Calabria, tra coraggio, orgoglio e santità!
3 Luglio 2014
«Pari bello mo! Passatu lu Santu, passata la festa, ma ora il giorno dopo, a Oppido Mamertina niente è passato, ti rendi conto che siamo su tutti i giornali dItalia? Loro credono che qui esiste ancora lomertà, la ndrangheta, il rispetto ed invece
Ma ci spieghi come minchia è successo?»
«Don Peppì, inizialmente ero al bar e stavo giocando a tresette e bevendo una gazzosa al caffè, sai comè? Il caldo, la folla, le preghiere, non è che avevo tanta voglia di stare nella confusione della processione
»
«Continua!»
«Passò Ninuzzu di Paravati, dicendomi che tra cinque minuti sarebbe passata dal bar la processione e avrei dovuto aiutare i ragazzi cercando di dar loro rinfresco con bibite ed acqua fresca, una cosa che ho fatto sempre per devozione alla Madonna. Prima, quando ero un semplice ragazzo del bar ed ora come titolare, ma mai mi era successa una cosa del genere.»
«E proprio davanti casa mia doveva succedere?!?»
«Don Peppì, vi chiedo umilmente perdono, sono desolato, giuro se fossi stato della Opus Dei, mi sarei legato con il cilicio, ma per fortuna sono solo un membro del circolo della polisportiva che a volte è peggio dellOpus Dei. Certe cruci don Peppì!»
«Si, ma non ti perdere in chiacchiere, continua con il racconto!»
«E nenti Don Peppì, vi ricordate quando io da sotto il balcone vi ho salutato?»
«Certo, ero uscito un attimo dal balcone per fumarmi una sigaretta – mia moglie non vuole che si fumi in casa.»
«Bene! Anzi, male! Quello è stato il momento in cui la gente ha pensato che il nostro saluto era un segnale. E vi ricordate cosa ho fatto dopo che vi ho salutato?»
«Certo! Sei caduto con tutte le bibite davanti ai ragazzi che portavano la Madonna.»
«Che figura Don Peppì, rovesciai il vassoio anche sui pantaloni dei due carabinieri che furono costretti a lasciare la processione e ad entrare nel bar per darsi una sistemata. E proprio lì, quando inciampai, i venticinque ragazzi che portavano la Madonna furono costretti a fermarsi bruscamente per non passarmi sopra, ma quelli davanti non sono riusciti a sopportare il peso e si sono dovuti inginocchiare per non far cadere la statua a terra. Ringrazio ancora la Madonna che oggi sono ancora vivo e posso raccontarlo.»
«Sì, lo puoi raccontare, ma solo a me e al prete che ovviamente non diremo nulla, io per dignità nei confronti della gente del posto e lui per il segreto della confessione. Mai diremo come sia andata veramente. Come dico sempre è tutta una questione di prospettiva, tranne per larbitro, quello da qualsiasi prospettiva lo guardi cornuto è e cornuto rimane! Ora vai e portami una gazzosa al caffè.»
Certo che il Creatore di Leonida Repaci quando scriveva: si mise allopera e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi, non aveva certo pensato ai guai che avrebbero combinato i calabresi. E soprattutto a coloro che dal comodo di una scrivania avrebbero inteso raccontare la Calabria al resto dItalia!
Se è vero che il creatore assegnò Pitagora a Crotone, Zaleuco a Locri, Ibico a Reggio, Cassiodoro a Squillace, San Nilo a Rossano, Gioacchino da Fiore a Celico, San Francesco a Paola, Telesio a Cosenza, Alvaro a San Luca
, è pur vero che dimenticò di dire ai parroci come si fanno le processioni! Perchè questa storia delle infiltrazioni criminali nella gestione delle processioni è così ridicola da sfiorare il tragico. Intanto perchè da decenni le processioni si sono trasformate in qualcosa di pagano. O meglio: tutto sono tranne che un rito religioso e cristiano! Per cui gli inchini alle abitazioni dei capoclan hanno finito per entrare nellordinario, quasi fossero un gesto di devozione, nel disinteresse generale.
