Quando il potere invoca la piazza. Quando la folla minaccia il potere!
Quando una democrazia si lascia trascinare dalla forza di una folla, è miseramente destinata a finire. La sua debolezza è la forza degli estremismi, il carburante dell’eccitante imposizione del popolo.
Due fatti meritano di essere segnalati.
Il primo. Il processo di Perugia. Mi ha fatto una certa impressione il sentire ieri sera l’urlo di rabbia e di condanna della folla assiepata davanti al Palazzo di Giustizia di Perugia. Venuta a conoscenza di una sentenza di assoluzione, la genet ha gridato scomposta ‘vergogna, vergogna’ contro giudici e avvocati. Nessuno di quelli che urlavano conosceva le ragioni, le motivazioni, che avevano spinto i giudici ad emettere quella sentenza. Probabilmente nessuno di loro aveva letto le tonnellate di carte accumulate in quattro anni e più di un processo troppo spettacolarizzato. Un devastante fenomeno mediatico mondiale. Eppure quella folla era tutta per la condanna degli imputati. Vicino sembra il tempo il cui sarà la folla decidere, ancora una volta, tra il ‘Cristo o Barabba’ di turno. E si sa com’è andata a finire la prima volta!
Il secondo. La marcia di Scopelliti. Mi ha fatto molto pensare l’adunata che il partito del presidente della Regione Calabria, il ‘giovane e moderno’ Scopelliti da Reggio Calabria, ha organizzato sabato scorso nella piazza di Cosenza per celebrare i grandiosi risultati dell’azione ‘riformatrice’ del presidente.
Il bisogno della piazza; il sentire la folla che urla e applaude; la necessità per il potere di sentirsi osannato, amato. La marcia su Roma o su Cosenza. Il silenzio delle coscienze libere. Roba da ventennio: mussoliniano o berlusconiano che sia. Roba anche da ‘repubbliche della banane’!
Quando il potere politico è debole ed incapace di agire, cerca ogni volta una nuova legittimazione. E chiama a raccolta le folle osannanti. O si alza da un predellino per annunciare una clamorosa svolta.
Siamo sicuri che la prossima volta saranno le urne a legittimare il potere?