Una Chiesa dal volto laico
Ho ascoltato con grande interesse, da semplice cittadino e da cattolico, lappassionata lettura che lArcivescovo Metropolita mons. Giuseppe Agostino ha fatto della sua ultima lettera pastorale in apertura del convegno pastorale che si è appena concluso allAuditorium Giovanni Paolo II del Seminario cosentino di Rende. Una lettera molto bella, coraggiosa, profonda, dalla quale traspare lansia per le sorti del cristianesimo e la speranza di costruire una Chiesa nuova, viva, aperta. Una Chiesa fuori dal tempio, laica, che vive con realismo le angosce del nostro tempo e si esprime con gioia e speranza.
Agostino raccoglie le inquietudini dei cristiani, traccia un cammino di rinnovamento e pone domande che hanno in sè una sola grande risposta: la ricerca di Dio.
Al termine di un anno di analisi più o meno approfondite fatte dai minisinodi sparsi sul territorio e più o meno frequentati, appare evidente la necessità di avviare nuovi itinerari di fede, di rinnovare profondamente la catechesi. Un occhio particolare ai giovani che bisogna incontrare dove si radunano, ascoltarli, impegnarli. Ed ecco la necessità, sulla quale mons.Agostino insiste molto, della formazione dei laici, della loro preparazione e del costante aggiornamento. Nascerà quindi a Cosenza una scuola diocesana presieduta dallo stesso arcivescovo.
Determinato egli è apparso sulla necessità di una seria educazione alla liturgia che non si deve ridurre ad aspetti estrinseci rituali; ed è forte il richiamo alla liturgia domenicale che deve essere ben preparata. Mons. Agostino annuncia dolce fermezza nella purificazione della liturgia superando ogni privatismo specie nelle celebrazioni delle messe e dei sacramenti del matrimonio, delle esequie ecc. E finalmente chiede silenzio: profondi spazi di silenzio, che aiutano a pregare, ad ascoltarsi, a ritrovarsi. Chiarissimo il richiamo a liberare tutte le celebrazioni dal rapporto con il danaro. Spariranno tassari per far posto a libere offerte.
La lettera del Arcivescovo traccia quindi un percorso altamente significativo che dovrà affrontare la Chiesa in una situazione di nuovo paganesimo che idolatrizza il successo, laffare; in un tempo di massificazione e di alienazione. La Chiesa, in questo conteso, deve essere segno, segno del diverso, del valore di ogni uomo, dell Amore di Dio. E Agostino parla chiaramente di evitare di conformarsi al mondo, di essere liberi da ogni connivenza con un tipo di politica clientelare, hobbistica, feudale. E a lui non deve essere sfuggito quanto nella Chiesa di oggi ci sia una notevole connivenza con il potere che affascina e concede. Per contrapporsi a questo egli indica una via: soffrire nel non contare. Una via silenziosa ma incidente per redimere la storia. Ed il grido di Agostino libera la Chiesa da quelle pesanti catene che le impediscono di essere luce vera e viva in un mondo che è soffocato dal buio. Dal vuoto. Dal nulla.
Mi ha colpito la chiarezza, ma anche la grande umiltà, con cui il Vescovo Agostino analizza lo stato della crisi della Chiesa e del cristianesimo in questo frangente storico per poi tracciare il cammino dei cristiani veri, liberi, che saranno fermento allinterno delle realtà terrene, lievitando la politica, la cultura, leconomia.
La Chiesa, quindi, non può essere più il luogo del sacro, dirimpettaia ad un mondo profano, compagna della e per la storia. Coraggio e provocazione in un Vescovo che vede il cristiano non più arroccato ma sentinella allaperto, anche nella notte della storia, per essere richiamo, braccia aperte per accogliere, cuore non giudice ma silenziosamente ed operativamente speranzoso. Ecco le parole più belle che Agostino ripete e invoca: silenzio; speranza; amore, libertà, povertà.
La Chiesa dellarcivescovo di Cosenza è una Chiesa capace di essere laica: che significa che è aperta, non integralista, capace di amare tutti, di dare spazio alle passioni. Una Chiesa che deve parlare anche se sa di non essere ascoltata perché non è più la voce, ma una voce. E torna linsegnamento del Concilio, troppo facilmente archiviato: nessuno può essere costretto a credere. La Chiesa che, quindi, ascolta tutti, che scopre nuove vie per levangelizzazione, che non impone ma propone.
Ed è bella la conclusione della lettera di Agostino quando domanda e pretende gioia: vi chiedo molta gioia, la perfetta letizia biblica. E poi egli invoca sorrisi, tenerezza, impegno sincero con un cuore sereno e grande, carico di gioia.
LArcivescovo di Cosenza sembra non avere dubbi: davanti ad un mondo che si inoltra sempre più nel buio delle guerre, della disperazione, delle grandi ingiustizie, occorre cambiare la Chiesa, rinnovando limpegno dei cristiani che sono chiamati a lavorare con gioia e nel silenzio, facendosi testimoni della verità.