Calabria, una zona franca per creare sviluppo
I ipotesi) Le Zone Franche Urbane
Il Governo Prodi, con la Legge Finanziaria del 2007 poi ripresa e modificata con la Legge Finanziaria 2008, ha attivato le cd. ZFU. Le Zone Franche Urbane (ZFU) sono aree infra-comunali di dimensione minima prestabilita dove si concentrano programmi di defiscalizzazione per la creazione di piccole e micro imprese.
Obiettivo prioritario delle ZFU è favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri ed aree urbane caratterizzate da disagio sociale, economico e occupazionale, e con potenzialità di sviluppo inespresse. Liniziativa nasce dallesperienza francese delle Zones Franches Urbaines , lanciata nel 1996 e oggi attiva in più di 100 quartieri.
Lesperienza francese
La ZFU è un dispositivo, introdotto da una normativa del novembre 1996, che prevede sgravi fiscali alle imprese in aree urbane degradate. La prima generazione risale al 1997 e riguarda 44 periferie sensibili; nel 2003 si sono aggiunte 41 aree degradate, nel 2006 altre 15 aree (cfr. décret no 2006-930 du 28 juillet 2006). Le prime zone franche urbane iniziano a operare nel 1997 come sub-aree nellambito di 744 unità territoriali già definite come zone urbane sensibili.
Lobiettivo dichiarato delle ZFU è la creazione di occupazione. Per creare le prime 44 ZFU, la Francia chiede e ottiene dalla Commissione Europea la relativa autorizzazione comunitaria. Tale decisione (nel 2006 rinnovata sino al 2011) autorizza misure di fiscalità di vantaggio condizionata perché si presume che non vi sia distorsione di mercato e alla concorrenza in
quanto le ZFU sono sottoposte ai seguenti vincoli:
Lobiettivo è combattere lesclusione sociale. Ciò esclude, in linea di principio, zone franche create per propositi di altra natura quali ad esempio di sviluppo commerciale (come ad esempio i porti) o di sviluppo industriale (come, ad esempio, quelle istituite per attrarre
investimenti e stabilimenti di grandi imprese internazionali).
Lammissibilità ai benefici è limitata alla micro e alla piccola impresa.
Le misure sono chiaramente e rigidamente circoscritte a quartieri e aree urbane definite sulla base di criteri oggettivi stabiliti a livello nazionale.
Limpatto geografico è limitato (ad oggi le ZFU in Francia interessano il 2,6% della popolazione nazionale).
In Italia, dopo più di un anno di gestazione, si è arrivati ad individuare, con il supporto delle Regioni coinvolte 18 Zone Franche Urbane in tutta Italia; di queste 3 sono calabresi: Crotone, Rossano e Lamezia Terme. Per questo, alcuni quartieri di queste città, godranno di specifici aiuti.
In questa prima fase pilota, listituzione di un numero limitato ZFU nelle città italiane prevede agevolazioni fiscali e previdenziali per rafforzare la crescita imprenditoriale e occupazionale nelle piccole imprese di nuova costituzione ivi localizzate. Tali agevolazioni consistono in:
· esenzione dalle imposte sui redditi per 5 anni
· esenzione dallIRAP
· esenzione dallICI
· esonero dal versamento dei contributi previdenziali
In misura minore e circoscritta, è previsto anche il sostegno ad imprese già operanti nelle medesime aree.
Proposta
In Francia esistono 100 ZFU estese in tutto il territorio nazionale ed il costo medio annuo pubblico per le agevolazioni a tali zone è pari a circa 477 milioni di .nel Rapport Au Parlement Bilan des Zones Franches Urbaines (2002) il risultato di 5 anni di attivazione delle ZFu ha visto la nascita di 20.000 nuove imprese, la creazione di 35.000 nuovi posti di lavoro, e la maggior parte degli occupati proveniva dai quartieri degradati beneficiari delle ZFU, con evidenti benefici anche in termini di vivibilità e migliore qualità della vita.