Quindi tutti sapevano, clero e vescovi compresi (perfino i carabinieri che, e non si è mai capito il perchè, sono tenuti a scortare in alta uniforme la statua benedetta!), ma tutti facevano finta di non capire. Come la storia dei padrini nelle cresime (che 25 anni fa lottimo arcivescovo di Crotone, Giuseppe Agostino, aveva provato energicamente a vietare): sono diventati col tempo segnali chiari dellinvadenza ndraghetista.
Ma queste cose, in realtà, non sono la Calabria e nemmeno una parte di essa; perchè ad esempio, le nuove generazioni, di queste cose sono distanti anni luce. Eppure chi racconta la Calabria, lo fa con approssimazione e ignoranza, facendola apparire un pianeta in cui si tengono migliaia di processioni allanno, tutte dedite agli inchini e magari al
baciamano!
Puoi scomodare quanto vuoi il grande Repaci che ci racconta, con straordinaria poesia, come il Creatore, quando venne il giorno della Calabria, donò a Stilo la Cattolica, a Rossano il Patirion, ancora a Rossano lEvangeliario Purpureo, a San Marco Argentano la Torre Normanna, a Locri i Pinakes, a Santa Severina il Battistero, a Cosenza la Cattedrale, a Crotone il Tempio di Hera Lacinia, a Tropea il Duomo, a San Giovanni in Fiore la Badia Florense, a Vibo la Chiesa di San Michele, a Nicotera il Castello, a Reggio il Tempio di Artemide Facellide, a Spezzano Albanese la necropoli della prima età del ferro
..
Il Creatore diede tanto, tantissimo, alla Calabria, che qui non si può raccontare. Ma dimenticò di darle una vera classe dirigente capace e preparata ad evitare i depuratori che non funzionano, la spazzatura lungo le strade, gli ospedali ridotti a lazzaretti. Una classe dirigente che è sempre la stessa, che presenta fortissime tracce di corruzione e di profondissima impreparazione.
Ma nonostante i tanti politicanti che vivono in Calabria siano del tutto incapaci di governare, questa terra ha vissuto un miracolo straordinario: la generosità del Padreterno che distribuì i mesi e le stagioni alla Calabria: per linverno concesse il sole, per la primavera il sole, per lestate il sole, per lautunno il sole. A gennaio diede la castagna, a febbraio la pignolata, a marzo la ricotta, ad aprile la focaccia con luovo, a maggio il pescespada, a giugno la ciliegia, a luglio il fico melanzano, ad agosto lo zibibbo, a settembre il fico dIndia, a ottobre la mostarda, a novembre la noce, a dicembre larancia!
Una cosa dimenticò il Creatore di dare alla Calabria, alla sua gente, una sola cosa: il coraggio! Il coraggio di rivoltarsi davanti alle miserie e alle ingiustizie subite nel corso dei secoli; il coraggio di respingere le violente sopraffazioni e le storiche depredazioni, dallUnità dItalia imposta con la forza, fino ai giorni nostri. Il coraggio di ribellarsi alla miseria che spinse decine di migliaia di calabresi a vagare raminghi per il mondo.
Il coraggio di respingere le imposizioni criminali e i ricatti mafiosi, la forza di non cedere alla politica ricattatrice e clientelare.
Non ci ha dato il coraggio, il Padreterno, ma ci ha dato tanta forza nel resistere per non morire.
E la Calabria di oggi, dei nostri giovani, è più bella e forte di quanto non si immagini; bella e forte, fresca e dinamica, capace di sopravvivere e di riscattarsi.
Repaci sembrava disperato per i mali della Calabria. Per lOnorata Società, la vendetta, lomertà, la violenza, la falsa testimonianza, la miseria, lemigrazione. Non era quella la Calabria che il Creatore aveva voluto più bella della California e delle Hawaii!
Questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e debbono seguire la loro parabola. Ma essi non impediranno alla Calabria di essere come io lho voluta. La sua felicità sarà raggiunta con più sudore, ecco tutto.
Utta a fa juornu ca notti è fatta -. Una notte che già contiene lalbore del giorno.
Processioni a parte, la Calabria è una terra meravigliosa.
Franco Laratta
Luca Altomare