Abbazia, il jaccuse di Laratta
Il deputato del Pd si concede ai taccuini dopo la manifestazione: «Basta fango»
Intervista pubblicata da “Il Quotidiano della Calabria” di venerdì 8 gennaio 2010 Laratta: «De Magistris al monastero? Non sa neanche chi sia Gioacchino da Fiore»
COSA SUCCEDE allAbbazia florense? Dove porterà linchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Cosenza?
Che effetto avranno le tesi dellautorità di vigilanza (che ravvisa nella procedura adottata per la realizzazione dellintervento inosservanza delle disposizioni nonché dei princìpi di correttezza, trasparenza e libera concorrenza)?
Il 2010 a San Giovanni in Fiore è iniziato col peso ingombrante di troppi interrogativi e con un solo dato evidente: lAbbazia è ancora ingabbiata da unimpalcatura eterna. Dopo il consiglio comunale del 4 gennaio e soprattutto dopo la manifestazione del giorno successivo, quando è scesa in piazza la società civile, pare si siano creati due tronconi dopinione: chi sta col Comune e chi coi manifestanti.
Franco Laratta, deputato del Pd indicato dai rumors quale possibile candidato a sindaco (si vota a marzo), sè concesso ai taccuini del Quotidiano per analizzare il momento attuale e ha voluto cacciarsi qualche sassolino dalle Hogan.
Onorevole, il 2010 è iniziato all’insegna dell’Abbazia. Il consiglio comunale del 4 gennaio e la manifestazione della società civile del giorno dopo. Intanto il monumento è ancora “in gabbia”.
Lei che idea si è fatto?
«Intanto precisiamo: l’abbazia florense è uno dei monumenti più importanti delmedioevo. Giolacchino da Fiore è conosciuto in tutto il mondo come il ”maestro della civiltà europea”. Il Centro Studi Gioachimiti, del quale faccio parte sin dalla sua costituzione, produce da25anni cultura e attività culturali a livello internazionale. Joseph Ratzinger nelle sue tesi di laurea cita Gioacchino da Fiore. Vedo e leggo, invece, che oggi si parla e si scrive di Gioacchino e della sua abbazia allo stato di pura ignoranza. E a volte a vanvera».
Dall’assegnazione dei lavori a oggi, ha vinto la confusione. L’autorità di vigilanza pone sospetti
sull’assegnazione degli incarichi.
La Procura ha aperto uninchiesta e i tecnici sono stati iscritti nel registro degli indagati. Forse il
tutto non è stato gestito nel modo migliore?
«Molte cose sono state gestite in piena confusione. Ho visto Enti, tecnici, amministrazioni e responsabili a vario titolo sovrapporsi e contrastarsi nella gestione dei lavori e nella organizzazione
degli stessi. C’è stato anche chi ha aggiunto confusione a confusione e chi si è dimostrato incompetente rispetto ad un Monumento ed una storia che ha attraversato i secoli e rappresentato un faro per l’occidente. Sono anche indignato rispetto a volgari speculazioni che ho visto porre in essere senza alcun ritegno e senza alcun rossore davanti ad una così straordinaria vicenda storica e religiosa. Se perfino De Magistris si occupa dell’abbazia florense, immagino senza
neppure sapere chi sia Gioacchino da Fiore, allora il mio imbarazzo diventa puro sconcerto».
Cosa ha pensato quando ha saputo che l’Abbazia era stata sequestrata?
«Intanto precisiamo, non è stata sequestrata l’abbazia. Anche in questo caso c’è stato chi ha diffuso notizie allarmanti per meglio generare confusione. Appena ho appreso, all’incirca un anno fa, che attorno all’abbazia florense si addensavano nubi minacciose, ho immediatamente presentato una interrogazione urgente al Ministro Bondi al fine di avviare immediatamente un’indagine ministeriale sulla gestione dei lavori, sugli interventi al monumento, sugli scontri dei diversi ordini competenti. Il Ministro tace da un anno».
A prescindere dalle opinioni personali, in Consiglio è stato detto che questa non è la città di Borsellino e Falcone. Affermazioni che hanno amareggiato Salvatore Borsellino, fratello del compianto giudice. Condivide le parole dette in Consiglio?
«Espressione infelice, ma che immagino volesse significare un’altra cosa. Su San Giovanni in Fiore si sta tentando di gettare il fango della mafia e della criminalità organizzata che qui non esistono.
Allora sarebbe più esatto dire che San Giovanni in Fiore, città delle grandi tradizioni culturali e civili, non è la patria di Brusca, Riina e Ciancimino».
Come finirà allora l’intricata vicenda dell’abbazia florense?
«Mi sto impegnando come parlamentare per eliminare gli ostacoli alla ripresa dei lavori, a sensibilizzare al massimo gli enti preposti affinché superino i contrasti formali. Se poi ci sono ritardi, errori e manomissioni che la Procura indaghi ed i responsabili paghino pesantemente. Gioacchino da Fiore e il complesso badiale meritano rispetto. Ora però abbassiamo i toni concentriamoci tutti per far riprendere i lavori rispettando le leggi e per recuperare il terribile danno d’immagine fatto al celebre Monumento».