Un intervento più deciso ed esteso, nelle Regioni Meridionali, dello strumento della ZFU, eventualmente rimodulando i Fondi Strutturali Comunitari verso questo tipo di agevolazione più mirato al duplice obiettivo dellaumento della capacità imprenditoriale (e conseguente miglioramento delloccupazione) e del miglioramento della qualità della vita nelle città meridionali (e non solo) potrebbe garantire un più rapido sviluppo, considerato inoltre che gli incentivi delle ZFU sono automatici e di carattere contributo e fiscale anziché di trasferimento di contributi, con evidenti vantaggi sia in termini di legalità (basti pensare al fatto che più le aziende devono dichiarare utili e assumere personale per godere dei contributi) e di tracciabliltà dellaiuto (il contributo a fondo perduto si presta, per sua natura, a potenziali frodi in termini di fatture false, in eccesso, di macchinari usati venduti come nuovi, etc.)
Lobiettivo potrebbe essere quello di istituire una ZFU in ogni città del Mezzogiorno e della Calabria, seguendo le indicazioni della normativa (ad oggi sono ammessi soltanto i comuni con dimensione minima di 25.000 abitanti al 1 gennaio 2006; con un tasso di disoccupazione superiore al 7,7 %, mentre i quartieri degradati con così individuati: . tra 7.500 e 30.000 abitanti, rapporto percentuale tra le dimensioni demografiche della ZFU e del comune: inferiore al 30 %, rapporto tra i tassi di disoccupazione della ZFU e del comune: superiore
II Ipotesi) LArea Franca Meridionale
La proposta di federalismo fiscale presentata dal Governo fa correre il rischio che si creino due o più Italie, a causa della diversa capacità di imposizione fiscale, di vitalità del sistema economico e di ricchezza che le Regioni del Centro Nord hanno rispetto a quelle del Sud.
Secondo le tabelle EUROSTAT, fatto 100 il PIL % per abitante dellUE, la Regione Lombardia ha un PIL pari a 141,5%, il Trentino 140,2%, lEmilia Romagna il 131,4%, la Valle DAosta il 128,2%. Di contro, la Calabria ha un 68,5%, la Campania il 68,4%, la Sicilia il 67,3% e la Puglia il 69,8%.
Riguardo alla capacità di imposizione fiscale: fatto 100 il gettito Irpef pro capite della Lombardia, il gettito della Calabria (ultima in classifica) è solo 36.
Dunque, le scelte politiche di attuazione del federalismo fiscale preannunciano effetti enormi sulla politica economica del nostro Stato, e preludono allavvio del distacco democratico – provocato dal mercato – del Nord dal Sud.
Il Sud oggi può contare su significative opportunità, che, se ben sfruttate, potranno dare risultati di grande importanza:
– il bacino del Mediterraneo è tornato ad essere lombelico del mondo per il traffico di merci e per la logistica ed il processo di Barcellona prevede che, nel 2010, si arrivi ad unArea di Libero Scambio con il Nord Africa ed il Medio Oriente, con un bacino di cittadini coinvolti pari a più di 450 milioni di persone.
– i fondi comunitari e nazionali per il 2007-2013 trasferiranno, per le politiche di sviluppo meridionali un ammontare di risorse superiore a 100 miliardi di euro;
– le Zone Franche Urbane, strumento positivo di politica economica del governo francese, stanno per essere attivate anche in Italia e prevalentemene al Sud.
Come si può vedere, quelle appena citate sono alcune opportunità che prescindono dalla regionalizzazione delle politiche ma piuttosto richiedono uno sforzo di unità delle Regioni affacciate sul Mediterraneo perché attivino una politica di sviluppo e crescita comune, a cominciare dalla gestione efficiente della cosa pubblica.
