Alla scoperta del ‘Fantuttone
publicato su “Repubblica.it” il 22 settembre 2009
Non ci sono solo fannulloni in giro. Esistono eserciti di fantuttoni, definizione coniata da Francesco Merlo per illustrare meglio le parole e le gesta, a volte sussultorie, di Renato Brunetta.
Il fantuttone è l’esatto opposto, il punto geometrico più lontano, lo specchio capovolto del fannullone. Il fantuttone magari confusamente ma con molta passione gestisce innumerevoli incombenze, proietta il suo corpo tra vari uffici e poltrone, corre di qua e di là, dichiara su questo e su quello. Insomma: ipercinetico, iperattivo, inarrivabile e soprattutto inaffondabile.
Tra la moltitudine di testimonianze nel Parlamento italiano – che dunque non può affatto essere ritenuto un covo di fannulloni – si segnalano le vite dei deputati Daniele Molgora e Franco Laratta. Il primo è del nord e il secondo del sud. Il primo è leghista; il secondo democratico. Il primo di maggioranza; il secondo di opposizione.
Bene. La vita di Molgora è molto di più che impossibile. Sulla sua testa sono letteralmente cadute tre tegole, meglio: tre poltrone!, ed egli, leghista di Brescia, ha fatto in modo di non rompersela… Ha cioè accettato il sacrificio di dividere il suo corpo in tre parti, avere tre segretarie, parlare attraverso tre telefonini, raccogliere idee e forze dal basso e sospingerle verso l’alto. Come presidente della Provincia di Brescia cura e attende alla vita dell’ente mai facendo mancare il suo segno distintivo e ogni sforzo per adempiere all’ufficio. La Provincia ha poche ma chiare competenze: tra queste la viabilità e l’edilizia scolastica. Sembrano materie secondarie, e invece non lo sono. E’ la politica che sta al fianco dei cittadini. Se c’è una buca in terra, un avallamento, dei lavori in corso da troppo tempo, è Molgora che patisce. Governare il territorio dal basso è caratteristica fondante dell’operato di ogni buon leghista. E Molgora in effetti lo è.
Ma lo stesso è chiamato, e qui sta il salto, a legiferare a Roma. In questo caso, anche in questo caso, Molgora ha fatto il suo. Dottore commercialista, si è occupato dello Statuto del contribuente, della difesa delle amate partita iva dalle scorribande della Guardia di Finanza. Fosse finita qui… Invece no, perché tra capo e collo a Molgora è giunta la richiesta dei vertici leghisti di prodursi in una accelerazione ancora più spinta e portare, dal basso ancora più in alto, i problemi veri nella Roma ministeriale. Ecco perché Daniele Molgora, sempre lui, è anche sottosegretario all’Economia e alle Finanze con delega a quel groviglio di norme e di questioni legate alle entrate tributarie: le tasse, le maledette tasse.
Molgora è a pieno titolo dunque un fantuttone. Ponete mente alla sua settimana lavorativa. Oggi, martedì, è ancora a Brescia, domani forse a Roma, e dopodomani pure. Venerdì in Provincia, sabato e domenica, da perfetto leghista, sul territorio a dire e fare, parlare e ascoltare. Lunedì, forse a Bruxelles, forse a Strasburgo. Iper e basta.
La maggioranza ha il governo da far funzionare; l’opposizione punta alla piena dislocazione della sua strategia nelle Istituzioni.
Da Brescia scendiamo a Cosenza. Franco Laratta, giornalista, è deputato della Repubblica. Non manca mai alle sedute: tra il 94 e il 98 per cento il rating delle sue performances. E alla Camera non è mai stato con le mani in mano. Scorriamo la statistica. Solo in questa legislatura ha firmato 75 proposte di legge, cinque interpellanze urgenti, 26 interrogazioni e mozioni. Laratta è un caterpillar, un mostro di fatica. L’esatto opposto di un fannullone.
Il suo partito, il Pd, in ragione delle capacità mostrate, l’ha voluto anche nel consiglio regionale della Calabria. In realtà non si potrebbe. In realtà le due funzioni sono incompatibili, le due indennità non assommabili. E in effetti Laratta è in procinto di lasciare. E’ entrato in campo dalla panchina, come riserva del collega Pirilli, che a maggio ha fatto il salto a Strasburgo e lasciato il seggio vacante. Subentrato il fantuttone Laratta, dunque. Per dirvi il senso del suo impegno, pur in procinto di dimettersi perché la legge proprio non lo consente, l’onorevole Laratta è riuscito, nel mesetto impegnato anche da consigliere regionale di sostenere e firmare due proposte di legge: la prima sui meccanismi della legge elettorale regionale; la seconda per la lotta alle discriminazioni sessuali.
E’ nella condizione, se il Parlamento gli lascerà ancora qualche ora, di produrne altre. Il doppio incarico non gli pesa, “tanto il consiglio regionale della Calabria si riunisce una volta al mese, anche meno”. La fatica lo galvanizza. E fare, invece che parlare, è la sua ragione di vita.
Esempio fulgido, anche questo, di fantuttismo.