Calabria a rischio implosione!
«La Calabria è perduta se non nasceranno dei moti dal basso con la volontà di cambiarla», lo dice lonorevole Franco Laratta, del partito Democratico, nel corso del Forum organizzato nella nostra redazione romana. Il disegno che fa è quello di una regione lacerata dal malaffare e da cattive abitudini, la cui unica via di salvezza sta nella presa di coscienza della società civile dello stato di abbandono. Lo tesimoniano varie cose, dice: «Dalla gestione commissariale dellemergenza ambientale, che non ha prodotto risulatati, alle malefatte del sistema politico nella sanità». Un sistema, insomma, sullorlo del collasso, anzi, dellimplosione, come ha detto lui, perchè in tutto ciò non si registra una volontà di cambiamento da parte degli stessi calabresi.
Ci siamo occupati nel nostro giornale di parlare della denuncia di Legambiente sulla crescita del fenomeno delle ecomafie: abusivismo, archeomafie, racket di animali e, chiaramente, smaltimento illegale dei rifiuti sono attività seguite anche dalla ndrangheta?
La ndrangheta entra sempre in nuovi settori, si espande. Ad esempio adesso è entrata a pieno regime nella sanità. Una parte della sanità calabrese soffre di una fortissima infiltrazione mafiosa. Proprio di recente ho parlato dellinfiltrazione mafiosa legata alla crisi economica. Mi sono occupato della penetrazione nelle imprese in difficoltà, molte soffrono per mancanza di credito, di liquidità, di commesse e loro stanno entrando nelle proprietà, rilevano quote di piccole e medie imprese e poi col giro dellusura entrano ovviamente anche nelle famiglie. È lunica impresa che in periodo di crisi si sta arricchendo.
Dunque ci conferma che la ndrangheta è entrata nella gestione della sanità. Si riferisce ai fenomeni reggini o a un effetto diffuso?
I territori tipici di interesse mafioso li conosciamo e lì cè una forte influenza della ndrangheta. Il rischio è che questo si stia espandendo sempre di più. Sul sistema della sanità privata in Calabria ad esempio noi dovremmo accendere un po di più i riflettori.
Cosa ha pensato delle questioni cosentine legate al Papa Giovanni e delle altre vicende sanitarie che suscitano scalpore?
Sulla sanità si è lucrato troppo. Perché da una parte cè la mafia e dallaltra cè la corruzione con gli interessi privati e pubblici. Il sistema è corrotto dentro. A ciò si aggiunge una responsabilità prettamente politica. Basti pensare che in quindici anni la regione non è stata in grado di dotarsi di un piano sanitario.
I dati di Legambiente mettono la Calabria al terzo posto nello smaltimento illegale dei rifiuti. In altri paesi europei si investe sui rifiuti. In Calabria le istituzioni tardano nel cogliere lopportunità. Cos ha capito la ndrangheta che le amministrazioni non hanno ancora capito?
Da noi intanto si è capito molto tardi che stava nascendo unemergenza rifiuti. In Calabria per esempio siamo molto impreparati. Dieci anni di gestione commissariale dellemergenza ambientale non hanno prodotto nulla. Rimaniamo una regione a rischio, perché temo che da qui a due anni lemergenza scoppierà. Non ci sono discariche non ci sono termovalorizzatori, si è sopperito allemergenza moltiplicando le piccole vecchie discariche, ma questa non è una risposta. E il problema scoppia ogni volta che si deve individuare un sito per impianti termovalorizzatori. Rischiamo di diventare come Napoli. Il fatto è che abbiamo paura della politica decisionale. Il nostro problema vero purtroppo è che la Calabria è seduta su una montagna di corruzione e di illegalità che fa paura.
Per uscire da questa impasse cè una strada percorribile?
A questa domanda avrei risposto molto più positivamente cinque anni fa. La fiducia che i calabresi ritrovassero la voglia di pretendere una Calabria diversa io non la percepisco più. Se non parte una reazione forte dal basso non riescono a mobilitarsi neanche i vertici. Non vedo voglia di “rivoluzione” nei calabresi. Ai noi vertici non arrivano segnali. Eppure sono tante le cose che non vanno.
È abbastanza significativo il fatto che per anni abbiamo avuto montagne di soldi e li abbiamo spesi male o per niente. O cè una voglia di rivolta dal basso o non cambierà nulla.
Accennava alla corruzione della politica. Nella commissione antimafia in che cosa avete percepito le connessioni fra politica e mafie?
Il fenomeno nasce sulla necessità dei politici di avere consensi in cambio di favori. Ora il fenomeno è cambiato. Prima la criminalità eleggeva, si infiltrava e pretendeva e a fronte di ciò la politica ha dovuto pagare il prezzo. Quindi prima partiva dalle mafie la necessità di entrare negli appalti e di avere forza economica per poter controllare il territorio. Oggi è tutto cambiato perché le mafie cominciano ad essere meno interessate alla politica ed è la politica che si rivolge a loro.
Cè qualche proposta che è partita dalla vostra commissione?
Stiamo cominciando a ragionare in termini di interesse internazionale per allacciare rapporti con altri Paesi per combattere il fenomeno a livello comunitario. Vogliamo che si crei una commissione europea contro le mafie e avere più poteri e non solo la funzione di studio e analisi, perché così si sminuisce il nostro ruolo.
E per le regionali? La sfida sarà Loiero-Scopelliti o immagina altri scenari?
Dipende tutto da quello che succede nei prossimi giorni. Credo che Loiero nelle scelte che farà per il futuro si giochi la sua carriera politica. Se riuscirà ad uscire da questo pantano della sanità con azioni coraggiose e se il bilancio del centrosinistra alle elezioni sarà positivo allora metterà seriamente sul piatto la sua candidatura e non credo che nessuno lo possa mettere in discussione. Scopelliti dallaltra parte mi sembra lunico vero leader della destra in Calabria. Forse un po troppo caratterizzato a Reggio. Avrebbe bisogno di avere un respiro più regionale.
Che fine ha fatto la sua proposta sullabbassamento degli stipendi dei parlamentari?
È stata sonoramente bocciata dalla Camera, la proposta è stata fatta proprio da Dario Franceschini, che laveva allargata panche per i redditi più alti. Non si è ritenuta utile e si è detto che aumentavamo la pressione fiscale. In realtà volevamo dare un segnale ai cittadini per riavvicinarli alla politica, visto che ci odiano. Mi ha colpito il fatto di avere ricevuto un mare di mail di sostegno a questa proposta.
Di fronte a questa panoramica il federalismo fiscale non può essere un antidoto?
Non so se il federalismo fiscale funzionerà, intanto perchè prima che entri a regime ci vorranno dieci anni. Il problema è che in tanti anni non abbiamo creato nessuna forma di controllo dei centri di spesa. Il federalismo è un aspetto importante, ma la risposta intelligente del Mezzogiorno a questa riforma, secondo me, deve essere ad esempio una zona franca del Sud, una federazione delle regioni meridionali che siano la risposta in termini politici ed economici alla forza del nord.