Bisogna intervenire subito per non cadere nella crisi
Da “il Quotidiano” di sabato 23 luglio 2005
Partendo da un’analisi del costo della vita, un’esortazione per la stesura di un “Piano per lo Sviluppo del Sud”
Ma gli italiani stanno già rinunciando da tempo. E non solo al superfluo; ora si rinuncia anche ai generi alimentari, nel senso che si compra con maggiore attenzione, e si comprano sempre più prodotti di marche e qualità inferiori. In generale si compra sempre di meno, rimandando di almeno un anno gli acquisti più importanti. Le famiglie non hanno più soldi a disposizione, per cui si rimanda nel tempo o si rinuncia sempre di più agli acquisti.
Nel Sud la situazione si fa ancora più pesante perché la metà delle famiglie è sullorlo della povertà. Soprattutto le famiglie monoreddito, ma anche il vecchio ceto medio che oggi si trova in condizioni impensabili soltanto fino a 5 anni fa. Pensare però che sia colpa delleuro è una colossale sciocchezza!
Ma il problema delle famiglie non si risolve nel comprare meno generi alimentari e nel ridurre sostanzialmente lacquisto di elettrodomestici e abbigliamento, quanto nel non riuscire più a risparmiare sulle spese di casa: le bollette di acqua, luce, gas, spazzatura e le spese sanitarie sono insopportabilmente troppo care. Come il costo per mantenere unautomobile, come il costo per le nuove forme di comunicazione personale: telefonia fissa e mobile. Se queste spese non si riducono sensibilmente, le famiglie italiane, e quelle meridionali in particolare, si troveranno molto presto in una situazione gravissima, ben al di sotto la classica soglia di povertà.
Cosa può fare la politica per evitare che si scivoli nel baratro argentino?
Diciamo pure che cosa deve fare la politica, e anche in fretta, prima che la situazione precipiti. Del resto, che vada tutto piuttosto male lo dice, non solo il calo dei consumi ad aprile, il peggiore dato da 10 anni a questa parte, ma anche lannunciata crisi al turismo per limminente stagione, con buona parte delle case al mare sfitte; ma anche la sfiducia totale dei giovani meridionali che nemmeno cercano più posto di lavoro, per la felicità dellIstat e del governo nazionale; il forte aumento delleconomia sommersa che, come sottolinea lEurispes, cresce molto più di quella legale; la fuga dei cervelli.
Cosa deve fare allora chi governa? Intanto per uscire dallemergenza:
– sostegno urgente alle famiglie monoreddito e con figli a carico;
– assegno ai giovani senza lavoro e agli studenti universitari;
– massimo e urgente utilizzo delle risorse finanziarie europee, davvero ingente, con procedure durgenza;
– avvio delle opere pubbliche già finanziate e ferme da anni.
E a medio termine:
Un patto sociale con le imprese e il sindacato per:
1) ridurre il costo del danaro, che in Calabria è il più alto dItalia;
2) sostenere le imprese che investono in Calabria grazie a una sostanziale e pressocchè totale detassazione;
3) avviare la stagione di innovazione e modernizzazione tecnologica della Pubblica amministrazione e delle imprese;
4) sostenere limpresa agricola, quella moderna ed efficiente; il turismo ecologico e le nostre risorse culturali, storiche e ambientali.
La nascita dei nuovi governi regionali, nel Sud in particolare, favorisce la necessità di dare vita a una stagione di nuovo e proficuo meridionalismo. Uomini come Sassolino, Vendola, Loiero possono favorire una vera svolta per la crescita del sud-Italia. Abbandonando lidea di un Mezzogiorno assistito, che ormai farebbe solo danni agli stessi meridionali. Ma lintesa delle Regioni meridionali non può che puntare ad alcune carte fondamentali:
– verificare lopportunità di dare vita a una Banca per lo sviluppo del Sud, che non somigli troppo ai vecchi e superati strumenti degli anni 70;
– avviare il processo di apertura dei rapporti sociali ed economici con laltra sponda del Mediterraneo;
– puntare su una nuova e moderna classe dirigente che abbia il coraggio di cambiare mentalità e approccio verso i problemi del Mezzogiorno.
Cè poco tempo a disposizione. Ma prima che il Sud venga seppellito definitivamente nella grande crisi italiana, occorre muoversi rapidamente. Un moderno Piano-Marshall, o più semplicemente un Piano per lo Sviluppo del Sud deve essere messo in cantiere. Il concorso delle regioni meridionali, in attesa di una nuova stagione politica nazionale, è determinante per fermare la crisi economica e sociale e per ridare fiducia alla gente del Sud.