Al voto,al voto!
Ovviamente si andrà al voto anticipato. Servono a poco gli appelli di Confindustria, del sindacato, dei Vescovi italiani, delle associazioni, degli intellettuali e di gran parte della stampa nazionale.
La Cdl ( ma non era stata dichiarata morta da Fini, Casini e Berlusconi appena un mese fa?) con i suoi partitini (circa una decina) vuole andare al voto, dopo nemmeno due anni dalle elezioni politiche, per riconquistare il potere, candidando per la quinta volta consecutiva (precedenti nel 1994-1996-2001-2006 ) Silvio Berlusconi a capo del Governo. Una sorta di monarchia costituzionale che non ha precedenti in Europa, un leader potentissimo ed unalleanza che hanno portato lItalia a circa 15 anni di una continua, incessante e a tratti volgare campagna elettorale.
A danno di un Paese che oggi aveva bisogno di un governo che, completata la fase di risanamento finanziario ( lUnione Europea e i grandi istituti internazionali lhanno certificato), passasse subito ad una nuova politica dei redditi (il Piano era pronto già per la prossima primavera, con le risorse derivanti da un nuovo boom delle entrate fiscale che sta portando diversi miliardi di euro nelle casse dello Stato, risultato della dura e vincente battaglia all evasione fiscale).
Ma niente convince il centro-destra: Al voto, al voto e anche subito. La legge elettorale? Non serve, quella in vigore è buona, urla instancabili Silvio Berlusconi, e anche Fini che pure è stato tra i promotori del Referendum popolare che avrebbe dovuto cancellare il porcellum , quella legge elettore voluta dal precedente governo di centro-destra che ha provocato un parlamento frazionato in 39 partiti!
Al voto, dunque, e anche subito. Ma per fare cosa? Sappiamo tutti che con questa legge elettorale il vantaggio al Senato, per la coalizione vincente, non potrà mai essere consistente. Al massimo 12-15 senatori in più. Il che ridà ai partitini e ai singoli senatori una forza notevole ed un potere di ricatto senza limiti. Dunque, la futura maggioranza sarà forte solo alla Camera e dovrà soffrire molto al senato. Una coalizione composta da 10-15 partiti sarà una coalizione che non potrà realizzare un vero programma di riforme per il Paese. Succede così da troppi anni in Italia, non possiamo permetterci che succeda ancora per il futuro. Ma così sarà, votando in queste condizioni.
Oltre ad una nuova legge elettorale, il parlamento aveva bisogno della riforma dei regolamenti parlamentari, ormai datati e superati. Almeno per impedire la formazione di micropartiti nelle aule parlamentari. Ma nemmeno questo si potrà fare.
E cera bisogno di approvare definitivamente la legge di revisione costituzionale che, già approvata in parte alla Camera nel corso del 2007, avrebbe ridisegnato le istituzioni democratiche (fine del bicameralismo perfetto, con una sola camera con potere legislativo e laltra quale camera delle autonomie locali), ridotto il numero dei parlamentari ( 150 deputati in meno e il senato ridotto a metà), data maggiore forza al premier, rivisto un po tutto limpianto dello Stato. Finora, tutti gli articoli già approvati alla Camera hanno visto sempre il voto contrario del centro-destra!
Ma questa legge costituzionale, a questo punto, si ferma. E tutto il lavoro fatto si perde, perché non può sopravvivere alla fine prematura della legislatura.
Ma al di là di tutto, la politica del voto subito danneggia il Paese nel suo complesso, ferma la crescita economica in atto, potrebbe invertire gli esiti della felice politica economica del governo Prodi che ha fermato il debito pubblico, risanato il bilancio dello Stato, aggredito limponente evasione fiscale, riportato il Paese in condizioni positive rispetto ai vincoli comunitari.
Non è un caso se tutti i settori produttivi del Paese hanno gridato in queste ore contro lo scioglimento anticipato della legislatura, fino a Montezemolo che ha lanciato un appello disperato che è rimasto del tutto inascoltato.
E tutta colpa del centro-destra se il Paese scivola inesorabilmente verso il voto anticipato a 20 mesi dalle ultime elezioni? No. Non è tutta colpa loro. Berlusconi fa i suoi interessi, che non sono gli interessi del Paese , non lo sono mai stati. La destra non ha uno spiccato senso dello Stato, anzi. Ma le responsabilità stanno anche a sinistra, nelle sue lacerazioni, nella perenne e incessante litigiosità, nei veti incrociati che per due anni hanno frenato lazione di governo e costretto Prodi ad una costante mediazione che ha rinviato nel tempo alcune importanti decisioni.
Ed è proprio per questo che non sorprende il grande consenso che ha raccolto fra i cittadini la proposta di Veltroni, Franceschini e tutto il vertice del Pd, di far correre da solo il partito. Con un suo programma chiaro e definito (non servono 280 pagine che ognuno legge e interpreta come vuole) e con un leader che lo guida. Questa proposta ha racconto il consenso di circa il 35-38% degli intervistati, che se fosse confermato dalle elezioni, porterebbe il Pd ad essere il primo partito italiano. E se il resto del centro-sinistra si coalizza e si presenta con altrettanta chiarezza agli elettori, vuol dire che la vittoria del centro-destra si allontana improvvisamente.
Lo slogan al voto, al voto, si sta trasformando in boomerang per chi lo sta gridando a squarciagola da troppi mesi.
E cè ancora dellaltro. La scelta di Veltroni di far correre il Pd da solo, fa sembrare terribilmente vecchia una coalizione che si presenta con Berlusconi, Fini, Casini, Bossi, Mastella, Rotondi, Cirino Pomicino, Cuffaro, Lombardo, Storace, la Mussolini, il partito dei pensionati, le tre dc in campo, il psi, il pri, e chi più ne ha più ne metta. Mentre dallaltra parte si trova un solo partito, il Pd, un programma chiaro e moderno, una forte azione di rinnovamento, le primarie, una classe dirigente che si annuncia nuova.
Che faranno gli italiani davanti a questo schema così inedito dopo 15 anni di continua e logorante campagna elettorale?