuni anni fa incontrai un ragazzo lontano dalla ressa delle accaldate celle. Era sistemato in un apposito spazio, intento a studiare, messo in condizione da potersi concentrare, sostenuto in questo dalla direzione e dal personale, allapparenza non ostacolato dai colleghi carcerati. Un ragazzo che anni prima, giovanissimo, si era macchiato di un grave reato, ha poi accettato la pena, si è impegnato con decisione e testardaggine a non farsi inghiottire dal quel vortice di disperazione e di angoscia nel quale rapidamente si finisce in ogni carcere. Nelle nostre carceri! Lho incoraggiato e sostenuto. Nel suo viso si leggeva la voglia di riscatto, insieme alla paura di non farcela! Qualche giorno fa, nel mio ritorno nel carcere di Cosenza , ho chiesto al direttore dove fosse quel ragazzo conosciuto in cella anni prima. Dopo una ventina di minuti lo hanno accompagnato da me, timido e riservato come la prima volta, ma con una espressione più sicura . E lui stesso a darmi la bella notizia: aveva da poco conseguito la laurea in Giurisprudenza! Aveva vinto la sua sfida. Il ragazzo dovrà scontare ancora qualche anno di carcere. In cella, mi dice, continuerà a studiare, ha altri obiettivi da raggiungere. Abbiamo parlato qualche minuto, lho incoraggiato ad andare avanti, a non fermarsi mai. Lui mi ha ringraziato per linteressamento . Nella sua cella conserva un quadretto con un mio commento apparso sul Quotidiano della Calabria, con il quale raccontavo la sua vicenda personale. Non so se è possibile, ma per un attimo ho visto unespressione felice nel suo sguardo. Uno sguardo dal quale traspare tutta la sua storia, il suo dramma, le sue colpe, e la durezza del carcere. Ma quel ragazzo ce la farà. Linferno del carcere non lo ha avuto. Tornerà presto, una volta scontata tutta la pena, ad essere un cittadino come tanti altri, proverà a far dimenticare il suo passato, tenterà con tutte le sue forze a rinascere e a rifarsi una vita. Ecco, è questo che il carcere dovrebbe fare; è questa la sua missione fondamentale. Ed è questo che la società civile deve pretendere.