Appello di Laratta: approviamo la legge “Lazzati”
Il messaggio rivolto ai deputati calabresi dei due poli. Il giudice De Grazia: forse è la volta buona
Da La Gazzetta del Sud di lunedì 10 luglio 2006
REGGIO CALABRIA Il Consiglio regionale della Calabria è impegnato a trovare una soluzione unanime per aggiornare il codice etico, inserendo l’istituto dell’autosospensione per quei consiglieri o alti dirigenti sospettati di avere rapporti con la ‘ndrangheta. In attesa che il soggetto coinvolto esca pulito e trasparente dalla vicenda, dovrebbe mettersi da parte. L’argomento è molto delicato. Ammesso che i voti della persona “attenzionata” siano inquinati, non sarebbe anche inquinata quella maggioranza o quella minoranza di cui la stessa fa parte? Le “resistenze” della CdL in pratica si basano su questo principio che, a sentire gli interessati, andrebbe esplicitato attraverso un emendamento.
Da quindici anni giace in Parlamento un disegno di legge del “Centro studi Lazzati” di Lamezia Terme, di cui è presidente il dott. Romano De Grazia, magistrato di Cassazione, che ha trascorsi pure negli organismi della Giustizia sportiva, ripresentato in questa legislatura dall’on. Angela Napoli di Alleanza Nazionale, attuale vice presidente della Commissione parlamentare Antimafia. Si tratta di un disegno di legge che comprende tre soli articoli e che in sostanza pone precisi “paletti” alla collusione tra politica e mafia. Chi è sottoposto a misure di sorveglianza non può fare campagna elettorale e se c’è un eletto che abbia beneficiato dei voti inquinati perché ricevuti dalla criminalità organizzata deve lasciare.
Nei giorni scorsi il neo deputato eletto nella lista dell’Ulivo quale esponente della Margherita, l’on. Franco Laratta, ha rilanciato in maniera forte il disegno di legge della “Lazzati”. «Mi appello ha detto a tutti i parlamentari calabresi di destra e di sinistra affinché sostengano questo disegno di legge del Centro studi Lazzati del giudice Romano De Grazia al fine di impedire le infiltrazioni mafiose nelle istituzioni».
L’intervento dell’on. Laratta è mirato «a far mettere nel calendario della Camera il “ddl” al più presto con l’obiettivo di fare approvare entro la fine dell’anno un testo che giace in Parlamento da un decennio».
Una chiamata alle “armi”, quindi, in piena regola a tutti i colleghi da parte del deputato della Margherita, perché un’iniziativa del genere, a suo giudizio, «va sostenuta con un forte spirito di coesione al di là delle appartenenze politiche. Un uno strumento legislativo come questo, infatti, può stroncare le commistioni tra segmenti della politica e della mafia».
Soddisfatto da questa presa di posizione dell’on. Laratta, il dott. Romano De Grazia, il quale dopo tante delusioni spera che la sua aspirazione diventi legge. «Noi del “Lazzati” ci stiamo provando da 15 anni. Speriamo che questa possa essere la volta buona», dice. «L’omicidio efferato del vice presidente del Consiglio regionale, Franco Fortugno, aggiunge De Grazia è stata la dimostrazione più clamorosa di come la ‘ndrangheta, riconosciuta universalmente come la più pericolosa ed organizzata struttura mafiosa nazionale e internazionale, unitamente alle “zone grigie” del malaffare e della malapolitica, abbia voluto dimostrare con arroganza la prevalenza ormai acquisita dell’Antistato sullo Stato di diritto».
Come mai, dott. De Grazia, questo progetto non va avanti?
«Pochi parlamentari coraggiosi, oltre all’on. Angela Napoli, si sono spesi senza paura su questo fronte. E tra questi adesso possiamo annoverare il giovane Franco Laratta, che ha già dimostrato di avere non solo determinazione, ma anche la capacità di assumersi grandi responsabilità di lotta concreta e fattiva al fenomeno mafioso. Personalmente lo ritengo la persona adatta ad assumere la presidenza della Commissione antimafia. Mi auguro che con la sua spinta, il nostro “ddl” venga finalmente alla luce».
Tra tante difficoltà, c’è comunque una Calabria che vuole cambiare sul versante della lotta alla mafia?
«Certo. Stiamo parlando dell’on. Laratta, ma non voglio dimenticare l’on. Angela Napoli, che ho definito la donna simbolo della Calabria del cambiamento. Parlo della Calabria che affonda le sue radici nel sangue dei nostri tanti martiri della lotta alla mafia come il giudice Antonino Scopelliti, il sindacalista Giuseppe Valarioti, ovviamente Franco Fortugno e tutte le centinaia di calabresi onesti che hanno visto la loro vita recisa dal vile piombo mafioso. Ed è da questo sangue purissimo che trae linfa e forza morale la nostra azione».
Ma vi sentite soli?
«No, sta crescendo in Calabria la convinzione che la lotta alla mafia si deve fare sino in fondo. Sta nascendo, infatti, una sinergia positiva,
Non pensa che lo stop a questo vostro disegno di legge possa dipendere da “perplessità” costituzionali?
«Assolutamente no. Lo escludo. Abbiamo avuto il conforto di Annibale Marini, Vittorio Grevi, Federico Stella, uno dei più grossi giuristi dei nostri tempi che purtroppo ci ha lasciati proprio sabato scorso. Lo rimpiangeremo. Ricordo, infine, che