Una vera e propria Federazione delle Regioni del SUD è la risposta verso un processo di federalismo incompiuto che mira ad una logica di allocazione efficiente del capitale fiscale senza tenere conto dellefficienza politico-organizzativa di uno Stato unitario. Un patto federativo fiscale che risponda alla disaggregazione fiscale
La politica fiscale è il primo tassello verso questo patto federativo che armonizzi in un unico territorio, omogeneo, con comune cultura e tradizioni e consimile struttura economica e sociale, lazione di complessiva politica economica per gli anni a venire, evitando il rischio che territori vicini ed in difficoltà entrino in competizione a tutto vantaggio delle Regioni del Nord che, pur mantenendo una struttura burocratica diversa, vivono in un ambiente economico comune ed unitario.
E questo uno sforzo già fatto dalle Regioni Meridionali.
Il Quadro Strategico del Mezzogiorno, approvato nel 2007, da tutte le Regioni del Sud e presentato al Governo quale contributo per lelaborazione del Quadro Strategico Nazionale 2007-2013, ha visto tutte le rappresentanze regionali lavorare assieme per condividere strategie ed obiettivi per il futuro, condividendo risorse, strumenti e mezzi.
Ne sono scaturiti 6 Programmi Operativi Nazionali, da attuare in tutte le Regioni del SUD;
1) Programma Operativo Nazionale 2007-2013 Ricerca, Sviluppo e Competitività;
2) Programma Operativo Nazionale 2007-2013 Sicurezza e Legalità;
3) Programma Operativo Nazionale 2007-2013 Istruzione
4) Programma Operativo Nazionale 2007-2013 reti e Mobilità
5) Programma Operativo Interregionale Energie Rinnovabili
6) Programma Operativo Interregionale Attrattori Culturali e Turistici
Manca solo un Programma Operativo di Politica Fiscale e dopo si potrà dire che il Patto federativo per la crescita e lo sviluppo delle regioni Meridionali è pronto ed ha già una sua specifica definizione.
Un Patto federativo permetterebbe inoltre di avviare quel processo, sempre auspicato e mai attuato di ZONA FRANCA del MEZZOGIORNO. Unarea che, partendo dalle Zone Franche Urbane di cui ho già detto, possa avere dimensioni e ampiezza tale da attirare i grandi competitors mondiali che oggi tentano di avvicinarsi al centro dei traffici mondiali, ossia il Mediterraneo.
Chiudo ricordando che vi è differenza tra processo federalistico nato da alleanze economiche che si sono poi affacciate alla politica, e patto federativo nato da un’alleanza politica contro ingerenze esterne che si è poi tradotta anche in forza economica. La Svizzera nacque seguendo questo secondo processo storico. Al federalismo si può arrivare infatti sia con un percorso di “aggregazione” di realtà regionali o nazionali, sia con un percorso di “disaggregazione”.
Gli Stati Uniti presidenziali e la Svizzera parlamentare sono casi diversi, entrambi però di federalismo aggregante. Le autonomie accentuate accordate a regioni-Paesi della Spagna o della Gran Bretagna rappresentano invece casi di federalismo disaggreganti.
Non si tratta di dare una connotazione positiva o negativa a un percorso o all’altro, l’importante è alla fine che siano riconosciuti i diritti delle popolazioni. In genere, però, il percorso aggregante ha oggettivamente qualche ostacolo in meno. Chi decide di fondare qualcosa e di mettersi insieme, pur rispettando le rispettive autonomie, lo può fare infatti contando su minori ostacoli. Chi deve ridefinire la propria partecipazione a uno Stato già consolidato incontra spesso maggiori difficoltà.
Come la Svizzera in passato, il Sud ha la possibilità di evitare una crisi profonda e di iniziare a camminare verso un federalismo fiscale aggregante al fine di rafforzane l’equilibrio complessivo dellItalia.
Senza per questo dover compartecipare al lento disgregamento dello Stato Italiano.