Addio direttore
La morte di Michele Napolitano mi addolora profondamente.
L’ho conosciuto da ragazzino, nei primi anni ‘80, con lui ho imparato un mestiere bellissimo: quello del giornalista.
Mi ha insegnato ad essere sempre obiettivo, di dare sempre spazio alla notizia, di separarla dai commenti e di tenere lontane le valutazioni personali.
Mi dava sempre forza e coraggio quando scrivevo, e soprattutto quando scrivevo qualcosa di scomodo.
Lui le cose vere e scomode le preferiva su ogni altra cosa. Detestava le banalità, voleva articoli coraggiosi, inchieste vere.
Giornalista di razza, coraggioso e veramente libero: un maestro, un padre, un uomo libero!
Dalla redazione de “Il Crotonese”, giornale che lui ha fondato e diretto per oltre trent’anni, sono usciti decine di giornalisti, di uomini liberi, di cronisti, di uomini coraggiosi.
Lui era forte, deciso, determinato.
Sempre contro corrente, sempre trasparente, amava scrivere per amore della verità. Non è mai stato un giornalista in vendita. Del resto per uno come lui non c’era prezzo!
Nella sua vita professionale la notizia veniva al primo posto, la verità e la notizia sono state le fondamenta della sua brillante e straordinaria carriera di giornalista e direttore.
Quando dopo diversi anni di collaborazione con Il Crotonese, che mi ha permesso di diventare giornalista, gli ho comunicato di lasciare perché avevo deciso di occuparmi a tempo pieno di politica a San Giovanni in Fiore dove ero stato eletto consigliere comunale, si dimostrò dispiaciuto, ma mi fece avere immediatamente un biglietto che conservo gelosamente: “Il giornalismo oggi perde una grande firma, la politica guadagna un uomo onesto e per bene”.
Nella foto l’ultimo mio casuale incontro con il direttore Napolitano, non molto tempo fa. Passeggiava nei pressi del Duomo di Crotone insieme alla moglie. Si è commosso nel vedermi, i segni della malattia erano già evidenti, ma comunque abbiamo potuto parlare di quello che è stato e delle tante amarezze dell’oggi.
Addio direttore