La sentenza è luce
Laratta (Ppi) : Vittoria della giustizia giusta
Il giorno dopo il verdetto assolutorio il sindaco Giacomo Mancini incontra la sua Cosenza
Una sentenza nella sentenza. Per Mancini la città aveva già detto la sua su quell’intreccio di interessi politici e mafiosi, raccontato dai pentiti, finito in fascicoli trascinati nei tribunali della Calabria, sempre più polverosi e stanchi. Ora che anche il Gup si è pronunciato, l’abbraccio di Cosenza a Mancini è testimonianza d’affetto capacità di superare il passato, proiezione al futuro. Davanti a telecamere giornalisti, amici, politici, arrirninistratori, impiegati, dali ora del verdetto, lungo ed esemplare, come più volte hanno detto in queste ore i suoi avvocati, il sindaco non dà slancio al suo rancore. Anche ieri mattina, nella festa a Palazzo dei Bruzi, è stato quasi sempre l’uomo, non il politico che ha avuto problemi con la giustizia, a parlare, stringendo mani e mostrando sorrisi stanchi. Per lui questa sentenza è luce. Lo racconta ai giornalisti. «Luce che alimenta la speranza, luce che rinsalda la fiducia, che non ho mai perso nella giustizia». Come si sentiva ieri dopo la vittoria? «Come chi esce da un tunnel e finalmente può vedere la vita con serenitá». Tutto al futuro, poco al passato. Il politico siproietta alle elezioni regionali, guarda il segretario dei Ds, Mario Oliverio, e dice: «Spero che questo successo personale possa essere di buon auspicio per la vittoria della sinistra alle regionali. Ma dobbiamo scegliere bene il candidato alla presidenza». Frutto dell’esperienza passata, appena conclusa, è la consapevolezza che è giusta la «lotta di quei parlamentari che si battono affinché il pubblico ministero abbia una carriera divisa da quella della magistratura». Ma non solo: «A Palmi, quanto meno, il pm aveva guardato negli occhi i pentiti. A Catanzaro, invece, neanche questo. In una requisitoria de relato, ci si è limitati ad un documento che, peraltro, la Corte d’Appello aveva già invalidato». Insomma, il sindaco non è morbido con quel magistrato, Mariano Lombardi, capo dell’Antimafia di Catanzaro, che ha ereditato C Sposato l’accusa sostenuta da Reggio Calabria, condividendola anche attraverso le dichiarazioni del boss Pentito, Franco Pino. Ieri è stata la giornata delle dichiarazionie degli attestati di solidarietà, arrivati da sinistra e da destra.
«Il verdetto di piena assoluzione del indaco Mancini dalle vergognose accuse che gli erano state rivolte ha detto Antonio Landolfi, presidente della Fondazione Città di Cosenza fa definitivamente giustizia di una operazione rivolta chiaramente a colpire la sua figura di protagonista della battaglia garantista, di promotore della crescita civile e democratica di Cosenza, della Calabria, del Mezzogiorno.,ú una vittoria sulla cultura del sospetto». Il presidente dell’Amministrazione provinciale, Antonio Acri, parla di giusta, anche se tardiva vittoria. Sono certo di interpretare l’animo sia della giunta che dei colleghi del Consiglio provinciale esprimendo rallegramenti ed auguri». Gli scrive anche il commissariato provinciale di An Gabriele Limido, che gli «è umanamente vicino. Ora che la ritrovato quella serenita’ perduta auspico che ella da sindaco possa e voglia, lavorare per liberare Cosenza da quella che lo stesso monsignor Agostino ha definito la cappa di piombo che lo opprime». Il coordinatore Provinciale della Lista Dini-Rinnovamento italiano «esprime la più viva soddisfazione per la conclusione di una vicenda che aveva turbato il regolare svolgimento della prima legislatura Mancini e che in caso di sentenza infausta avrebbe privato la città di una guida illuminata». Il segretario del Ppi, Franco Laratta, infine, vede nella vittoria di Mancini «la vittoria della giustizia giusta, che verifica, controlla e si esprime con imparzialità».